Padri e Figlie
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Nove anni fa Gabriele Muccino debuttava negli Stati Uniti con il suo The Pursuit of Happiness. Un film incensato da critica e pubblico americano che gli ha permesso di godere di tantissimo credito in quel di Hollywood. Nel corso degli anni la parabola é stata discendente con il fondo toccato da Quel che so Sull'Amore, ultima pellicola distrutta da critica e pubblico e persino rinnegata dallo stesso Muccino.
La voglia di rivalsa da parte del regista de L'Ultimo Bacio era tantissima, e proprio con questo Padri e Figlie Muccino punta a dimostrare che é ancora in grado di fare cinema con la C maiuscola, e che i prodotti precedenti erano semplici battute d'arresto. Sarà realmente così?
Fathers and Daughters (questo il titolo originale) é un lungo e complesso viaggio sulle difficoltà dell'amare una persona. La sceneggiatura di Brad Desh, tocca con chirurgica leggerezza sentimenti e dolori dei personaggi coinvolti. La storia é quella di Jake Davis (Russell Crowe) e di sua figlia, interpretata da Kylie Rogers da giovane e da Amanda Seyfried da adulta. Davis é un premio Pulitzer, uno scrittore brillante e amato dal pubblico. Il dolore inizia però ad entrare nella sua vita dopo che un incidente automobilistico gli porta via la moglie, lasciandolo solo con una bambina di cinque anni da accudire e crescere.
Questa situazione é resa inoltre ancora più complessa da una malattia psichiatrica che colpisce Jake con fortissime convulsioni e tremori. Lo scrittore decide così di separarsi dalla figlia per qualche mese, lasciandola alla sorella della moglie defunta, per farsi ricoverare all'interno di un ospedale specializzato provando a farsi curare. Dopo sette mesi di ricovero Jake viene rilasciato ma questo sarà solo il primo passo di un percorso lungo, complesso e per nulla facile.
La pellicola di Muccino viene gestita su due piani temporali differenti: gli anni '80 in cui viene raccontato il rapporto tra la piccola Katie ed il padre Jake, e i giorni nostri in cui Katie é diventata adulta e ha un brillante futuro come assistente sociale grazie alla sua laurea in psicologia. Questi salti temporali servono al regista per raccontare il dolore, ma soprattutto la difficoltà della parola amore.
Se é vero che Russell Crowe gioca un ruolo fondamentale all'interno della pellicola, e i suoi occhi sofferenti trasmettono l'amore incondizionato di una padre verso sua figlia, la storia racconta la vita di Katie, una bambina che si é vista togliere i sentimenti delle persone più importanti della sua vita e che ora ha difficoltà estreme nell'amare qualcuno preferendo relazioni estemporanee a rapporti importanti, nonostante abbia anche la fortuna di incontrare un uomo che potrebbe cambiarle la vita, interpretato da Aaron Paul.
Il sentimento é la parte umana che Muccino preferisce raccontare. E anche all'interno di questo Fathers and Daughters i tratti distintivi del suo cinema sono pienamente percepibili, e lui stesso non li nasconde. I famosi litigi girati in un unico piano sequenza, piuttosto che quella telecamera che segue sempre gli attori alle spalle, piuttosto che i primi piani su mani che si toccano o sguardi che si incrociano. Queste situazioni vengono inoltre enfatizzate da un ritmo si molto lento, ma allo stesso tempo mai noioso, in grado di continuare ad alimentare quel momento drammatico che ovviamente avrà il suo culmine verso la seconda metà del film.
Come avrete capito, tutto all'interno della pellicola é estremamente “Mucciniano”. A fare la differenza é ovviamente una sceneggiatura che pone le basi su una storia solida, intrisa di sentimentalismi e lacrime facili, ma anche potente e perfettamente supportata da un pool di attori di assoluto livello che riescono ad entrare bene nei personaggi e a portare su schermo momenti e situazioni credibili. Su tutti spicca la giovanissima Kylie Rogers, che con la sua interpretazione riesce persino ad oscurare attori vincitori di premi Oscar.
L'unico limite, se vogliamo, é quello della una presenza di tantissime sotto trame che da una parte creano un po di confusione, e dall'altra porta sullo schermo personaggi e storie che non vengono assolutamente approfondite, sprecando interpretazioni di (passateci il termine) attrici come Jane Fonda e Octavia Spencer.
Fathers and Daughters non sarà certo ricordato come il miglior film di Gabriele Muccino, ma sicuramente rappresenta un riscatto per il regista romano, in grado di dimostrare come sia ancora perfettamente in grado di lavorare sui sentimenti a fronte di una buona sceneggiatura. Se siete alla ricerca di quei film che cercano di dare una risposta al significa della parola amore - cosa che viene effettivamente fatta verso la fine della pellicola - allora questo film fa sicuramente al caso vostro.
