Quo Vado?

di Roberto Vicario
Era il 2013. Due anni fa Checco Zalone diventò, grazie al suo film Sole a Catinelle, il protagonista della pellicola con il maggiore incasso nella storia del cinema italiano, l'inflazione a parte. Fare di meglio rispetto agli oltre 50 milioni di euro incassati fare di meglio é davvero un compito difficilissimo, ma - aspettando il verdetto degli incassi - in termini meramente qualitativi, il suo quarto film ci ha sorpreso in maniera estremamente positiva, migliorando quanto già di buono aveva fatto con il suo film precedente.



Il retaggio del posto fisso sotto forma di commedia



Quo Vado? ci racconta la storia di Checco (Checco Zalone) un ragazzo pugliese che, ligio ai dettami che gli ha inculcato il padre sin da bambino, ha realizzato la sua vita. Ha un posto fisso nell'ufficio provinciale di caccia & pesca dove lui abita. All'alba dei suoi trentotto anni vive ancora con i genitori evitando così i costi dell'indipendenza e non vuole assolutamente sposarsi.

La sua vita però subisce un fortissimo scossone nel momento in cui il governo vara la riforma del lavoro che diminuisce i posti della pubblica amministrazione, con relativo taglio delle province. Convocato a Roma, Checco inizierà la sua personalissima battaglia per non lasciare il posto fisso. L'estenuante scontro con la dottoressa Sironi (Sonia Bergamasco), addetta del governo al taglio del personale pubblico, lo porterà a subire tutta una serie di trasferimenti, sino ad arrivare addirittura in Norvegia all'interno di una base scientifica italiana. Qui conoscerà Valeria (Eleonora Giovanardi), una ricercatrice che ha una visione del mondo del lavoro e della vita profondamente diversa dalla sua…

Quo Vado?, lo ammettiamo, é stata una piacevolissima sorpresa. Se Sole a Catinelle aveva già fatto intravedere un certo grado di maturazione da parte del comico nato nelle fila di Zelig, con questo ultimo prodotto, il suo quarto, quella velata maturazione viene raggiunta in maniera estremamente convincente.



Pur trovandoci davanti ad una vera e propria commedia, il film ci racconta in maniera genuina e spontanea un Italia che vive ancora una concezione legata all'importanza del posto fisso, meglio ancora se statale. Un modo di pensare legato fortemente a delle radici piantate negli anni '60 e che sopravvive ancora oggi di retaggi legati un modello di assistenza statale non più applicabile.
L'attore tocca tutti questi argomenti (ma non solo!) in maniera estremamente leggera, ed allo stesso tempo, tra una risata e l'altra, riescono anche a far riflettere. Con i dovuti paragoni, Zalone fa oggi quello che Fantozzi faceva svariante decine di anni fa con le sue situazioni assurde, estreme ma in grado di raccontare la realtà del nostro paese. La comicità di Zalone può ovviamente non piacere, ci mancherebbe altro, ma é interessante e apprezzabile notare come il comico pugliese abbia scelto una via difficile, non così scontata nel mondo della commedia moderna. Quasi tutte le sue gag sono prive di volgarità e parolacce, e in circa 86 minuti di pellicola abbiamo notato solamente due battute a sfondo sessuale.

Tutto ruota intorno al lavoro, allo stile di vita, alla mentalità della nostra Italia, al senso di civilità e ai confronti con i modelli così idolatrati come quelli dei paesi nordici ma che, come vedrete, nascondono a loro volta dei contro. In questo si inserisco bene anche i personaggi che fanno da spalla allo strapotere recitativo di Checco. Maurizio Micheli e Ludovica Modugna, nei panni rispettivamente di padre e madre del protagonista, e soprattutto una Eleonora Giovanardi che, nella semplicità del suo personaggio, risulta una validissima spalla per le battute di Zalone.Graditissima anche la partecipazione speciale di Lino Banfi, nei panni di un Senatore "sistema persone".



Gennaro Nunziante, per la quarta volta al timone di un film di Zalone, dirige il cast in maniera molto semplice, regalando inquadrature molto classiche e tipiche della commedia nostrana. A rendere il tutto convincente é ovviamente la già sciorinata sceneggiatura scritta a quattro mani da Luca Medici (nome vero del comico) e Nunziante stesso.

I timori riguardo a questa pellicola erano molti, ma finita la visone siamo rimasti pienamente soddisfatti di quanto visto. Certo, alcuni buchi e leggerezze nella sceneggiatura ci sono, e il finale - che ovviamente non vi sveliamo - scivola forse troppo velocemente ed in maniera esagerata nel più classico del “lieto fine”; ma davanti ad un prodotto per larga parte coraggioso e soprattutto in grado di far ridere in maniera spontanea e genuina, i pregi superano sicuramente i difetti.

Piccola nota di merito per la canzone che come da tradizione accompagna il film e che, questa volta, omaggia per sonorità il grande Adriano Celentano. Intitolata La Prima Repubblica, esattamente come successo per altri testi scritti e arrangiati da Zalone, é un concentrato di populismo e luoghi comuni che però messi assieme funzionano, sono dannatamente orecchiabili e si incastrano perfettamente con il tema e lo stile della pellicola.

Quo Vado? é il miglior esempio da diversi anni a questa parte di come il nostro paese si ancora capace di realizzare un tipo di commedia in grado di far ridere ma allo stesso tempo pensare su questioni molto importanti ed attuali. In fondo, come i grandi maestri di questa arte ci hanno insegnato, é proprio dalle risate che molto spesso nascono importanti riflessioni. Bravo Checco.