Pitch Perfect 2

di Roberto Vicario
Dopo il boom di incassi ottenuto dal primo Pitch Perfect il gruppo delle “Barden Bellas” torna in questo seguito che promette tante nuove canzoni, una new entry nel gruppo (Hailee Steinfeld) e soprattutto una nuova regista: un'Elizabeth Banks che torna nuovamente dietro la macchina da presa, per un progetto decisamente impegnativo. Successo bis per il gruppo delle temibili signorine, o sbiadita copia del primo episodio? scopriamolo nella nostra recensione.

Poca originalità, tanto divertimento


In Pitch Perfect 2 torneremo a vedere all'opera lo spericolato gruppo di universitarie appassionate di canto a cappella, che si fa chiamare Barden Bellas. Il film parte qualche tempo dopo la fine del primo. Il gruppo di ragazze é diventato tre volte vincitore del campionato nazionale, e la loro popolarità é così alta tanto da arrivare ad esibirsi persino per il Presidente degli Stati Uniti in persona.

Purtroppo, proprio durante questa esibizione, qualcosa andrà storto e le ragazze si troveranno a dover riportare in auge il nome delle Barden Bellas dopo essere cadute nella vergogna. Come farlo? provando a vincere il campionato mondiale di canto a cappella che si tiene a Copenaghen, un ultimo grande successo, prima che la laurea faccia dividere il gruppo…

Pitch Perfect 2 é tutto, tranne che un film perfetto. Il lavoro svolto dalla Banks regista é un semplice rimescolamento delle carte in tavola, tentando semplicemente di riproporre quanto di buono e divertente si era già visto nel primo film.

Questa scelta, dettata anche da una sceneggiatura tutt'altro che ispirata di Kay Cannon, porta lo spettatore a vivere una costante sensazione di deja vu. Ad eccezione di una Anna Kendrick assolutamente “svogliata” che da leader nel primo episodio sembra quasi prendere le distanze dal gruppo - e non solo per esigenze di copione - le ragazze si comportano ancora una volta in quella maniera goffa, divertente ed in grado di strappare più di una semplice risata. A contribuire in maniera significativa a questa sensazione di leggero ma costante intrattenimento ci pensano tre personaggi in particolare: Rebel Wilson e lo scoppiettante duo Elizabeth Banks e John Michael Higgins.

La prima nei panni di Ciccia Amy ha il compito di riempire i punti morti, che spesso colpiscono le parti non cantate della pellicola, con battute che spingono ancora più in là la volgarità. In questo capitolo non possiamo che confermare la bravura di un'attrice che all'interno di una commedia di questo tipo, grazie alla sua gestualità e alla sua parlantina trova perfettamente modi e tempi comici da inserire all'interno di ogni scena, senza mai sembrare fuori luogo, ma alimentando il carattere di un personaggio da cui ci aspettiamo esattamente quello che fa.


Nonostante siano meno presenti rispetto al primo capitolo, anche il duo Banks Higgins si spinge ancora più in là per quanto riguarda le battute, ricordando in alcuni momenti l'esagerazione tipica di registi come Seth MacFarlane. Sessisti, razzisti, volgari e totalmente gratuiti. Lo scambio di battute veloci tra i due commentatori di competizioni a cappella, non faranno che strapparvi continui sorrisi, nonostante la “cattiveria” di alcune battute.

C'é ovviamente spazio anche per una new entry, ovvero quella Hailee Seinfeld che la bellezza di cinque anni fa venne lanciata nel mondo del cinema americano dai fratelli Coen con Il Grinta. Il suo personaggio non gode di moltissima profondità, ma ha il compito di portare quella sensazione di nuovo e giovane, che farà da collante per un eventuale terzo episodio della serie…e vedendo gli incassi che il film sta facendo registrare negli Stati Uniti siamo sicuri che si farà.

Tra mash-up di canzoni conosciutissime, battute irriverenti e classici cliché di questo genere canoro che lo trasformano in una sorta di Glee dalla durata di quasi due ore, il film scorre comunque senza mai annoiare.


Probabilmente la forza di Pitch Perfect 2 é proprio questa. Elizabeth Banks prendendo in mano le redini del progetto, ha giocato la carta della fedeltà a quegli elementi che avevano reso valido e piacevole il primo episodio, tentando semplicemente di amplificarli.

Questa scelta da una parte trasforma il film in una serie di scene già viste e riviste, semplicemente mosse da moventi differenti ma comunque banali; dall'altra però rende il prodotto estremamente confortevole agli occhi di lo guarda che, entrando in sala, si aspetta proprio quello che il film gli sta proponendo. E a dimostrazione di questo citiamo ancora una volta gli incassi fatti registrare in USA.

Come dobbiamo giudicare quindi Pitch Perfect 2? sicuramente un film furbo. Ma essere furbi non vuol dire assolutamente essere bocciati, anzi. La pellicola diretta dalla Banks nella sua totale imperfezione e a tratti banalità riesce a centrare perfettamente l'obiettivo che probabilmente si é prefissato sin dall'inizio della pre produzione: offrire a distanza di tre anni le stesse sensazioni del primo film. Ecco, sotto questo aspetto dobbiamo ammettere che c'é riuscita, non benissimo, ma c'é riuscita.