Longlegs – Perché tutti ne parlano

Recensione in anteprima e analisi del film di Osgood Perkins

di Claudio Pofi

Longlegs segue la giovane agente dell'FBI Lee Harker (Maika Monroe) negli anni '90, personaggio introverso e asociale quanto in possesso di una capacità intuitiva quasi soprannaturale che le permette di andare oltre le intuizioni dei colleghi. Si ritrova  reclutata dal veterano agente Carter (Blair Underwood), parte di una task force concentrata su una serie di omicidi-suicidi avvenuti nello stato nordamericano dell'Oregon.

In una sorta di macabro rituale il capofamiglia stermina i congiunti togliendosi poi la vita, così come ogni volta viene rinvenuta una lettera in un alfabeto incomprensibile, eccetto la firma “Longlegs”. Il sesto senso di Harker l'aiuta nella decifrazione, evidenziando una sempre più chiara correlazione con l'occulto. Coinvolta oltre misura, un misterioso individuo arriverà a minacciare un membro della sua famiglia se rivelerà la fonte del codice.

L’universo oscuro di Longlegs

Osgood Perkins è attore e sceneggiatore che ha già firmato la regia di opere come February: l'innocenza del male e Gretel e Hansel, salito prepotentemente alla ribalta con Longlegs, film che sta facendo parlare di sé, descritto da coloro che l'hanno già visto come "un’esperienza intensa e visivamente disturbante". Perkins prosegue dunque il suo personalissimo viaggio nel mondo dell’orrore psicologico, stavolta con un racconto che mescola l'occulto a un (lento) percorso di indagini per omicidi seriali. Film da vivere attraverso gli eventi che accompagnano il personaggio di Longlegs, interpretato da un irriconoscibile quanto strepitoso Nicolas Cage.

Tra gli elementi più disturbanti è proprio lui a portare in scena un soggetto totalmente folle, grottesco, enigmatico e sovraccarico toni di malvagia eccentricità. La sua è una presenza sfuggevole sin dai primi istanti, favorito da inquadrature subdolamente efficaci. Lo vediamo per la prima volta dalla prospettiva di un bambino, con gli occhi nascosti mentre ci concentriamo sulla sua bocca e la voce spettrale che ne esce, umida e querula nel doppiaggio originale. Con la sua carnagione polverosa e le mani che si agitano Cage non è mai stato così agghiacciante, entrando fisicamente in scena a racconto inoltrato, mefistofelico artigiano glam rock agli ordini del male. Abbandonerà la storia in un sanguinolento granguignol, finendo per agire negativamente sull'intensità della storia.

L'immagine e il contenuto

Il film ha attirato l'attenzione del pubblico ben prima della sua uscita in virtù di una campagna marketing virale, senza rivelare più di tanto i dettagli della trama ma solo brevi clip criptiche e immagini inquietanti alimentando la curiosità. In egual misura anche il look di Cage è stato tenuto il più possibile celato fino a pochi giorni prima dell'inizio della distribuzione in sala. Assieme a lui l'altro punto di forza del film è Maika Monroe, che dopo aver recitato in It Follows e Watcher, ha confermato di essere capace di eguagliare Mia Goth tra le migliori interpreti di genere di questa generazione.

Chi ha amato opere come Il silenzio degli innocenti, Zodiac, Seven e certo non ultima la malsana atmosfera di Hereditary, qui si troverà abbastanza a proprio agio. Del resto uno dei tratti distintivi del cinema di Osgood Perkins è la creazione di atmosfere opprimenti attraverso azzeccate scelte stilistiche e l'uso della cinepresa. In Longlegs la simmetria e i simboli giocano un ruolo fondamentale, intriso di riferimenti occulti con particolare attenzione alle forme geometriche.

L'araldo del male

L’aspetto visivo enfatizza la sensazione di intrappolamento e angoscia che prende vita attraverso piani di ripresa studiati per creare un senso di disorientamento e tensione, con angoli stretti e prospettive volutamente distorte. Il formato stesso dell'immagine contribuisce a enfatizzare il momento, alternando diversi rapporti d'aspetto, giocando con flashback girati in stile Super 8, unitamente a transizioni molto più rettangolari che accentuano il contrasto tra passato e presente. Ciò ha contribuito a creare un senso di disconnessione temporale che riflettesse il caos psicologico di Harker, mentre si addentra sempre più nell’oscurità della mente di Longlegs e di quanto li circonda.

Oltre all'occultismo e al satanismo l'opera affronta temi come la solitudine e la fede distorta, che può arrivare a manipolare e devastare. Nonostante le notevoli premesse e l'evoluzione della prima parte, Longlegs fatica a mantenersi al medesimo livello nella successiva, risolvendo in misura un po' troppo didascalica, cadendo in parte nella trappola di spiegare troppo gli eventi, finendo per tradire quanto era stato sviluppato e lasciando per contro diverse domande senza risposta.