Priscilla, recensione: una Maria Antonietta che non ce l’ha fatta
Sofia Coppola racconta il matrimonio tra Priscilla ed Elvis, ma sembra più interessata ad attaccare il Re del rock 'n' roll che a completare il ritratto della donna da lui trasformata in una bambola. La recensione di Priscilla.
Priscilla è una Maria Antonietta che non ce l'ha fatta, una regina chiusa nella sua gabbia dorata che soffre per l’ostilità dell’uomo che ha al suo fianco, la cui giovane età combinata all'eccezionale piega presa dalla sua esistenza rendono difficile trovare se stessa. Va riconosciuto a Sofia Coppola di essere tra le pochissime in grado di portare a questi livelli e con questi budget il racconto di una femminilità giovane e adolescenziale, il sentire di una ragazzina trasformata in un'estensione dell'uomo che ama. Va anche amaramente constatato che Coppola è tra le poche a scegliere questo tipo di protagoniste, di cui abbraccia, non nega, una femminilità fatta di golfini pastello, smalti brillanti e cagnolini vezzosi.
Tuttavia, Priscilla non è un film davvero riuscito, anche se sicuramente scatenerà il dibattito, polarizzandolo. Coppola si lancia in un attacco così frontale contro Elvis che non potrebbe essere altrimenti. Tra qualche ora arriveranno quelli che la tacceranno di aver fatto un film "anti maschi", subito irrisi da quanti gioiranno dell'ira di coloro che guardano con orrore a una certa retorica femminista approdata a Hollywood.
Come sempre accade, la verità è più sfumata di così. È indubbio che Coppola abbia uno sguardo meno benevolo rispetto a Baz Luhrmann, regista del recente film su Elvis con Austin Butler, sul cantante e marito della protagonista. D'altronde, buona parte delle accuse che gli sono mosse sono corroborate da evidenze storiche che ritraggono Elvis come un uomo fedifrago e possessivo, che cercò di plasmare la vita della moglie. Il film vede Priscilla come produttrice ed è basato sulle sue memorie di un matrimonio non semplice: è una visione di parte e non fa nulla per nasconderlo.
Coppola però fa molto di più: sbeffeggia Elvis, rendendolo un miscuglio tra carnefice, manipolatore e succube delle macchinazioni altrui. Lo priva del suo talento, priva il film della sua musica, nell'unica scena in cui lo ritrae sul palco sembra irridere le sue mosse e le movenze. Così facendo, però, non si rende conto di rendere Elvis il personaggio di gran lunga più interessante della pellicola, lasciando Priscilla chiusa nella sua gabbia dorata.
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La trama di Priscilla
Priscilla racconta la relazione tra il giovane Elvis e l'ancor più giovane Priscilla. Lei è studentessa minorenne diligente e un po' annoiata alla base militare statunitense nella Germania dell'Ovest in cui fa il servizio di leva il cantante già noto internazionalmente.
Il film inizia con il loro incontro e finisce con il loro addio, concentrandosi sulla crescita di Priscilla in una relazione in cui ha poco spazio e meno potere. Innamorata di Elvis, Priscilla lotta per essere al suo fianco, ma una volta arrivata a Graceland diventa una pedina nelle sue mani.
Elvis è amorevole e dolce, la ricopre di regali e attenzioni, ma sin da subito mette in chiaro di aspettarsi che la sua vita ruoti in funzione di quella del fidanzato. Non può portare amici e compagne di classe a Graceland, non può partecipare al lavoro dell'entourage del futuro marito, non può lavorare, non può nemmeno giocare in giardino con il barboncino bianco che lui le ha regalato.
Priscilla si trova quindi imprigionata nel ruolo di futura consorte del re del rock 'n' roll. Lui detta i tempi di tutto: vuole scegliere quando sposarsi, quando e se fare l'amore con la ragazza, i vestiti e il look di lei. Ogni minima trasgressione tira fuori un lato manipolatorio, cattivo, talvolta violento. Se Elvis ha un interesse, Priscilla deve interessarsi alle stesse cose. Non può chiedere conto delle scappatelle di lui, ma deve essere sempre a casa in caso che lui telefoni da uno dei set dei suoi film per darle un po' di conforto e trasmettergli il calore di casa.
