Nessuno si Salva da Solo
di
Tempi e modi del cinema italiano interpretati da Castellitto.
Conclusa la visione di Nessun si Salva da Solo, ultima regia firmata da Sergio Castellito su soggetto della moglie Margaret Mazzantini, le sensazioni che ci percorrono sono diametralmente opposte e contrastanti. Da una parte troviamo una struttura già vista, a tratti abusata dal cinema italiano e di Mucciniana (senior) memoria. Di contro, però, troviamo una gestione ottima dei tempi, e delle volontà di raccontare qualcosa in cui la parola é predominante e d'aiuto per sviscerare paure, contrasti, amori e dissapori.
La storia ci mette davanti alla classica coppia medio borghese che in crisi decide di separarsi. I due decidono di rivedersi per parlare delle vacanze con i loro figli e attraverso il tavolo di un ristorante, location principale della pellicola, si racconteranno con montaggi che ci portano a rivivere i momenti più importanti della loro relazione: la nascita dell'amore, l'arrivo dei figli, le crisi e infine i tradimenti. Tutti elementi che hanno portato alla separazione.
Da una parte del tavolo troviamo Gaetano (Riccardo Scamarcio), figlio di un sindacalista, il suo atteggiamento e modo di fare é quello dell'intellettuale disilluso. Nonostante la sua ambizione si trova a scrivere sceneggiature per fiction di bassa lega. Opposta a lui troviamo Delia (Jasmine Trinca) nata nella ricca famiglia di uno dei più famosi foniatri della città. Il suo stile di vita é dei più salutisti, a causa anche del suo lavoro da biologa nutrizionista, e con un passato da anoressica. Il loro carattere e i loro stili di vita detteranno i tempi delle vicende che si susseguiranno all'interno di una trama che non troverà nessun passaggio davvero clamoroso, ma piuttosto, scegliendo la strada della linearità, ci porterà ad immedesimarci lentamente in uno dei due personaggi.
Partendo da questo incipit, Castellito ci racconta la più classica delle vite di coppia: quelle in cui gli ostacoli sono scanditi da problemi e silenzi. Come dicevamo in apertura, c'é tanto di Muccino in questo film. Quello che vediamo é infatti il “dramma borghese” che si é già visto più volte, in cui la componente sociale é fortemente radicata all'interno della pellicola e influenza scelte e decisioni.
A differenze di Gabriele Muccino, per raccontare questa storia il regista di Roma si affida alla struttura solidissima della Mazzantini, arricchendola di lunghi e costanti dialoghi, intervallati da primi piani e passaggi di camera che raccontano attraverso le espressioni gli stati d'animo. Anche la fotografia, in più di un'occasione, aiuta a trasmettere allo spettatore i differenti stati d'animo che i due protagonisti si trovano ad affrontare nell'evoluzione del loro rapporto.
Volendo fare un altro parallelo, potremmo citare anche Blue Valentine di Derek Cianfrance anche se in quel caso flashback e problemi erano raccontati più dai silenzi e dalle parole non dette che da lunghi dialoghi. Ryan Gosling e Michelle Williams, non accompagnavo lo spettatore nei loro problemi, ma attraverso i citati silenzi gli lasciavano quasi libera interpretazione. Ecco, il più grosso limite del film di Castellitto é quello di non osare, di raccontare una storia - per carità, in maniera anche molto valida - senza virtuosismi, lasciando tutti quei tempi e modi tipicamente italici e visti recentemente in altre pellicole del nostro paese, al loro posto.
Dalle parole dolci, passando per le battute al veleno dei due durante la cena, sino alle litigate, tutto ha il sapore del già visto. Il montaggio, anch'esso abbastanza classico, ci porta con religiosa coerenza ad assaporare e vivere l'evoluzione della coppia, grazie anche alla recitazione lucida e più che valida sia di Riccardo Scamarcio che di Jasmine Trinca.
Insomma, Nessuno si Salva da Solo é un film girato bene, e con una storia che pur essendo già stata raccontata - con contesti ovviamente differenti - riesce ad intrattenere e coinvolgere lo spettatore durante tutta la sua durata. Per poter fare questo, Sergio Castelletto ha però deciso di sposare un progetto che trasuda di una linearità e di dialoghi tipicamente all'italiana. Se si scende a patti, accettando questa condizione, il film sarà sicuramente apprezzato, viceversa lo troverete stantio e noioso.