Overlord

Un gruppo di paracadutisti americani, alla vigilia del D-Day (l’operazione Overlord del titolo), scopre nei sotterranei di un paesino della Normandia un laboratorio nazista. Inutile dire che in quelle segrete vengono condotti esperimenti a dir poco inquietanti. Uscirne vivi sarà doppiamente complicato...

Nato come inevitabile derivazione narrativa dei rituali esoterici di Heinrich Himmler e dei terribili – e ahimè autentici – esperimenti condotti da Joseph Mengele nel campo di concentramento di Auschwitz, il connubio Zombie & nazisti è da tempo radicato nell’immaginario collettivo ed è presente in molte opere cinematografiche (Dead snow, del 2009 o Nazis at the Center of the Earth, del 2012) e videoludiche (Sniper Elite: Nazi Zombie Army, Call of Duty ma soprattutto la saga di Wolfenstein).

L’occasione di offrire al pubblico l’ennesima variazione sul tema non poteva quindi sfuggire al bulimico J.J. Abrams. Overlord, prodotto dal creatore di Lost e diretto da Julius Avery, ci porta dritti in Normandia, dove un gruppo di soldati statunitensi, agli ordini di un rude esperto di esplosivi, ha la missione di far saltare in aria una torre radio nazista. Ben presto, però, scopriranno che la base tedesca cela un autentico laboratorio segreto dove i nazisti stanno elaborando un siero per creare ‘il soldato perfetto’ per il reich millenario. Il problema – manco a dirlo – è che il siero è ancora instabile e trasforma le malcapitate cavie in indistruttibili simil-zombie privi di controllo.  

Dopo un inizio fulminante (la sequenza del volo con il lancio col paracadute è un piccolo capolavoro di tensione e regia), Overlord sembra proseguire come un classico war movie con gli eroi in costante pericolo dietro alle linee nemiche. Gli stereotipi di genere ci sono tutti: il soldato caciarone, l’ufficiale silenzioso, la bella civile che solidarizza con i protagonisti, il gerarca nazista crudele e lascivo. Poi, per fortuna, il ritmo riprende e finiamo catapultati dalle parti di Bastardi senza gloria condito con un pizzico di Dal tramonto all’alba: una lunga, incessante, sequenza di azione (e splatter, finalmente!) che ci conduce verso un finale godibilissimo anche se privo di particolari sorprese.

Senza grandi pretese, ma con una gran cura per la messa in scena, Overlord rappresenta un ottimo esempio di cinema di genere, dove un soggetto già visto e sentito trova nuova linfa grazie a una sceneggiatura efficace e una sapiente regia. Leggermente straniante, invece, il cast di bravi semisconosciuti, tutti molto somiglianti a loro colleghi molto più celebri: Jovan Adepo ricorda molto il John Boyega di Star Wars, Pilou Asbæk (l’Euron Greyjoy del Trono di Spade) ha le movenze e la perfidia di Michael Shannon ed è impossibile guardare la bella Mathilde Ollivier senza pensare a Léa Seydoux.