Premonitions
di
Roberto Vicario
Osservare Anthony Hopkins muoversi all'interno di un thriller, obbliga lo spettatore a far riemergere ricordi sopiti, ma mai dimenticati, di film che hanno segnato un'epoca e un genere come il Silenzio degli Innocenti, Red Dragon o Hannibal. A loro si associano poi pellicole che, specialmente negli anni '90 e nei primi anni del ventunesimo secolo, hanno gettato le basi del genere thriller raccontando di avvincenti e macabri dualismi tra brillanti detective e squilibrati serial killer.
Premonitions, primo film di produzione interamente americana per il brasiliano Alfonso Poyrat, ripercorre le orme di pellicole come Seven o Il Collezionista di Ossa, aggiungendo però al suo interno degli elementi paranormali e discussioni etico-morali. Come é andata? continuate a leggere.
Il Detecitve della FBI Joe Merriwether (Jeffrey Dean Morgan) e la sua collega Katherine Cowles (Abbie Cornish) sono sulle tracce di un pericoloso serial killer (Colin Farrell) che uccide le sue vittime sempre con lo stesso modus operandi. Dopo l'ennesima vittima, Joe decide che é necessario l'aiuto di un ex collega specializzato in psicanalisi, nonché sensitivo, ritiratosi dopo la morte per leucemia della figlia. Il Dottor John Clancy (Anthony Hopkins) decide di prendere parte alle indagini, ma ben presto scoprirà di avere a che fare con un serial killer molto particolare, con un "potere" decisamente più sviluppato del suo…
Evitando spoiler o pericolsi twist narrativi, questa a grandi linee é la trama che fa da sfondo a Premonitions. Gli sceneggiatori Sean Bailey e Ted Griffin hanno deciso, in sede di scrittura, che per rinnovare il genere e offrire qualcosa di diverso agli spettatori si dovesse puntare su poteri paranormali come, appunto, la premonizione.
Un'idea, almeno alla base, intrigante e che ha accompagnato la nostra entrata in sala con quel giusto pizzico di curiosità. Purtroppo però la sceneggiatura ha fatto l'errore di inserire troppi elementi all'interno di un contesto tutto sommato lineare, facendo così crollare la credibilità dopo metà film.
All'elemento della preveggenza si é infatti aggiunto quello dell'eutanasia, un discorso complesso e ramificato che in questo film viene addirittura usato come chiave di volta dell'intera indagine. Dialoghi e battute sono incentrare sul portare lo spettatore ad alcuni riflessioni profonde, ma questa volontà si scontra con la predominante paranormale della pellicola.
Il risultato é quindi quello di un prodotto che nei primi tre quarti d'ora getta delle basi interessanti, salvo poi buttare via tutto in maniera frettolosa e poco chiara nell'atto finale, con una chiusura assolutamente insapore e per niente convincente, fallendo nel riuscire a dare delle vere risposte alle domande che vengono poste allo spettatore durante il film.
Lo stesso regista, autore tra l'altro del bellissimo 2 Coelhos, non ci é sembrato perfettamente a suo agio con la macchina da presa. Troppi primi piani assolutamente inutili, stacchi di telecamera quasi da crime serial televisivo e soprattutto una scelta di riproduzione della premonizione che non ci ha per nulla convinto, risultando il più delle volte confusionaria.
Un peccato, soprattutto perché a fronte di una sceneggiatura così poco ispirata gli attori ci sono sembrati assolutamente all'altezza del ruolo. Oltre ai navigati Morgan e Hopkins, abbiamo trovato decisamente convincente sia la prova della Cornish ma soprattutto quella di Farrell nei panni di una serial killer efferato ma allo stesso tempo estremamente lucido.
Possiamo tranquillamente dire che Premonitions, purtroppo, non c'entra l'obiettivo. Quello che sulla carta poteva sembra un intrigante thriller si é invece rivelato un prodotto che é stato vittima della sua stessa volontà di stupire. La carta della premonizione viene giocata malissimo, e gran parte di questo problema é dato dall'introduzione di una serie di elementi etico morali che sebbene pertinenti in termini narrativi, hanno solamente portato ulteriore confusione all'interno della trama, lasciando in mano allo spettatore più dubbi che valide riflessioni.
