Lone Survivor

di Marco Modugno
Questo é il mondo reale, però, ancorché trasposto al cinema come fiction. Un mondo dove i fucili fanno il loro vero rumore assordante, dove i caricatori finiscono lasciandoti a secco sul più bello, salvo che un commilitone non scelga, ormai prossimo alla fine, di cederti i suoi prima di sacrificarsi per tutti, dove un RPG esplode e basta, invece di accendere improbabili palle di fuoco. E magari un pastore in pigiama e ciabatte riesce, con un colpo fortunato, a infilare un razzo a carica cava nel vano di carico aperto di un Chinook birotore pieno di SEAL e operatori delle Special Forces dell'Esercito, sterminando con la sua maledetta granata da cinquanta dollari qualche decina di milioni di dollari di hardware umano e meccanico. Quando l'elicottero cade, con il suo carico umano a bordo, si prova dolore vero. E' successo davvero, non é solo finzione, e mentre guardi la fusoliera squarciata che si avvita verso i massi affilati in attesa ti immagini che effetto deve aver fatto al vero Luttrell veder riprodotta al cinema questa scena, che nella vita reale gli fu risparmiata (l'MH-47 precipitò dall'altra parte della montagna su cui si trovava).

Sacrificio, onore e tenacia. Non c'é da meravigliarsi che i SEAL caduti siano stati tutti decorati, il capo pattuglia tenente Mike Murphy addirittura della Medaglia d'Onore del Congresso (e il suo nome é stato dato a un cacciatorpediniere lanciamissili classe Burke), il primo a ricevere la più alta onorificenza americana in Afghanistan.



“Questa missione é maledetta!” esclama uno dei quattro quando il peggio dell'inferno in terra deve ancora scatenarsi. “Le maledizioni non c'entrano” risponde un altro “E' solo l'Afghanistan”. Un Hindu Kush convincente, perfettamente riprodotto nel Sud Ovest degli Stati Uniti, negli stessi territori dove si addestrano le truppe americane prima di recarsi in missione oltremare, una perfetta ricostruzione di armi e uniformi com'erano nel 2005, grazie alla preziosa consulenza, per una volta, di esperti veri che hanno scongiurato, anche agli occhi di un “bullonaro” di media esperienza come il sottoscritto, la solita accozzaglia di svarioni e castronerie.

Un lavoro ottimo della fotografia, che ci sorprende con le foreste di conifere d'alta quota afghane che finora la Hollywood alla ricerca di facili luoghi comuni ci aveva negato, una sceneggiatura asciutta, che riporta fedelmente gli eventi senza sviolinate retoriche o derive romanzate, una colonna sonora discreta, solenne, dinamica ma mai invasiva, che lascia molto spazio al rumore delle armi, alle voci concitate degli attori. La collaborazione delle forze armate USA cui il film, al di là dell'esito della battaglia narratavi, rende un gran bel servizio (ci immaginiamo file di marines con gli occhi lucidi uscire dalla sala proiezioni della caserma, come accadde per il film di Scott), si vede. Elicotteri Chinook, Pave Hawk, Apache e perfino una cannoniera AC-130 che dà una mano a scrivere il lieto fine (reale anche quello) della storia fanno molto più che passerella quando occorre.



Si può dire forte e senza tema di smentite, allora, che Peter Berg, con Lone Survivor, tocca livelli di lirica narrativa decisamente su un altro piano rispetto ai pur godibilissimi The Kingdom e Battleship. I talebani sono nemici umani, dipinti senza retorica né odio razzista, ma decisamente più inquietanti dei visitato di altri mondi messi a posto dalle torri trinate da 406 della rediviva Missouri nelle acque delle Hawaii. E proprio nell'umanità di tutti i suoi protagonisti, e nel loro tentativo tenace e a volte disperato di sfidarne i limiti, fino alle estreme conseguenze, il film trova i suoi perché più importanti e vibrati.

Leggendo la trama o scorrendo qualche trailer in rete é facile incorrere nella tentazione di giudicare il film come l'ennesimo action-movie americano pieno di testosterone e anabolizzanti. Sarebbe un errore grave, però, lasciarselo scappare per colpa di questo pregiudizio. Lone Survivor é un film avvincente, drammatico, intenso, lontano mille miglia dalla piattezza ammazzasette di certe produzioni ad alto budget. Nel corso delle riprese e in fase di postproduzione Peter Berg e Mark Wahlberg hanno ribadito più volte di aver lavorato sodo per onorare il sacrificio dei caduti dell'operazione Red Wings. Mentre osservo le istantanee dei SEAL morti in azione quel giorno, foto di persone normali scattate in famiglia, il giorno del matrimonio, durante un barbecue in giardino, mi dico che ci sono riusciti. Sconfitta sul campo, dunque, ma stavolta su chi sia il vincitore morale dello scontro non cé davvero nessun dubbio. Andatelo a vedere.