Pompei
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Non basterebbe un solo libro per raccontare il modo in cui il cinema si é accostato ai temi storico-archeologici, dandone la propria (spesso molto libera) interpretazione. I film come Pompei andrebbero valutati da due punti di vista: quello della spettacolarità e quello della fedeltà alle vicende storiche. Sì, perché il più delle volte si tratta di opere piuttosto gradevoli dal punto di vista del puro intrattenimento, della componente spettacolare, ma dotati di una scarsa credibilità storica.
I registi che si cimentano in questo genere cinematografico, che potremmo definire “epico/storico/d'azione” (ma forse non bastano neanche le definizioni!), si trovano a dover scegliere quale delle due componenti far prevalere. E il più delle volte, lasciatemelo dire, tendono a far prevalere la componente spettacolare. Pompei non fa eccezione.
Diretto da Paul W. S. Anderson, già regista di Resident Evil e Mortal Kombat, il film racconta una delle eruzioni più famose della storia, quella del Vesuvio del 79 d.C., che colpì soprattutto le città di Pompei ed Ercolano. Nei panni del protagonista c'é Kit Harington, attore inglese noto soprattutto per il ruolo di Jon Snow ne Il Trono di Spade. Milo é un giovane schiavo celtico che da bambino ha assistito al massacro della propria tribù ad opera di alcuni soldati Romani, comandati dal generale Corvus (Kiefer Sutherland). La famiglia di Milo viene brutalmente uccisa da Corvus in persona, e il bambino viene fatto prigioniero dai mercanti di schiavi. Diciassette anni dopo, ritroviamo Milo a Londinium, l'odierna Londra, dove combatte come gladiatore: “il celta” (così viene chiamato), vince un combattimento dopo l'altro.
La sua abilità non sfugge a Graecus, un padrone di gladiatori che lo acquista e decide di portarlo a Pompei insieme agli altri suoi schiavi. Sulla via di Pompei, Milo e i compagni incontrano una carrozza che trasporta Cassia (Emily Browning), la figlia del ricco Severus (Jared Harris). Uno dei cavalli che traina il carro di Cassia cade, spossato dalla fatica, e Milo interviene in suo soccorso: con grande stupore dei presenti, il ragazzo spezza il collo del cavallo per fermarne la sofferenza. Da questo incontro scaturisce una forte passione fra i due giovani, che data la condizione sociale di Milo non può andare oltre un semplice gioco di sguardi.
Le cose si complicano ulteriormente quando il generale Corvus, nel frattempo diventato senatore, giunge a Pompei con l'intenzione di sposare Cassia. Milo ha dunque due ottime motivazioni per odiare Corvus, ma il suo destino di gladiatore incombe su di lui. Intanto, gli abitanti di Pompei conducono le proprie vite, ignari del fatto che il Vesuvio stia dando i primi segni dell'imminente eruzione...
Confesso di essere andata al cinema un po' prevenuta nei confronti di Pompei, ma devo dire di essermi ricreduta: per molti aspetti, il film é addirittura peggio di quanto mi aspettassi!
Niente da dire sulla componente spettacolare del film, soprattutto sull'uso della computer grafica, con la quale sono stati ricostruiti paesaggi, ambienti di vita quotidiana e, ovviamente, le scene dell'eruzione. Buona anche la scelta dei costumi, specialmente quelli femminili, anche se a tratti un po' kitsch, in una sovrabbondanza di ombretti dorati e orecchini a lampadario.
Il primo ostacolo che ho incontrato nella visione di questo film é sicuramente la trama, di una rara inconsistenza. Una storia d'amore scontata e sdolcinata, in cui due individui di diversa estrazione sociale cercano inutilmente di coronare il loro sogno. A completare il tutto, il loro amore é ostacolato dal cattivo di turno, il senatore Corvus, il cattivo “che più cattivo non si può”. Sì, perché in questo film, in cui la caratterizzazione psicologica é già di per sé assente, c'é un'evidente spartizione dei ruoli, come nel migliore genere peplum. Da una parte i buoni, mossi solo da intenzioni nobili e altruiste, e dall'altra i cattivi, assolutamente crudeli, spietati e senza scrupoli. Date queste premesse, difficile aspettarsi qualcosa di più dallo sviluppo del film. Se non altro, Milo e Cassia provano una buona dose di rancore e di insofferenza nei confronti di Corvus.