Se siete amanti del genere magari recuperatelo in home video fra qualche tempo, anche solamente per rivedere un Anthony Hopkins che, per l'ennesima volta, nonostante la sua granitica espressione, ha dimostrato di essere uno dei migliori attori che hanno lavorato all'interno di questa tipologia di pellicole.
Premonitions, primo film di produzione interamente americana per il brasiliano Alfonso Poyrat, ripercorre le orme di pellicole come Seven o Il Collezionista di Ossa, aggiungendo però al suo interno degli elementi paranormali e discussioni etico-morali. Come é andata? continuate a leggere.
Premonizioni poco convincenti…
Il Detecitve della FBI Joe Merriwether (Jeffrey Dean Morgan) e la sua collega Katherine Cowles (Abbie Cornish) sono sulle tracce di un pericoloso serial killer (Colin Farrell) che uccide le sue vittime sempre con lo stesso modus operandi. Dopo l'ennesima vittima, Joe decide che é necessario l'aiuto di un ex collega specializzato in psicanalisi, nonché sensitivo, ritiratosi dopo la morte per leucemia della figlia. Il Dottor John Clancy (Anthony Hopkins) decide di prendere parte alle indagini, ma ben presto scoprirà di avere a che fare con un serial killer molto particolare, con un "potere" decisamente più sviluppato del suo…
Evitando spoiler o pericolsi twist narrativi, questa a grandi linee é la trama che fa da sfondo a Premonitions. Gli sceneggiatori Sean Bailey e Ted Griffin hanno deciso, in sede di scrittura, che per rinnovare il genere e offrire qualcosa di diverso agli spettatori si dovesse puntare su poteri paranormali come, appunto, la premonizione.
Un'idea, almeno alla base, intrigante e che ha accompagnato la nostra entrata in sala con quel giusto pizzico di curiosità. Purtroppo però la sceneggiatura ha fatto l'errore di inserire troppi elementi all'interno di un contesto tutto sommato lineare, facendo così crollare la credibilità dopo metà film.
All'elemento della preveggenza si é infatti aggiunto quello dell'eutanasia, un discorso complesso e ramificato che in questo film viene addirittura usato come chiave di volta dell'intera indagine. Dialoghi e battute sono incentrare sul portare lo spettatore ad alcuni riflessioni profonde, ma questa volontà si scontra con la predominante paranormale della pellicola.
Il risultato é quindi quello di un prodotto che nei primi tre quarti d'ora getta delle basi interessanti, salvo poi buttare via tutto in maniera frettolosa e poco chiara nell'atto finale, con una chiusura assolutamente insapore e per niente convincente, fallendo nel riuscire a dare delle vere risposte alle domande che vengono poste allo spettatore durante il film.
Lo stesso regista, autore tra l'altro del bellissimo 2 Coelhos, non ci é sembrato perfettamente a suo agio con la macchina da presa. Troppi primi piani assolutamente inutili, stacchi di telecamera quasi da crime serial televisivo e soprattutto una scelta di riproduzione della premonizione che non ci ha per nulla convinto, risultando il più delle volte confusionaria.
Un peccato, soprattutto perché a fronte di una sceneggiatura così poco ispirata gli attori ci sono sembrati assolutamente all'altezza del ruolo. Oltre ai navigati Morgan e Hopkins, abbiamo trovato decisamente convincente sia la prova della Cornish ma soprattutto quella di Farrell nei panni di una serial killer efferato ma allo stesso tempo estremamente lucido.
Possiamo tranquillamente dire che Premonitions, purtroppo, non c'entra l'obiettivo. Quello che sulla carta poteva sembra un intrigante thriller si é invece rivelato un prodotto che é stato vittima della sua stessa volontà di stupire. La carta della premonizione viene giocata malissimo, e gran parte di questo problema é dato dall'introduzione di una serie di elementi etico morali che sebbene pertinenti in termini narrativi, hanno solamente portato ulteriore confusione all'interno della trama, lasciando in mano allo spettatore più dubbi che valide riflessioni.
Se siete amanti del genere magari recuperatelo in home video fra qualche tempo, anche solamente per rivedere un Anthony Hopkins che, per l'ennesima volta, nonostante la sua granitica espressione, ha dimostrato di essere uno dei migliori attori che hanno lavorato all'interno di questa tipologia di pellicole.