Ma cosa ci dice il cervello
Quindici. Tanti sono i personaggi che Paola Cortellesi, in versione camaleonte, interpreta in Ma cosa ci dice il cervello, per ricordarci l’importanza della convivenza civile senza mai farci perdere il sorriso. Lo fa grazie ad una pellicola che se, da una parte è fin troppo caricaturale, dall’altra cerca anche di rompere alcuni canoni della commedia intimista.
Per la regia di Riccardo Milani, e supportata da un cast di soliti ma solidi noti come Remo Girone, Giampaolo Morelli e Carla Signoris, la Cortellesi è Giovanna Salvatori, un’agente segreto dalla doppia vita che, da una parte la vede catapultata in travestimenti ed inseguimenti dal Marocco alla Russia sulle tracce di un terrorista internazionale, dall’altra la costringe a fare i conti con le beghe quotidiane della sua famiglia e di un gruppo di vecchi amici del liceo che ignorano quale sia il suo vero lavoro.
Ma per quanto la Cortellesi si arrampichi sui tetti di Marrakech, scenda da un elicottero in mezzo ad un deserto, o trangugi vodka all’ombra del Cremlino, che di per sé sono cose che può valer la pena vedere, non aspettatevi un film d’azione. Anche perché l’azione purtroppo ancora non è propriamente una specialità del cinema italiano. Benché il film strizzi l’occhio ai grandi lavori di questo genere, da True Lies a Mission: Impossible, in realtà Ma cosa ci dice il cervello è una commedia molto all’italiana, dove la morale e i piccoli drammi personali di Giovanna e dei suoi vecchi amici la fanno da padrone.
Stefano Fresi è un professore bullizzato da un giovane studente tanto borioso quanto facoltoso, Vinicio Marchioni un allenatore di giovanili calcistiche preso a testate da un padre facinoroso, Lucia Mascino un medico aggredito da una madre che si fida più di internet che della medicina, Claudia Pandolfi una hostess picchiata da un arrogante manager che crede di essere migliore di tutti perché viaggia in business class. La vita di Giovanna prende una decisiva svolta quando decide di aiutare i suoi amici, a loro insaputa, a prendersi delle rivincite nei confronti di prepotenti che li vessano. E così via ad altri travestimenti dell’eclettica protagonista, da hostess di linea a tecnico telecom, da tatuatrice a baffuto sassosfonista, in un susseguirsi di situazioni tanto improbabili quanto esilaranti.
Tutto questo cercando di mantenere vivo il rapporto con sua figlia e subendo invece le critiche di sua madre, che pensa a Giovanna come a semplice impiegata ministeriale che nella vita ha fallito tutto. E, ovviamente, dando la caccia ad un pericoloso terrorista.
Dunque, se avete l’abitudine di parcheggiare l’auto in doppia fila e sparire per ore, se vi sentite in diritto di saltare una fila, se pensate che chi fa lavori umili lo faccia perché è uno stupido, o se in generale pensate che in fondo per fare strada nella vita l’unico modo sia essere prepotenti allora lasciate perdere, questo film potrebbe urtare la vostra insensibilità...