Un aspetto abbastanza fazioso della trama riguarda il modo in cui vengono rappresentati i Romani. Fin dalle prime scene, quando la tribù celtica viene massacrata dai soldati, i Romani ci vengono presentati come assassini dediti unicamente alla distruzione e alle conquiste. Non che i Romani in realtà fossero dei santi, intendiamoci... L'espansione dell'Impero Romano é avvenuta in gran parte con guerre e battaglie, non certo con lettere di cortesia e inviti a merenda, ma i Romani erano qualcosa di più di un gruppo di sadici bruti. E i Pompeiani, che dell'impero facevano parte, per tutta la durata del film non fanno altro che ripetere, disgustati, di non essere Romani.
Quanto al rapporto con le dinamiche dell'eruzione del Vesuvio, gli sceneggiatori devono essersi divertiti parecchio. L'eruzione, che durò due giorni, nel film viene condensata in poche ore, in un pot-pourri di massi roventi, magma e crolli di edifici. Risultano davvero poco credibili alcune scene, come quelle della nave che si incaglia nelle vie della città, realizzata per ovvie ragioni di spettacolo. Il difetto principale del film, oltre alla banalità della storia d'amore, é la sua esagerazione. Non dico che tutti i film di ambientazione storica debbano per forza essere impeccabili dal punto di vista della ricostruzione, ma qui non si vede neppure un pallido tentativo di realismo. tutto affidato al digitale, come se un trionfo di effetti creati al computer potesse risolvere le lacune della trama.
Nel caso in cui non si fosse capito, il film non mi ha entusiasmata. una dura lotta, fra personaggi i cui caratteri sono piatti come sagome di cartone, e inesattezze storiche buttate qua e là solo per far rimanere lo spettatore incollato allo schermo. Se si cercano due ore di relax e intrattenimento, svuotando la mente da preoccupazioni e ansie, il film fa il suo dovere. Ma se si cerca una storia avvincente, che ti resti impressa anche col passare dei giorni (e dei mesi), temo proprio che Pompei non sia il film più adatto.
I registi che si cimentano in questo genere cinematografico, che potremmo definire “epico/storico/d'azione” (ma forse non bastano neanche le definizioni!), si trovano a dover scegliere quale delle due componenti far prevalere. E il più delle volte, lasciatemelo dire, tendono a far prevalere la componente spettacolare. Pompei non fa eccezione.
Diretto da Paul W. S. Anderson, già regista di Resident Evil e Mortal Kombat, il film racconta una delle eruzioni più famose della storia, quella del Vesuvio del 79 d.C., che colpì soprattutto le città di Pompei ed Ercolano. Nei panni del protagonista c'é Kit Harington, attore inglese noto soprattutto per il ruolo di Jon Snow ne Il Trono di Spade. Milo é un giovane schiavo celtico che da bambino ha assistito al massacro della propria tribù ad opera di alcuni soldati Romani, comandati dal generale Corvus (Kiefer Sutherland). La famiglia di Milo viene brutalmente uccisa da Corvus in persona, e il bambino viene fatto prigioniero dai mercanti di schiavi. Diciassette anni dopo, ritroviamo Milo a Londinium, l'odierna Londra, dove combatte come gladiatore: “il celta” (così viene chiamato), vince un combattimento dopo l'altro.
La sua abilità non sfugge a Graecus, un padrone di gladiatori che lo acquista e decide di portarlo a Pompei insieme agli altri suoi schiavi. Sulla via di Pompei, Milo e i compagni incontrano una carrozza che trasporta Cassia (Emily Browning), la figlia del ricco Severus (Jared Harris). Uno dei cavalli che traina il carro di Cassia cade, spossato dalla fatica, e Milo interviene in suo soccorso: con grande stupore dei presenti, il ragazzo spezza il collo del cavallo per fermarne la sofferenza. Da questo incontro scaturisce una forte passione fra i due giovani, che data la condizione sociale di Milo non può andare oltre un semplice gioco di sguardi.