La voglia di rivalsa da parte del regista de L'Ultimo Bacio era tantissima, e proprio con questo Padri e Figlie Muccino punta a dimostrare che é ancora in grado di fare cinema con la C maiuscola, e che i prodotti precedenti erano semplici battute d'arresto. Sarà realmente così?
Raccontare la paura d'amare
Fathers and Daughters (questo il titolo originale) é un lungo e complesso viaggio sulle difficoltà dell'amare una persona. La sceneggiatura di Brad Desh, tocca con chirurgica leggerezza sentimenti e dolori dei personaggi coinvolti. La storia é quella di Jake Davis (Russell Crowe) e di sua figlia, interpretata da Kylie Rogers da giovane e da Amanda Seyfried da adulta. Davis é un premio Pulitzer, uno scrittore brillante e amato dal pubblico. Il dolore inizia però ad entrare nella sua vita dopo che un incidente automobilistico gli porta via la moglie, lasciandolo solo con una bambina di cinque anni da accudire e crescere.
Questa situazione é resa inoltre ancora più complessa da una malattia psichiatrica che colpisce Jake con fortissime convulsioni e tremori. Lo scrittore decide così di separarsi dalla figlia per qualche mese, lasciandola alla sorella della moglie defunta, per farsi ricoverare all'interno di un ospedale specializzato provando a farsi curare. Dopo sette mesi di ricovero Jake viene rilasciato ma questo sarà solo il primo passo di un percorso lungo, complesso e per nulla facile.
La pellicola di Muccino viene gestita su due piani temporali differenti: gli anni '80 in cui viene raccontato il rapporto tra la piccola Katie ed il padre Jake, e i giorni nostri in cui Katie é diventata adulta e ha un brillante futuro come assistente sociale grazie alla sua laurea in psicologia. Questi salti temporali servono al regista per raccontare il dolore, ma soprattutto la difficoltà della parola amore.
Se é vero che Russell Crowe gioca un ruolo fondamentale all'interno della pellicola, e i suoi occhi sofferenti trasmettono l'amore incondizionato di una padre verso sua figlia, la storia racconta la vita di Katie, una bambina che si é vista togliere i sentimenti delle persone più importanti della sua vita e che ora ha difficoltà estreme nell'amare qualcuno preferendo relazioni estemporanee a rapporti importanti, nonostante abbia anche la fortuna di incontrare un uomo che potrebbe cambiarle la vita, interpretato da Aaron Paul.
Il sentimento é la parte umana che Muccino preferisce raccontare. E anche all'interno di questo Fathers and Daughters i tratti distintivi del suo cinema sono pienamente percepibili, e lui stesso non li nasconde. I famosi litigi girati in un unico piano sequenza, piuttosto che quella telecamera che segue sempre gli attori alle spalle, piuttosto che i primi piani su mani che si toccano o sguardi che si incrociano. Queste situazioni vengono inoltre enfatizzate da un ritmo si molto lento, ma allo stesso tempo mai noioso, in grado di continuare ad alimentare quel momento drammatico che ovviamente avrà il suo culmine verso la seconda metà del film.
Come avrete capito, tutto all'interno della pellicola é estremamente “Mucciniano”. A fare la differenza é ovviamente una sceneggiatura che pone le basi su una storia solida, intrisa di sentimentalismi e lacrime facili, ma anche potente e perfettamente supportata da un pool di attori di assoluto livello che riescono ad entrare bene nei personaggi e a portare su schermo momenti e situazioni credibili. Su tutti spicca la giovanissima Kylie Rogers, che con la sua interpretazione riesce persino ad oscurare attori vincitori di premi Oscar.
L'unico limite, se vogliamo, é quello della una presenza di tantissime sotto trame che da una parte creano un po di confusione, e dall'altra porta sullo schermo personaggi e storie che non vengono assolutamente approfondite, sprecando interpretazioni di (passateci il termine) attrici come Jane Fonda e Octavia Spencer.
Fathers and Daughters non sarà certo ricordato come il miglior film di Gabriele Muccino, ma sicuramente rappresenta un riscatto per il regista romano, in grado di dimostrare come sia ancora perfettamente in grado di lavorare sui sentimenti a fronte di una buona sceneggiatura. Se siete alla ricerca di quei film che cercano di dare una risposta al significa della parola amore - cosa che viene effettivamente fatta verso la fine della pellicola - allora questo film fa sicuramente al caso vostro.