Polar

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Quando qualcuno inizia progressivamente a uccidere tutti gli ex agenti della ‘Damocle’, una potente agenzia di killer a pagamento, il sicario Duncan Vizla (Mads Mikkelsen) – prossimo al pensionamento - viene richiamato in servizio per scoprire chi siano gli assassini dei suoi ex colleghi. Scoprirà che nel mirino c’è anche lui...

La crisi di idee colpisce tutti: i grandi studios di Hollywood così come le case di produzione televisive. Netflix non fa eccezione e, dopo il mesto Bird Box, con Polar confeziona un prodotto che è semplicemente un mix tra John Wick e Kill Bill, ma che non ha né la forza della pellicola con Keanu Reeves né l’eleganza dell’epopea tarantiniana.

E dire che l’opera dello svedese Jonas Åkerlund parte decisamente bene: i primi 20 minuti sono decisamente efficaci per montaggio, messa in scena e presentazione dei protagonisti. La fotografia dai colori ipersaturi e lo humour nero (si veda la sequenza del cane) contribuiscono inoltre a posizionare il film in una categoria ben definita: il neo-noir a tinte forti, dove la violenza viene stemperata dall’estetica da fumetto. Non a caso il film è tratto dalla graphic novel del 2012 Polar - L’uomo venuto dal freddo, di Victor Santos.

Peccato che dopo un po’ il giochino si faccia stucchevole e ripetitivo e le gag iniziali comincino a stancare. La lunga (108 minuti, troppo lunga) carneficina che il killer ‘black kaiser’ (un Mads Mikkelsen che fa quello che può) compie per sfuggire ai suoi inseguitori, non è né appassionante né divertente, solo noiosa. E al centesimo cervello che esplode gli sbadigli non si fermano più. La sottotrama romantica alla Leòn (il gelido killer cerca di redimersi proteggendo una ragazza innocente, sai che novità) non emoziona minimamente, colpa anche di una Vanessa Hudgens catatonica. E i cattivi sono troppo bidimensionali, persino per un fumetto: se lo psicopatico Mr.Blut (Matt Lucas) riesce almeno a offrire qualche momento di sinistra ferocia, la sua squadra di scagnozzi si distingue per stupidità e antipatia, ed è quasi un sollievo vederli eliminati uno ad uno.

Nel finale, il film si apre a un possibile seguito: la speranza dei produttori è che la pellicola abbia abbastanza successo da dare vita a un franchise. La speranza nostra, invece, è che almeno cambino regista e sceneggiatori. Camei, abbastanza inutili, di Johnny Knoxville e Richard Dreyfuss.

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