Lights Out - Terrore nel Buio
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Lights Out - Terrore nel buio é il classico fenomeno di massa nato su YouTube, che riesce a sbarcare poi sul grande schermo (pensate, ad esempio, al recente Pixels). Realizzato nel 2013 dal regista svedese David F. Sandberg, il corto é riuscito a raggiungere milioni di visualizzazioni, tanto da attirare l'attenzione di James Wan. Il cineasta malese decide così di finanziare Sandbeg per portare sul grande schermo il film. Nel 2016 Lights Out - Terrore nel buio fa finalmente il suo esordio sul grande schermo; sarà riuscito a bissare il successo del corto? scopriamolo insieme.
La storia ci racconta le vicende di Rebecca (Teresa Palmer) una giovane donna che decide di lasciare la casa della madre Sophie (Maria Bello) che soffre di disturbi mentali. Il motivo dell'abbandono della casa materna non é legato alla malattia della madre, ma ad una serie di strane presenze che nella notte non le permettono di distinguere la realtà dalla finzione. Diventata adulta Rebecca sarà costretta a tornare nel suo passato dopo aver scoperto che anche il fratello Martin (Gabriel Bateman) soffre delle stesse visioni e degli stessi incubi. La famiglia sarà quindi costretta ad affrontare quella che é a tutti gli effetti un'entità che popola il buio della casa, e che ha anche un nome: Diana…
L'esordio di Sandberg alla regia non é stato sicuramente semplicissimo. Riproporre per 80 minuti le atmosfere di un corto che ha funzionato non é per nulla semplice. Ecco quindi che una storia che nasce potenzialmente interessane, nel corso dei minuti, va via via sgretolandosi a causa di uno script che si infrange vigorosamente contro i soliti cliché del genere american horror. Personaggi con poco spessore, dialoghi spesso inconcludenti che strizzano molto l'occhio a quelli dei teen horror, e alcune piccole incongruenze narrative. Si “gioca” sull'intreccio e sulla profondità dei rapporti familiari, in un contesto però in cui é difficile mettere in risalto questa tipologia di discorsi.
Non é però tutto da buttare, e sotto certi aspetti Sandberg riesce anche a sorprenderci con piacere. La gestione della scene in cui si alternato luce e oscurità sono gestite in maniera esemplare. La fotografia di Marc Spicer é davvero ottima, tanto da creare quello stato di irrequietezza e disagio che solamente l'oscurità é in grado di regalare. Inoltre, sempre nelle scene più dark, il ritmo si velocizza parecchio e complice anche un antagonista (la demoniaca Diana) piuttosto efficace, il film riesce a regalare ottime sensazione agli spettatori.
Certo non mancano, come detto poche righe sopra, tutta una serie di cliché che sebbene in parte efficaci, non fanno brillare per originalità la pellicola. Ci riferiamo ovviamente ai tanti jump-scare che ci accompagnano per tutta la durata del film; alcuni efficaci, altri meno, ma comunque mai realmente fastidiosi.
Qualche parola vale la pena spenderla per Diana che, a conti fatti, ci é sembrata l'elemento più riuscito dell'interno progetto cinematografico. Il fatto di aver un nemico reale, tangibile, lontano da qualsiasi artificio dato dalla CGI, é sicuramente un punto a favore della pellicola. Diana é perfettamente realizzata e in più di una occasione riesce davvero a trasmettere inquietudine e ansia.
Nel complesso quindi Lights Out - Terrore nel buio non é sicuramente l'horror rivoluzionario o che verrà ricordato dagli appassionati negli anni a venire. Tuttavia il lavoro svolto da Sandberg non é completamente da buttare via. Sebbene affoghi nei cliché narrativi e di montaggio, il film mostra un ottima fotografia e soprattutto un “cattivo” davvero valido. Se siete appassionati del genere, e a patto di non avere aspettative troppo alte, Lights Out potrebbe anche farvi passare un'ora e venti piacevole. Provate a dargli una chance.
L'eterna lotta tra luce e oscurità
La storia ci racconta le vicende di Rebecca (Teresa Palmer) una giovane donna che decide di lasciare la casa della madre Sophie (Maria Bello) che soffre di disturbi mentali. Il motivo dell'abbandono della casa materna non é legato alla malattia della madre, ma ad una serie di strane presenze che nella notte non le permettono di distinguere la realtà dalla finzione. Diventata adulta Rebecca sarà costretta a tornare nel suo passato dopo aver scoperto che anche il fratello Martin (Gabriel Bateman) soffre delle stesse visioni e degli stessi incubi. La famiglia sarà quindi costretta ad affrontare quella che é a tutti gli effetti un'entità che popola il buio della casa, e che ha anche un nome: Diana…
L'esordio di Sandberg alla regia non é stato sicuramente semplicissimo. Riproporre per 80 minuti le atmosfere di un corto che ha funzionato non é per nulla semplice. Ecco quindi che una storia che nasce potenzialmente interessane, nel corso dei minuti, va via via sgretolandosi a causa di uno script che si infrange vigorosamente contro i soliti cliché del genere american horror. Personaggi con poco spessore, dialoghi spesso inconcludenti che strizzano molto l'occhio a quelli dei teen horror, e alcune piccole incongruenze narrative. Si “gioca” sull'intreccio e sulla profondità dei rapporti familiari, in un contesto però in cui é difficile mettere in risalto questa tipologia di discorsi.
Non é però tutto da buttare, e sotto certi aspetti Sandberg riesce anche a sorprenderci con piacere. La gestione della scene in cui si alternato luce e oscurità sono gestite in maniera esemplare. La fotografia di Marc Spicer é davvero ottima, tanto da creare quello stato di irrequietezza e disagio che solamente l'oscurità é in grado di regalare. Inoltre, sempre nelle scene più dark, il ritmo si velocizza parecchio e complice anche un antagonista (la demoniaca Diana) piuttosto efficace, il film riesce a regalare ottime sensazione agli spettatori.
Certo non mancano, come detto poche righe sopra, tutta una serie di cliché che sebbene in parte efficaci, non fanno brillare per originalità la pellicola. Ci riferiamo ovviamente ai tanti jump-scare che ci accompagnano per tutta la durata del film; alcuni efficaci, altri meno, ma comunque mai realmente fastidiosi.
Qualche parola vale la pena spenderla per Diana che, a conti fatti, ci é sembrata l'elemento più riuscito dell'interno progetto cinematografico. Il fatto di aver un nemico reale, tangibile, lontano da qualsiasi artificio dato dalla CGI, é sicuramente un punto a favore della pellicola. Diana é perfettamente realizzata e in più di una occasione riesce davvero a trasmettere inquietudine e ansia.
Nel complesso quindi Lights Out - Terrore nel buio non é sicuramente l'horror rivoluzionario o che verrà ricordato dagli appassionati negli anni a venire. Tuttavia il lavoro svolto da Sandberg non é completamente da buttare via. Sebbene affoghi nei cliché narrativi e di montaggio, il film mostra un ottima fotografia e soprattutto un “cattivo” davvero valido. Se siete appassionati del genere, e a patto di non avere aspettative troppo alte, Lights Out potrebbe anche farvi passare un'ora e venti piacevole. Provate a dargli una chance.