Morto tra una settimana (o ti ridiamo i soldi)
William è un giovane e squattrinato aspirante scrittore che ha deciso di mettere fine ad un vita che giudica ormai senza via d'uscita. Dieci tentativi (sette, in realtà), andati miseramente a vuoto, a conferma della sua incapacità a portare a termine qualsiasi cosa gli sia mai capitata in vita. Ed è proprio mentre sta cercando di portare a termine il suo undicesimo tentativo che William incontra Leslie, un killer professionista ormai prossimo alla pensione che si offre di dare lui "l'ultima spinta" a William.
Anche se inizialmente riluttante, William decide di affidare a Leslie la pratica, firmando un regolare contratto che, rassicura anche il killer, lo vedrà morto entro una settimana, pena la restituzione della cifra pattuita. Succede però che la vita di WIlliam prende un'inaspettata piega positiva: una casa editrice si offre di pubblicare il suo romanzo e una ragazza dimostra un interesse sentimentale verso di lui. Di contro, la vita di Leslie è in declino: la pensione è vista dall'assassino come l'ultima fase della sua esistenza e non accetta di essere ormai in declino.
Ed è forse questo chiasmo visivo la ragion d'essere di "Morto in una settimana", che mette in scena nei novanta minuti di durata tutta una serie di situazioni paradossali che sfociano nel classico humor nero inglese ma che riescono a malapena a strappare un mezzo sorriso e non inducono troppo alla riflessione sulle opposte parabole dei due protagonisti. Ne consegue quella di Tom Edmunds è una pellicola che si “subisce”, senza mai far vibrare l’interesse dello spettatore, meno che mai le sue corde emozionali. Grigio e incolore, proprio come la fredda fotografia British che permea il film dall’inizio alla fine. Bocciato.