Matrimonio al Sud

di Roberto Vicario
Massimo Boldi é stato partner inseparabile di Christian De Sica. La coppia simbolo di un genere, quello del “cinepanettone” coniato dallo stesso produttore Aurelio De Laurentis, é stata per diversi anni regina degli incassi natalizi. Almeno fino al 2005, quando Boldi decide rompere con la produzione e De Sica, andando a lavorare per conto proprio. Nasce così un nuovo filone natalizio, quello dei matrimoni. Da lì in poi ecco il fiorire di pellicole come Matrimonio alle Bahamas, a Parigi e adesso, con quest'ultima pellicola ci trasferiamo nel sud Italia.

“Accanimento Cinematografico”



La storia non é sicuramente delle più originali. Da una parte troviamo Lorenzo Colombo (Massimo Boldi), tipico industriale milanese, nordico convinto e che ha paura e schifo di tutto quello che sta sotto il Po. Dall'altra parte troviamo Pasquale Capriolo (Biagio Izzo), pizzaiolo campano che ovviamente ripudia tutto quello che non rientra nelle tradizioni del sud. Tutto cambierà quando i figlio di Lorenzo e la figlia di Antonio, dopo essersi conosciuti in una Università di Trento, decideranno di convolare a nozze nella località di San Valentino a Mare (luogo fittizio, ricostruito nella bella Polignano a Mare), costringendo i due genitori a dover appianare le loro divergenze per il bene dei figli.



Il regista del film Paolo Costella, per circa un'ora e mezza, gioca quindi sugli ormai abusatissimi contrasti tra nord e sud. Un film che per l'ennesima volta porta su schermo gag viste e riviste: mani chiuse nelle porte, animali nel letto, schiaffoni, oggetti che cadono in testa ai personaggi e molto altro ancora. Per tutta la durata del film si percepisce quella sensazione di già visto che non riesce a spingere lo spettatore verso la risata. Certo, qualche momento divertente il film lo regala, ma non é mai quella risata sincera e spontanea che ci si aspetterebbe da un film comico.

Gran parte di questi limiti derivano anche da un cast che ormai é stato visto e rivisto troppe volte nell'interpretare sempre le stesse parti. Enzo Salvi ne panni del classico romano verace, Biagio Izzo in tutta la sua esuberanza partenopea, Paolo Conticini nel ruolo del solito “piacione” e Massimo Boldi che mette in campo tutto il repertorio di “cipollino”.

Molto meglio in questo senso la componente femminile del cast con Debora Villa e Barbara Tabita, nei panni rispettivamente delle madri dei due ragazzi, che risultano più convincenti e genuine, così come la giovane Fatima Trotta che nonostante una parte poco valorizzata all'interno della pellicola riesce comunque a tirare fuori una valida recitazione. Purtroppo non possiamo dire lo stesso di Luca Peracino che pur essendo poco aiutato dalla caratterizzazione di un personaggio a tratti irritante, non sembra essere ancora pronto per il passaggio sul grande schermo.



Quello che troviamo comunque inspiegabile é come a distanza di anni si cerchi ancora di riproporre una formula che oggettivamente al botteghino non funziona più. Un accanimento quasi inspiegabile che mette davanti agli occhi dello spettatore prodotti davvero troppo simili tra loro, sia nelle immagini che nelle modalità in cui questi vengono proposti.

Inoltre, ci permettiamo un modesto appunto: abbiamo trovato davvero esagerato il product placement di alcuni marchi italiani molto famosi. Scelte estremamente appariscenti, a tratti addirittura forzate, che sincerante si potevano anche evitare o gestire con più eleganza.

Il risultato é quindi quello di un film che non riesce a convincere per due motivi principali: un soggetto già ormai ampiamente abusato soprattutto in questi ultimi anni, come quello del contrasto tra mentalità del nord e del sud, e delle dinamiche cinematografiche che non si rinnovano, ma che ripropongono esattamente quanto già si era visto in film precedenti. Un effetto déjà vu totale, che a a volte fa sorridere…ma mai realmente ridere...