Raymond & Ray, recensione: i fratelli Ewan McGregor e Ethan Hawke fanno centro
Raymond e Ray hanno lo stesso nome per volere del loro pessimo padre. Sono state le loro madri, ex donne in competizione per lo stesso uomo poi divenute amiche, a decidere di distinguerli accorciando uno in Ray e l’altro no. Distinzione volutamente rimescolata dal papà, che per lunghi anni ha tormentato psicologicamente e infierito fisicamente sui due Raymond. I due ragazzi sono cresciuti affidandosi l’uno all’altro, almeno finché “le continue umiliazioni subite insieme da adolescenti ti allontanano, perché quando si sta insieme i ricordi dolorosi tornano sempre a galla”.
Questo lo dice Ray (Ethan Hawke) a una sconosciuta parlando del rapporto ormai raffreddato con Raymond (Ewan McGregor), che la notte prima gli è piombato in casa per annunciargli che il loro vecchio è morto e voleva che i suoi figli andassero al funerale. Nelle parole di Ray c’è una grande verità: riallacciando i rapporti per il tempo necessario per seppellire (letteralmente) il padre, vengono a galla decenni di sofferenze e incomprensioni, ma forse anche l’inaspettata risoluzione per uscire in una fase di stallo in cui si trovano entrambi.
Le colpe dei padri: tre uomini a confronto in Raymond & Ray
Il film di Rodrigo García ha un avvio classico, ma sin dall’apertura si rivela capace di una notevole ricercatezza sia nella narrazione sia nella regia. Raymond guida sotto la pioggia per raggiungere Ray, scena che si specchia in maniera perfetta nel finale, quando a guidare lo stesso mezzo sotto la stessa pioggia è Ray. Nelle 24 ore che passano nel mezzo però i due fratelli fanno moltissima strada e si ritrovano in punti opposti della propria storia, così che quella guidata sotto la pioggia assuma un significato molto differente per ciascun Ray.
Raymond&Ray racconta tre uomini attraverso un lutto. Raymond e Ray, segnati profondamente anche nel presente dai modi in cui il padre Harris li ha picchiati e umiliati psicologicamente. Sullo sfondo però c’è sempre anche lui, Harris, un uomo che è stato un padre e marito terribile ma negli anni si è trasformato in altro. Il motore principale del film è proprio il tentativo di inquadrare il morto, di capire quanto la sua infanzia violenta e il redimente arco finale della propria vita possano bilanciare tutto il dolore inferto a due dei suoi figli. Raymond & Ray è alimentato soprattutto dalla frustrazione di una figura sfuggente, indefinibile persino nella sua cattiveria, che si è tenuta ben strette molte risposte importanti, portandole nella tomba.
Risposte che potrebbero risolvere in parte i problemi di Ray, a cui il padre è riuscito a rovinare anche il rapporto con l’amato jazz, e Raymond, che da adulto ha subito dal padre tradimenti ancora peggiori di quelli vissuti da ragazzo. Invece i due si ritrovano a dover scavare la tomba del genitore per sua ultima volontà, facendo i conti con le sue donne e il suo lascito testamentario e umano. Mentre Harris dall’aldilà continua a esercitare il proprio oscuro potere sui suoi “ragazzi”, Raymond e Ray scoprono che quella che dovrebbe essere un’esperienza catartica e liberatoria (seppellire un uomo che ha distrutto le loro vite) non è indolore e anzi: rischia di abbattere le difese e le distanze che hanno costruito negli anni.
Raymond & Ray e quel delizioso dubbio finale
Rodrigo García firma un film che è un gioiello di scrittura, sbavato purtroppo dall’urgenza di spiegare e spiegarsi. Raymond & Ray è molto più potente quando allude o glissa, mentre risulta davvero insopportabile quando nell’ultimo atto sente il bisogno di far enunciare ai suoi protagonisti i propri sentimenti, spiegare i suoi eventi, già chiarissimi senza bisogno di parole. È l’ennesimo titolo riuscito di casa Apple Original quest’anno, a ben vedere fatto con poco o niente. Poche location e un cast multietnico ma risicato, il film si basa solo su una sceneggiatura ricca di passaggi potenti, una storia drammatica ma basata su conflitti e affetti familiari in cui è facile rivedere parte del proprio vissuto e ovviamente sul duo Raymond & Ray. Ewan e Ethan funzionano alla grande come fratelli, anche perché ognuno incarna il ruolo caratterialmente e lui più congeniale, o quantomeno più in linea con la propria carriera. McGregor è prevedibilmente il fratello sensibile che cerca dell’ordine e nella tranquillità un rifugio dal “caos da cui proviene”, Hawke invece incarna quello dalla vita più sregolata e dall’approccio più da duro, che porta su di sé la non facile eredità di somigliare tanto, forse troppo, caratterialmente e umanamente al padre.
L’aspetto più riuscito di Raymond & Ray è proprio come nel finale suggerisca come a farci bene, più che la verità, possa essere un’interpretazione distorta ed errata che diamo alla stessa. Fate caso a come vengono consegnate le buste con le lettere del padre a Raymond e Ray e chiedetevi quale versione abbia più senso: la lettere così come sono state consegnate dal reverendo o l’altra.