Momenti di trascurabile felicità

Quali domande vi porreste se sapeste di avere ancora a disposizione circa 1 ora e  mezza di vita?

“Ma la luce del frigo si spegne davvero quando si chiude?” è una delle domande che si pone Paolo (Pif, Pierfrancesco Diliberto), il protagonista di Momenti trascurabili di felicità, ultimo film di Daniele Luchetti in uscita il 14 marzo in 350 sale, distribuito da 01.

Se quindi siete convinti che ad un passo dalla dipartita la mente umana insegua disperatamente dissertazioni filosofiche sul significato della vita, abbandonate questa idea per entrare nella mente e nel cuore di questo “uomo medio”, con molti difetti e incredibilmente umano, così umano che anche le sue peggiori performance quotidiane non vi permetteranno di detestarlo, ma di entrarci in totale empatia.

Ed è proprio questa la magia che nasce dalla sceneggiatura, liberamente ispirata ai due libri di Francesco Piccolo (Momenti di trascurabile felicità e Momenti di trascurabile infelicità, Einaudi) scritta a quattro mani dallo stesso autore con il regista Daniele Luchetti. “Non ho mai pensato si potesse trarre un film da questi due miei libri, e tantomeno che mi sarei occupato io della sceneggiatura” – racconta Piccolo, “invece è stato uno dei lavori più veloci e meno riscritti e revisionati che io abbia fatto”. Infatti, dall’idea alla stesura, set e post produzione è passato un anno scarso.

Prodotto da Beppe Caschetto con Rai Cinema, il film vede nel cast Thony (musicista, già protagonista di Tutti i santi giorni, Paolo Virzì ) che interpreta Agata, amorevole e risoluta moglie di Paolo, e Renato Carpentieri, che qui veste i panni di un angelo “di bassissimo livello, pettegolo e millantatore” come lo definisce lo stesso attore, ma che ricopre anche un ruolo di “detentore” del tempo e di grande saggezza, in un’interpretazione magica, ricca di leggerezza e sfumature.

E se Pif, che racconta di essere assai diverso da Paolo, è sempre credibile e capace di emozionare, è Thony la rivelazione: la sua Agata è bella, fragile e forte, mai isterica, moglie, amante, libera professionista e madre, anche lei assolutamente “normale”, ma capace di raccontare al tempo stesso la complessità e la capacità delle donne di rendere semplici e risolvibili anche le situazioni più critiche. Ed è magica la complicità che i due attori creano, rendendo la coppia di protagonisti una desiderabile e normalissima coppia riuscita, seppur con tutte le montagne russe su cui salgono e scendono.

Daniele Luchetti  definisce il film una “fiaba terrena”, ambientata in una Palermo bella, tranquilla e non devastata dalla mafia, come siamo stati  purtroppo abituati a vederla spesso al cinema, ed infatti il regista parla di una di quelle “commedie degli attici”, così definite da Woody Allen, i cui protagonisti non sono raccontati nel contesto sociale o problematico ma in quello delle loro vite piuttosto tranquille, così da potersi occupare di amore, felicità, infelicità, vita.

Il racconto della vita di Paolo, racchiuso in questa ora e mezza, è pieno di spunti di riflessione e di quotidianità, ma una quotidianità che diventa poetica, che riesce a far emergere la profondità dalle piccole cose, che riesce a diffondere empatia e leggerezza pur affrontando anche “grandi questioni”. Ed è così che tra una partita del Palermo per tornare in serie A, domande assurde (ma perché il primo taxi non è mai il primo della fila?) e centrifughe con immancabile zenzero, lo spettatore può ritrovare se stesso, in un abbraccio morbido e solare, grazie alla fotografia (Matteo Tommaso Fiorilli) e alla musica (Franco Piersanti).

Amabili e bravi i piccoli, Angelica Alleruzzo (Aurora, la figlia) e Francesco Giammanco (Filippo, il figlio).