Overdrive

La velocità è un tema amatissimo da Hollywood. Film come Fuori in Sessanta Secondi o The Italian Job (ma possiamo anche citare Driven e Speed, volendo) sono la testimonianza di quanto attori e registi amino cimentarsi in pellicole in cui l’adrenalina è data da mezzi sparati a velocità folli.

Il manifesto supremo di questo genere, nonché il prodotto in grado di dettare nuovi standard a cui tutti, volenti o nolenti, devono fare riferimento, è sicuramente Fast & Furious. È stato ovviamente così anche per Overdrive, film del sempre più audace cinema francese (ma anche in Italia ci stiamo muovendo, finalmente!) diretto da Antonio Negret e prodotto da Pierre Morel (Taken, From Paris With Love).

Inseguimenti d’epoca

La storia ruota attorno ai due fratelli Foster, Andrew (interpretato da uno Scott Eastwood sempre più simile al padre) e Garrett (Freddie Thorp). I due, insieme alla fidanzata di Andrew (Ana de Armas), sono ladri che si cimentano nel furto di auto d’epoca. Purtroppo il loro ultimo colpo - una splendida Bugatti - va a dare fastidio a Jacomo Morier, un noto boss criminale di Marsiglia. Per evitare la morte i due siglano un patto con il boss: hanno una settimana di tempo per rubare una rarissima Ferrari d’epoca, che appartiene al rivale di Morier, tale Max Klemp.

Questo l’incipit di un film che, per tutta la sua durata, prende spunto in maniera molto naturale da altri film di genere. Gli elementi cardine, a ben guardare, ci sono tutti. Una squadra giovane, composta da attori abbastanza sconosciuti come fu per il primo Fast & Furious; una storia in cui inseguimenti su quattro ruote si mischiano ad altri prelevati direttamente dal genere thriller; belle donne e auto di lusso.

Il twist attorno a cui gira Overdrive, ovvero le machine d’epoca, è sicuramente originale e interessante, e riesce a regalare quella sensazione di distacco e personalità, se confrontato alle altre pellicole di genere. Allo stesso modo abbiamo trovato intrigante la base thriller/poliziesca che ci ha riportato alla memoria film come The Italian Job, in cui “il colpo” è la parte più importante della pellicola, e attorno alla quale si muovono anche i rapporti dei vari personaggi. Personaggi che, purtroopo, non convinto in alcun modo, con l’unica eccezione fatta per Scott Eastwood: credibile e convinto nella sua parte di simil Toretto.

Nonostante evidenti limiti, preso per quello che è: un film di puro intrattenimento, Overdrive riesce nell’intento di non annoiare; ci sono tuttavia delle scelte di sceneggiatura e soprattutto di regia che non ci hanno per nulla convito. La sensazione che abbiamo avuto durante la visione, è che la pellicola cerca di fare  più di quello che realmente può. Viene creata una squadra per il colpo che rimane sullo sfondo e risulta quasi fastidiosa per il modo in cui entra ed esce dalla storia, così come una profondità caratteriale dei personaggi quasi nulla, affidata unicamente a frasi piuttosto banali e "telefonate". Le scene d’azione - complice forse un budget tutt’altro che elevato - non riescono mai a genere quell’effetto “wow!” che spinge lo spettatore a rimanere affascinato da quello che sta vedendo. Gli inseguimenti principali sono abbastanza piatti e scontati, così come i colpi di scena che si susseguono in maniera abbastanza canonica.

Inoltre la volontà di inserire una forte componete Thriller/heist viene gestita in maniera non proprio perfetta, con il ritmo che in alcuni momenti cala davvero in maniera drastica.

Limiti che purtroppo vanno ad inficiare sulla qualità della pellicola, rovinandone in parte l’intento. Diciamo questo perché, pur con tutti i limiti sopra elencati, Overdrive (lo ripetiamo) si lascia guardare senza grossi fatiche, soprattutto se si è appassionati del genere, con l’unico limite dato dalla consapevolezza di avere tra le mani un film dal budget non esagerato, e che cerca di districarsi come può all’interno di una sceneggiatura tutt’altro che esaltante.

Se il film dovesse incassare, il finale aperto della pellicola, ci lascia supporre che vedremo altri capitoli di questa storia, con la speranza che la base gettata in questo primo passaggio venga coltivata nel modo corretto, per un futuro decisamente più radioso all’interno del cinema d’azione.