Le donne al balcone di Noémie Merlant sono così arrabbiate che distruggono tutto, anche il loro stesso film
Al suo secondo lungometraggio da regista, l’arrabbiatissima Noémie Merlant fa deragliare un film che è uno spaccato nettissimo di come le donne in Francia si sentano sotto assedio. La recensione di Le donne al balcone.

Raramente capita di vedere film arrabbiati col mondo intero come Le donne al balcone, un film francese diretto da una giovane attrice alla sua seconda, convincente prova da regista che davvero ce l’ha con tutto e tutti. Un mondo che ha i confini di una Marsiglia proletaria, tutta palazzoni e piccoli hotel in riva al mare, dominato da uomini che da desiderabili diventano indesiderabili e poi terrorizzanti e da donne che, stremate, alla fine reagiscono.
Un mondo di uomini e di patriarcato, che all’inizio sembra un bersaglio destinato a rimanere sullo sfondo di quella che pare una commedia sgargiante e un po’ scollacciata con al centro Nicole (Sanda Codreanu), scrittrice in erba che vorrebbe pubblicare un romanzo ispirato dal dirimpettaio del palazzo di fronte. Il vicino bello e misterioso, che spia ogni giorno dal balcone dove lei cerca un po’ di refrigerio dalla cappa estiva marsigliese, le ha ispirato la trama per il libro, che racconta all’amica e coinquilina ruby (Souheila Yacoub), una scatenatissima camgirl impenitente in fatto di sesso ed esibizionismo. All’improvviso si unisce al duo Élise (Noémie Merlant stessa), un’attrice affascinante scappata dal set di una serie e assediata dalle telefonate del marito, che sembra soffocarla di attenzioni.

Gli uomini trasformano il film che voleva essere una commedia in un horror
Sin dall’avvio del film, con un bel movimento di macchina che ci mostra i palazzi e il dentro e il fuori di un appartamento dove si consuma il primo omicidio del film, Le donne al balcone è permeato dal crimine. Quella compiuto dalle donne sì, per risposta ed esasperazione a ciò che subiscono giorno dopo giorno dagli uomini al loro fianco. Un crimine che inizialmente ha i toni brillanti e ultra camp del cinema del primo Francois Ozon, delle tavolate allegre di Ferzan Özpetek, sostituendo i balconcini marsigliesi a quelli romani. Sì, qualcuno ci rimette la vita, ma il caldo, esasperazione e la violenza sono una cornice quasi tollerabile per un graffio crime in una commedia che racconta un trio di donne dalle vite molto incasinate che si sostengono e fomentano a vicenda per risolvere i propri problemi amorosi e non.
Solo che, così come il libro di Nicole, il film che voleva essere una commedia romantica scivola nel crime, nel horror,senza mai perdere per strada il proprio umorismo grottesco, ma mostrando che non è colpa né nel caldo né della classica, proverbiale mela marcia isolata. Le donne si sostengono perché sono rincorse, braccate, perseguitate da uomini che quando fanno il minimo sindacale si sentono eroi e quando non lo fanno scivolano molto facilmente nell’abuso. Che siano sconosciuti o mariti, insegnanti o amanti, ginecologi, storie di una notte o passanti per strada, gli uomini sono sempre in qualche misura minacciosi, volti a mortificare o intimorire le protagoniste, che sono tutt’altro che pavide.

Le donne di Merlant sono assediate e tormentate, dagli uomini vivi e morti
Il film ritrae una situazione esasperata, ma con innumerevoli rimandi nella contemporaneità. Le donne al balcone però non vuole essere calato nel realismo, anzi, come una biglia del flipper rimbalza ta generi a velocità folli. Sarà il caldo, sarà la voglia di Merlant sceneggiatrice e regista di dare un finale diverso al suo film rispetto alla realtà spesso deprimente, fatto sta che le sue balconettes diventano portatrici di caos, violenza e morte, citando altri film di Ozon più cattivi, scivolando nelle donne sull’orlo di una crisi di nervi almodovariana. Dimostrando che altri colleghi abbastanza acuti avevano intercettato le stesse nevrosi figlie delle stesse violenze decenni fa.
Il tono da commedia nera però il film fatica a sostenerlo, perché l’orrore è palpabile, l’ondata adrenalinica fomentata dalla paura e dalla rabbia si tiene difficilmente a bada. È un mondo in cui ogni scambio diventa avances e scivola velocissimo in un territorio quantomeno grigio, un mondo in cui persino da morti gli uomini diventano tormentatori.Come fantasmi si proclamano vittima di violenza e in un certo senso lo sono: di un atto estremo causato dalla loro stessa, reiterata condotta, senza vedere e capire le proprie colpe.
A un certo punto, in una scena macabra, grottesca e davvero brillante, Nicole riattacca la punta del membro a un cadavere nascosto nel congelatore, dichiarando mestamente “è tutta colpa tua” all’incolpevole genitale. Guarda caso, il fantasma dell’uomo si manifesta proprio dopo che è si è ricongiunto con questa (fondamentale?) parte anatomica.

Ispirato da un periodo di scambi e confidenze trascorso a casa dell’amica Sanda Codreanu e delle sue sorelle, sostenuto nella scrittura da un nume tutelare del cinema femminile francese come Céline Sciamma, Le donne al balcone ha dentro di sé uno, forse due film davvero geniali e graffianti. Solo che è non ne domina nessuno, anzi, risulta spesso davvero molto confuso e incoerente, aprendo mille discorsi e portandone a termine appena un paio, travolto da una foga che è difficile riassumere a parole. La foga di denunciare la rabbia e la paura vissute sulla propria pelle e che, quelle sì, sono ottimamente descritte e trasmesse a chi è in sala.
Le sue protagoniste hanno voglia di essere amate, di essere libere e anche disinibite, ma nel mondo delle balconettes non sembra esserci spazio per un’interpretazione e risposta al maschile di questo desiderio che non si trasformi in manipolazione e coercizione. Verrebbe voglia di fare il tifo per loro, e forse lo si fa comunque, ma la pellicola è davvero un guazzabuglio che si perde completamente per strada, specie nella seconda parte, affogando buone idee nella perdita progressiva di ritmo, ripetendosi e contraddicendosi, mettendo alcune storie in pausa (il primo omicidio con cui si apre la storia) senza mai portarne a termine altre.
Durata: 105'
Nazione: Francia
Voto
Redazione

Le donne al balcone
A chi taccerà il film di essere sin troppo accusatorio rispetto al mondo maschile, propongo una riflessione, pur concedendo che il progetto non è riuscito proprio perché si fa dominare e confondere dalla sua stessa sferzante rabbia. Se un’attrice bella, famosa, realizzata del calibro di Noémie Merlant, una intenzionata a scrivere una commedia nera ma di fondo divertente tira fuori una pellicola così, cosa ci suggerisce? Un’attrice che ha lavorato a stretto contatto con Adèle Haenel (protagonista di drammatiche vicende giudiziarie per molestie subite sul set da minorenne), una a cui lo spunto per questo film è venuto nel periodo trascorso lontano da casa dove c’era, parole sue, “una situazione non facile”. Non sarà forse il caso d’interrogarsi su cosa abbia provocato questo clima, questo cinema esasperato in Francia?