Lo strano destino di Priscilla, non protagonista del suo film
Priscilla non perde di vista la sua protagonista, sin dalla prima scena. Racconta per immaginari Priscilla che prepara la meticolosa toeletta, che diventa ben presto un calarsi nel personaggio. Non rinuncia alla sua corazza di capelli cotonati e ciglia finte nemmeno quando sta per partorire.
Il film, così come Maria Antonietta, mostra un'infinità di dettagli casalinghi, oggetti, ninnoli e suppellettili che raccontano la vita della protagonista tanto quanto i dialoghi. Coppola insiste un po' troppo su questo catalogo dello stile di vita americano, alla ricerca di un bis della famosa scena delle Converse nel suo film sulla regista ghigliottinata. Priscilla incapsula perfettamente gli stilemi della vita americana dell'epoca: i passatempi, le macchine, i cosmetici, le pistole abbinate ai vestiti della protagonista.
Tuttavia, il personaggio più complesso e sfaccettato rimane Elvis, una persona terribile sì, ma infinitamente più interessante di Priscilla. Dal titolo senza cognome ci viene promesso un ritrattoa tutto tondo slegato da Elvis, ma la protagonista smette di esistere appena perde il suo status di Presley.
Il finale del film rappresenta la somma di tutte le sue mancanze e un evidente squilibrio nella fase di scrittura.Priscilla trova un modo per uscire dalla gabbia, per conoscere nuove persone e sviluppare un interesse (le arti marziali), infine coglie lo slancio e il momento per lasciare Elvis. Tuttavia, il film trascura completamente di costruire in modo coerente la sua crescita e la sua liberazione dal marito. Da un momento all'altro passa da essere indifesa a essere forte, senza una transizione chiara, senza un’analisi che un film biografico richiederebbe.
Elvis, nel suo ruolo di manipolatore, è costantemente alla ricerca di qualcosa che dia un senso alla sua esistenza, che gli spieghi il significato: prova l'LSD, legge strani libri filosofici e coltiva aspirazioni. Priscilla, invece, rimane chiusa nel suo silenzio, seduta sul divano con il suo barboncino. Rimangono ignoti i suoi rapporti con il clan Presley; a parte un vago accenno alla sua difficoltà nell'essere una madre presente per Lisa, non sappiamo altro del suo carattere. Mentre Maria Antoniette è rappresentata come ribelle e curiosa nella sua immaturità, Priscilla rimane la bambola che Elvis desidera per gran parte del film, e la risoluzione finale della pellicola sembra arrivare in modo brusco.
Il film ha un rapporto molto conflittuale con l'intimità della coppia, almeno quanto il suo protagonista. Elvis sembra sempre ritroso nell'approfondire la sua relazione con la fidanzata e anche con la moglie, persino quando lei manifesta il suo desiderio. Allo stesso modo, il film glissa e sfuma al nero quando la coppia supera questa difficoltà, inserendo poi una scena infelice che di un tentativo di violenza. Tuttavia, questa scelta sembra essere un artificio narrativo che serve a Priscilla per trovare il coraggio di lasciare Elvis. In questo senso, il film riflette in modo efficace un certo disagio nei confronti dell'esplicitazione dell'intimità e della sessualità nelle generazioni più giovani, ma la scarsa riuscita di queste scene mette in evidenza anche l'ipocrisia che spesso si cela dietro queste critiche.
Priscilla ha il diritto di essere una persona ordinaria e poco interessante, la cui straordinarietà deriva dalla situazione in cui si trova. Tuttavia, il film sembra non accettare nemmeno questa possibilità e si interrompe proprio quando Priscilla inizia a trovare la sua voce e a cercare una propria vita, relegandola a essere rilevante solo in quanto prigioniera di Elvis.
Voto
Redazione
Priscilla, recensione: una Maria Antonietta che non ce l’ha fatta
Priscilla è un film che fallisce proprio nella sua missione principale: raccontare la donna che Elvis ha trattenuto al suo fianco, tarpandole le ali. Sofia Coppola tesse un grande racconto di adolescenza femminile e cultura americana, ma sembra più interessata a demolire il mito di Elvis che a costruire quello di Priscilla.