Omen - L'origine del Presagio, recensione: non necessario, ma comunque sorprendente
Omen - L'origine del Presagio fallisce la prova più difficile, ovvero convincerci che ci fosse il bisogno di questo prequel. Tuttavia è un horror che funziona e che conferma un talento nascente dietro la cinepresa. La recensione del film.
Chi sentiva il bisogno di un prequel di Omen, il classico horror realizzato nel 1976 con protagonista Gregory Peck? È una domanda retorica, perché la risposta la conosciamo benissimo: non il pubblico, ma gli studios, loro sì. Studios statunitensi il cui appetito per franchise da rimodernare è inesauribile, impauriti come sono sul puntare su storie nuove, originali, inedite, che non si possano raccogliere sotto l’ombrello di storie, personaggi, nomi già noti al pubblico.
Che Omen - L'origine del Presagio avrebbe faticato e molto a trovare la sua ragione d’essere lo sapevamo già prima d’entrare in sala. In quanto prequel di un film diretto da Richard Donner molto popolare negli anni ’70 e oltre, si trova davanti alla sfida quasi impossibile di creare tensione costruendo un mistero di conosciamo già la soluzione, un arco narrativo di cui abbiamo già presente il punto d’atterraggio.
Non necessario, ma sorprendente
Sappiamo già che in qualche modo l’Anticristo deve nascere, perché è al centro di Omen, ambientato una manciata di anni dopo che questo film prende avvio. Non solo: la pellicola è costretta a un continuo citazionismo dell’illustre predecessore, un omaggio quasi sfrontato alle sue scene più spettacolari e impattanti. Scene che vengono fotocopiate in questo film, che il pubblico si aspetta e che quindi risultano doppiamente depotenziate. Non sorprendono né spiazzato perché ci sono già familiari e rubano minutaggio a quello di buono invece potrebbe fare questo film.
Omen - L'origine del Presagio fatica dunque a costruire un mistero demoniaco degno di questo nome, una tensione orrorifica che sorregga il film, creata più da suorine che sbucano all’improvviso alle spalle della protagonsta che dà demoni veri e propri. Il film viene sostanzialmente spoilerato dalla pellicola che lo ha preceduto nelle sale di mezzo secolo, in un processo cannibale in entrambe le direzioni. Magie di una Hollywood senza idee.
Tuttavia Omen - L'origine del Presagio non è un film del tutto privo di sorprese. Anzi, ne riserva una molto bella: la bravura della regista che dirige un cast privo di facce stranote ma molto azzeccato, che dà la giusta profondità al progetto.
Rumore demoniaco
A pochi giorni dall’arrivo in sala di un film in cui Godzilla si accoccola come un gattino nel Colosseo per riposarsi, Omen ci riporta ancora una volta a Roma, da turisti hollywoodiani. Con tanto di Rumore di Raffaella Carrà come sottofondo di una notte di trasgressione che si rivelerà fatale. Una Roma alla vigilia degli anni ’70, percorsa da movimenti studenteschi, ideali politici e talvolta violenze. La secolarizzazione della società occidentale procede spedita e impensierisce il Vaticano, ma la protagonista Margaret (Nell Tiger Free) ha fatto una scelta decisamente contro corrente. Protetta e sostenuta dal cardinal Lawrence (Bill Nighy), si è trasferita in un orfanotrofio romano per prendere i voti e dedicare la sua vita a Gesù e ai bisognosi.
Margaret prende da subito a cuore la causa di Carlita (Nicole Sorace). Nella ragazzina scostante e talvolta violenta rivede molto della sua infanzia, percorsa da voci, allucinazioni, visioni che portavano le suore che l’hanno cresciuta a etichettarla come “una bambina cattiva”. L’orfanotrofio si rivela un luogo ricco di misteri, che risvegliano le voci nella testa di Margaret.
Le cose peggiorano quando Padre Brennan (Ralph Ineson) avvicina Margaret, rivelandole come la ragazza sia al centro di una vasta cospirazione vaticana, guidata da una frangia di uomini potenti che hanno deciso di reagire alla perdita di autorità della Chiesa nella società.
Il prequel di Omen si salva grazie alla sua regista
Bill Naughy e Charles Dance in versione clericale sono i due volti più noti - m comunque spaventosamente sottoutilizzati - di una pellicola che riesce a scovare le facce giuste per essere credibili sia come esponenti clericali, sia come membri di una cospirazione demoniaca.
A fare davvero la differenza però è Arkasha Stevenson, la regista del film. È il suo tocco registico a rendere speciale il prequel di Omen, girato e montato com una cura e un’attenzione che le fanno onore. I fan del horror più attenti l’hanno già apprezzata in Channel Zero, serie di SyFy vietata ai minori di cui Stevenson ha diretto 6 episodi.
Qui la regista cerca di replicare con una certa efficacia un linguaggio e un approccio registico proprio del genere negli anni ’70, quando il franchise prese avvio. Sempre Stevenson è la principale fautrice della scena più forte e memorabile della pellicola. Non si tratta della riproposizione del confronto tra preti scomunicati e preti pentiti, né di una delle morti più iconiche della storia degli horror ecclesiastici, qui riproposta con un copia incolla che funziona grazie al volto autenticamente sinistro dell’ìnterprete coinvolta.
È un’altra la scena che definisce il film, anche se a livello di trama non apporta quasi nulla. È un incubo, una visione, una premonizione. Durante un parto molto, molto complicato, una mano demoniaca esce fuori dalla vagina della gestanteal posto della testa del nascituro.
Questa scena ha avuto una gestazione tanto travagliata quanto il parto che ritrae. Stevenson infatti ha raccontato che la censura americana le ha fatto passare le Force Caudine per la sua scelta di affrontare uno dei grandi tabù del cinema e della cultura contemporanea: i genitali femminili. La ripresa infatti, anche se solo per qualche secondo, è frontale. Stevenson ha dovuto inviare il film molte volte alla commissione statunitense che stabilisce il rating delle pellicole, tagliuzzando ogni volta di qualche secondo la scena per ottenere un divieto non troppo restrittivo. Da noi il film è vietato ai minori di 14 anni, a fronte per esempio di Monkey Man di Dev Patel, pellicola infinitamente più violenta e truce che arriva nelle sale senza restrizioni.