La recensione di To Catch a Killer - L’uomo che odiava tutti, il thriller che tiene incollati allo schermo

Un film che incolla allo schermo, perdendosi nell'ultimissima parte

di Chiara Poli

Questo è uno di quei film che andrebbero visti al cinema. Immersi nel silenzio e nell’oscurità… Ma allora no, forse il cinema non è più adatto ad atmosfere come queste. Troppo fracasso, troppi cellulari che suonano o vibrano, troppi commenti. La visione collettiva è perfetta per certi film, non per To Catch a Killer - L’uomo che odiava tutti. Ecco quindi che una visione in silenzio, nella comodità della propria casa, è perfetta.

Potrete usufruirne grazie a Sky e NOW, seguendo questo thriller che omaggia Il silenzio degli innocenti e ricostruisce una perfetta atmosfera alla David Fincher, tenendoti incollato allo schermo per tutte e due le ore di narrazione.

Senza che ci si accorga del trascorrere del tempo.

La trama di To Catch a Killer


Baltimora, notte di Capodanno. 29 persone vengono uccise con un singolo colpo di fucile. Le forze dell’ordine convergono verso il palazzo da cui sono partiti gli spari, ma non catturano il killer.

Mentre tutti scappano, l’agente di polizia Eleanor Falco (Shailene Woodley, Divergent) dice al collega di filmare chi scappa dall’edificio e poi inizia a correre su per le scale, fino all’appartamento in cui si nascondeva il killer. Qui incontra per la prima volta l’Agente Speciale Lammark (Ben Mendelsohn, Animal Kingdom) dell’FBI, incaricato di dirigere le indagini.

Falco è un’agente problematica, con un passato difficile, ma ha anche un talento investigativo fondamentale per la ricerca del cecchino. Mentre tutta la città è in preda alla frenesia della caccia al mostro, l’assassino colpisce ancora e una lotta contro il tempo costringe Falco e Lammark a fermarlo, mentre le autorità prendono decisioni politiche che non porteranno mai alla risoluzione del caso…

Falco e Starling: omaggio a Il silenzio degli innocenti, ma non solo


Mass murderers (o mass shooters), assassini di massa: si chiamano così i cecchini, o comunque gli assassini armati, che colpiscono con armi da fuoco un gran numero di persone a caso. Senza collegamenti fra le vittime e senza movente apparente se non l’odio.

Non è un serial killer, non colpisce come nelle stragi in famiglia, non è un terrorista. E, per tutte queste ragioni, è il tipo di assassino più difficile da individuare.

La nostra storia recente è, disgraziatamente, piena di omicidi di massa. Dalle stragi nelle scuole a quelle ai concerti o nei ristoranti (come a Columbine, a Las Vegas e al McDonald’s di San Diego).

Per questo, To Catch a Killer - L’uomo che odiava tutti è così impressionante. Perché ci mette subito di fronte, fin dal primo istante, a qualcosa di estremamente verosimile, terrificante, credibile.

Il nostro legame emotivo con gli agenti che indagano sulla strage, pertanto, è immediato. Perché è come se stessimo facendo il tifo per chi sta proteggendo noi da un evento potenzialmente reale.

In particolare, ci leghiamo a Falco (una Shailene Woodley che dimostra una volta per tutte quanto sia brava) e poi, attraverso lei - e solo attraverso lei - a Lammark e al collega di Falco: McKenzie (Jovan Adesso, Barriere). Un personaggio che rimanda chiaramente alla giovane agente Starling che valse, nel 1992, un premio Oscar alla sua interprete Jodie Foster.

Falco non è certo l’agente Starling, però: sono due personaggi molto diversi, ma come lei ha subito dei traumi. E come lei è pronta a tutto, rischiando in prima persona, pur di fermare l’assassino.

Agnelli e mucche


The Silence of the Lambs, il titolo originale de Il silenzio degli innocenti, suggeriva il trauma legato agli agnelli che aveva segnato la protagonista. Stavolta il trauma arriva dall'esperienza in un macello, dove le vittime della catena di montaggio di crudeltà sono mucche, ma il concetto non cambia.

La violenza legalizzata nei confronti degli animali finisce per traumatizzare molte delle persone che vi entrano in contatto, in tempi e in modi diversi. E forse ci sarebbe da preoccuparsi di chi non batte ciglio di fronte a scene francamente difficili da tollerare.

L’atmosfera di questo film ricorda quella di molti altri titoli di successo su assassini seriali (diversi dai mass shooters ma altrettanto temibili): Il silenzio degli innocenti, appunto, ma anche Se7en e Zodiac di David Fincher; ci sono una citazione cult da The Walking Dead e quel mondo brutto, sporco e cattivo alla NYPD Blue in cui gli agenti non hanno case e vite perfette, tutt’altro.

Qui abbiamo un’agente talentuosa ma senza fiducia da parte dei suoi superiori, ma abbiamo anche un agente esperto contro cui la politica - in tutta la sua incompetenza - mostra le ingerenze nelle indagini, le richieste rifiutate alle forze dell’ordine, il costante anteporre il dio denaro alle vite delle persone (con tanto di citazione da Lo squalo).

Damián Szifron (il regista, sceneggiatore e produttore argentino di Storie pazzesche) firma il copione insieme a Jonathan Wakeham (Midas Man), e temo che il motivo per cui To Catch a Killer non sia il capolavoro che avrebbe potuto essere derivi dalla scarsa esperienza di Wakeham.

La trama scorre in maniera perfetta fino a un certo punto. Dopodiché, prende una direzione piuttosto inverosimile e già vista, tanto da vanificare tutto l’ottimo lavoro fatto fino a quel punto nel lasciare un senso di incompiuto, unito a quella purtroppo famigliare sensazione di occasione sprecata.