Licantropus, recensione: la divertente avventura Marvel a tinte horror
Licantropus, disponibile su Disney+, è il primo speciale televisivo del Marvel Cinematic Universe: ecco la nostra recensione!
Jack Russell/Licantropus si scatena nel primo speciale televisivo del Marvel Cinematic Universe, scaraventando gli appassionati in un suggestivo mondo horror. Durante i primi minuti di Licantropus, ero totalmente avvolto dalla curiosità, ma anche da un pizzico di paura. “Sarà divertente scoprire come introdurranno un personaggio così diverso rispetto agli eroi Marvel” – mi dicevo – “ma chissà se riusciranno a creare una sontuosa ode a Werewolf by Night”.
La breve avventura raccontata in Licantropus – con un orrore perfettamente amalgamato all’oramai testata formula Marvel - è sorprendente. Guardando questo mediometraggio (la durata è inferiore rispetto ai lungometraggi) mi tornava spesso in mente Ai confini della realtà, una serie televisiva statunitense trasmessa tra il 1959 e il 1964. La storia di Licantropus è stata raccontata nell’arco di una singola notte: lo spettatore – entrando in questo “squarcio” nella continuità del MCU – incontra l’“ignoto”.
Una storia diversa nel lato oscuro di Marvel
Nell'arco di una sola notte, i destini di alcuni cacciatori di mostri si incrociano. Dopo la morte di Ulysses (il cacciatore più celebre), la vedova Verusa invita un gruppo di individui per decidere chi entrerà in possesso della Bloodstone (un oggetto che può indebolire i mostri). Lo speciale televisivo introduce quindi il lato oscuro di Marvel Comics. La Casa delle Idee, infatti, non è impreziosita solo ed esclusivamente da eroi che sparano scintillanti raggi laser, ragazzi che possono arrampicarsi sui muri, divinità germaniche e potentissimi alieni. Dal XX secolo, Marvel Comics dedicò diversi fumetti ad alcuni personaggi decisamente più oscuri rispetto ai famosissimi Avengers. Basti pensare che nel 1972 arrivò, nei fumetti, il Conte Dracula (con un abbigliamento influenzato da quello di Christopher Lee e i tratti facciali simili a quelli dell'attore Jack Palance), chiaramente ispirato alla creatura immaginata da Bram Stoker.
Dracula conquistò i lettori, scrivendo una pagina fondamentale della storia dell’universo horror Marvel. Successivamente arrivarono altri personaggi, come il protagonista di Licantropus. Jack Russell è un umano mutato magicamente in licantropo: in forma lupina diventa un lupo bipede, con una folta pelliccia e una forza incredibile. Werewolf by Night è apparso per la prima volta nel 1972 in “Marvel Spotlight on... n. 2”.
Questi personaggi – le cui storie presentano dei contorni horror – vengono spesso valorizzati dal cinema e, più raramente, dalla televisione. Nel 1998, il cacciatore di vampiri Blade arrivò sul grande schermo: nonostante sia un personaggio nato nei fumetti, ha conosciuto il maggior successo nelle trasposizioni cinematografiche.
In Licantropus, il regista Michael Giacchino e gli sceneggiatori sono riusciti a esprimere le potenzialità di questo personaggio. Nella Fase 4 del MCU (sì, Licantropus fa parte della Fase 4) si sono susseguiti diversi “esperimenti” vincenti, tra cui gli spassosi viaggi temporali e realtà alternative di Loki, il nuovo percorso di un eroe che affronta un multiverso frammentato in Spider-Man: No Way Home e la rottura della quarta parete nella serie She-Hulk. Licantropus esplora un mondo Marvel parallelo, in cui i veri protagonisti sono i “mostri”, spesso ispirati alle creature leggendarie della mitologia e del folclore.
L’umanità di un licantropo
Jack Russell è capitato in quella grande villa quasi per caso: è un pesce fuor d'acqua, non vuole combattere e non si meraviglia ascoltando i massacri di mostri citati dai suoi “colleghi”. Jack sembra il “più umano”, nonostante esso sia l’unico “mostro” (attenzione al termine, dal latino monstrum, si intende un essere con caratteristiche straordinarie, qui non inteso con una connotazione negativa) in una stanza di umani. Anche successivamente, il protagonista sarà uno dei pochi cacciatori che non intendono trucidare i propri alleati per vincere l’ambito premio.
Giacchino adotta un approccio molto interessante: esaltare la specifica dimensione esistenziale dell'essere umano raccontando la storia di una creatura con delle caratteristiche che si discostano enormemente rispetto ad altre considerate “normali”.
Sicuramente, la creatura, costretta a diventare una bestia feroce a ogni plenilunio, qui diventa il perfetto simbolo di rivalutazione. Il termine licantropo – che proviene dal greco, ma vi risparmio i difficilissimi termini antichi che dovrei recuperare in un impolverato libro – significa lupo-uomo ed è un sinonimo di “lupo mannaro” (che deriva invece dal latino volgare). Il lupo rappresentava, specialmente nel passato, un simbolo ambivalente: amato per le caratteristiche poi ereditate dal cane, addomesticato quando l’essere umano cercava un predatore e successivamente considerato come una minaccia per il gregge. Questo animale, dopo una rivalutazione, dimostra in ogni caso una profonda connessione all'immaginario umano.