Le cose si complicano ulteriormente quando il generale Corvus, nel frattempo diventato senatore, giunge a Pompei con l'intenzione di sposare Cassia. Milo ha dunque due ottime motivazioni per odiare Corvus, ma il suo destino di gladiatore incombe su di lui. Intanto, gli abitanti di Pompei conducono le proprie vite, ignari del fatto che il Vesuvio stia dando i primi segni dell'imminente eruzione...
Confesso di essere andata al cinema un po' prevenuta nei confronti di Pompei, ma devo dire di essermi ricreduta: per molti aspetti, il film é addirittura peggio di quanto mi aspettassi!
Niente da dire sulla componente spettacolare del film, soprattutto sull'uso della computer grafica, con la quale sono stati ricostruiti paesaggi, ambienti di vita quotidiana e, ovviamente, le scene dell'eruzione. Buona anche la scelta dei costumi, specialmente quelli femminili, anche se a tratti un po' kitsch, in una sovrabbondanza di ombretti dorati e orecchini a lampadario.
Il primo ostacolo che ho incontrato nella visione di questo film é sicuramente la trama, di una rara inconsistenza. Una storia d'amore scontata e sdolcinata, in cui due individui di diversa estrazione sociale cercano inutilmente di coronare il loro sogno. A completare il tutto, il loro amore é ostacolato dal cattivo di turno, il senatore Corvus, il cattivo “che più cattivo non si può”. Sì, perché in questo film, in cui la caratterizzazione psicologica é già di per sé assente, c'é un'evidente spartizione dei ruoli, come nel migliore genere peplum. Da una parte i buoni, mossi solo da intenzioni nobili e altruiste, e dall'altra i cattivi, assolutamente crudeli, spietati e senza scrupoli. Date queste premesse, difficile aspettarsi qualcosa di più dallo sviluppo del film. Se non altro, Milo e Cassia provano una buona dose di rancore e di insofferenza nei confronti di Corvus.
Un aspetto abbastanza fazioso della trama riguarda il modo in cui vengono rappresentati i Romani. Fin dalle prime scene, quando la tribù celtica viene massacrata dai soldati, i Romani ci vengono presentati come assassini dediti unicamente alla distruzione e alle conquiste. Non che i Romani in realtà fossero dei santi, intendiamoci... L'espansione dell'Impero Romano é avvenuta in gran parte con guerre e battaglie, non certo con lettere di cortesia e inviti a merenda, ma i Romani erano qualcosa di più di un gruppo di sadici bruti. E i Pompeiani, che dell'impero facevano parte, per tutta la durata del film non fanno altro che ripetere, disgustati, di non essere Romani.
Quanto al rapporto con le dinamiche dell'eruzione del Vesuvio, gli sceneggiatori devono essersi divertiti parecchio. L'eruzione, che durò due giorni, nel film viene condensata in poche ore, in un pot-pourri di massi roventi, magma e crolli di edifici. Risultano davvero poco credibili alcune scene, come quelle della nave che si incaglia nelle vie della città, realizzata per ovvie ragioni di spettacolo. Il difetto principale del film, oltre alla banalità della storia d'amore, é la sua esagerazione. Non dico che tutti i film di ambientazione storica debbano per forza essere impeccabili dal punto di vista della ricostruzione, ma qui non si vede neppure un pallido tentativo di realismo. tutto affidato al digitale, come se un trionfo di effetti creati al computer potesse risolvere le lacune della trama.
Nel caso in cui non si fosse capito, il film non mi ha entusiasmata. una dura lotta, fra personaggi i cui caratteri sono piatti come sagome di cartone, e inesattezze storiche buttate qua e là solo per far rimanere lo spettatore incollato allo schermo. Se si cercano due ore di relax e intrattenimento, svuotando la mente da preoccupazioni e ansie, il film fa il suo dovere. Ma se si cerca una storia avvincente, che ti resti impressa anche col passare dei giorni (e dei mesi), temo proprio che Pompei non sia il film più adatto.