Werewolf by Night del piccolo schermo ingloba perfettamente l’ambivalenza che accompagna i lupi dall’antichità. Jack conquista inizialmente l’ammirazione di Verusa, ma la situazione cambia quando emerge una nuova condizione.
Nel film appare anche l’Uomo Cosa (attenzione al piccolo spoiler, se non avete ancora visto il film, continuate a leggere dal prossimo paragrafo), inizialmente descritto da Verusa come “uno dei mostri più spaventosi”. Sia nei fumetti Marvel sia nel mediometraggio disponibile su Disney+, l’Uomo Cosa – nonostante possa inizialmente spaventare a causa del suo aspetto e dei suoi poteri - prova emozioni e sensazioni come un essere umano qualunque. Jack Russell chiede a Elsa Bloodstone di non provare a sconfiggerlo, ma di creare un legame, pronunciando il suo nome.
"Quando lo incontri, trattalo come un vecchio amico. Chiamalo per nome. Ted. Si chiama Ted."
Quando Elsa Bloodstone lo incontra e pronuncia il suo nome, i sentimenti di rabbia, frustrazione e cattiveria abbandonano totalmente Ted (beh, sì, anche noi dovremmo chiamarlo così, forse), facendo emergere la sua umanità.
La moderna reinterpretazione degli horror del passato
La principale fonte d’ispirazione sono gli horror degli anni ’30 e ’40, come L'uomo lupo, il cui protagonista è uno dei personaggi principali del primo ciclo dei “Mostri della Universal”. In generale, il lungometraggio di George Waggner definì la figura del “licantropo” nelle produzioni hollywoodiane, influenzando i successivi film che trattano il medesimo argomento.
Anche Poltergeist influenza Licantropus. Diretto da Tobe Hooper, il film del 1982 è considerato come uno dei primi horror per tutta la famiglia. Lo speciale televisivo targato Marvel è uno dei prodotti più violenti del Marvel Cinematic Universe, ma non risulta “disturbante” per gli spettatori ancora non del tutto “adulti” (su Disney+ troviamo un “16+”, quindi un “divieto ai minori di 16 anni”, o TV-14).
Il mediometraggio si apre con un suggestivo “bianco e nero”. Il film è stato girato in digitale: questo effetto “noir” è stato creato in post-produzione (inclusi i “graffi”). Perché privilegiare la scala di grigio alle potenzialità cromatiche offerte dal digitale? Innanzitutto, per motivi prevalentemente artistici: il bianco e nero ci ricorda i mostri cinematografici del passato, quelli che riuscirono – chi più e chi meno – a entrare nella storia del cinema, terrorizzando e affascinando diverse generazioni.
I più giovani – escludendo i cinefili desiderosi di apprezzare anche il passato del cinema e della televisione – potrebbero non captare immediatamente i riferimenti alle icone dell’horror, ma Licantropus rappresenta un’occasione per scoprire (o riscoprire) questi personaggi cinematografici (magari, iniziando dai film citati in questa recensione).
Nonostante alcune scene “un po’” cruente, qualche jumpscare e la presenza di mostri, Licantropus non può essere considerato un “horror”, bensì un film d’azione che omaggia i monster movie del passato, senza eliminare gli elementi oramai tipici del MCU.
Non manca la CGI, ma alcune trasformazioni sono state realizzate con metodi tradizionali: trucco e giochi di ombre.
Il verdetto
Dopo i film e le serie televisive, il Marvel Cinematic Universe viene arricchito dal primo speciale televisivo che condivide la continuità con gli altri prodotti del franchise. Licantropus offre qualcosa di nuovo agli appassionati, superando il consolidato comparto supereroistico e presentando un’estetica del “classico horror”.
Il mediometraggio stuzzica i fan, raccontando una breve storia, ma non riesce (forse volutamente) a soddisfare l’appetito: dopo la conclusione, vorremmo vedere altro, scoprire il passato e il futuro di questi personaggi.
Il protagonista (interpretato da Gael García Bernal) ed Elsa Bloodstone (Laura Donnelly) catturano l’attenzione degli spettatori, mentre il cast di supporto (specialmente i cacciatori di mostri) non spicca particolarmente.
Licantropus rappresenta il primo esperimento di “mordi e fuggi” Marvel: brevi prodotti che offrono un piccolo assaggio e ci immergono in un mondo nuovo, per poi tirarci immediatamente fuori, lasciando la sensazione di “voler vedere ancora”. Sono certo che, durante i prossimi mesi e anni, Marvel Studios possa lanciare nuovi speciali televisivi.
Rating: V.M. 14
Durata: 54'
Nazione: Stati Uniti d'America
Voto
Redazione
Licantropus
Lo speciale televisivo, ispirato ai film horror degli anni ‘30 e ’40, esplora un nuovo angolo del Marvel Cinematic Universe, offrendo suspense e momenti da brivido. Un esperimento vincente che regala qualcosa di nuovo.