Recensione Birds of Prey (e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn)
Vi raccontiamo l'emancipazione di Harley Quinn
La situazione in casa DC, dopo il tanto discusso film sulla Justice League, aveva iniziato a prendere una piega decisamente interessante, culminata in quel Joker di Todd Phillips (fuori, per chiarezza, dalla continuity dell’universo DC) che tra pochi giorni si giocherà alcune tra le più ambite statuette nella Notte degli Oscar.
Birds of Prey e la Fantasmagorica Rinascita di Harley Quinn arriva sulla scia di questa verve ritrovata; ritrovando un personaggio che - detto senza troppi giri di parole - è stata l’unica nota lieta e positiva di quel Suicide Squad che molti ricordano stortando il naso: Harley Quinn. Un personaggio che, dopo la visione di questo lungometraggio, confermiamo essere IL personaggio di Margot Robbie.
Un po’ come successo per Iron Man con Robert Downey Jr., qui ci troviamo davanti ad una performance che, in barba ai tanti problemi della pellicola, è straripante, credibile e sincera. Non scherziamo quando vi diciamo che Margot Robbie sembra essere nata per questo ruolo.
Un’intuizione che percepisce anche la stessa regista Cathy Yan (Dead Pigs), mettendo il personaggio di Harley al centro di una storia che, detto molto sinceramente, parla molto della sua emancipazione dopo essere stata per anni all’ombra di Joker, e poco di quel gruppo, chiamato Birds of Prey, che capeggia su tutte le locandine.
D’altronde, è proprio in questa chiave di lettura che troviamo i più grossi limiti della pellicola, forse un po’ troppo titubante sulla strada da intraprendere. Opta, come appena affermato, per uno screening time di Harley abbondante, ma lascia spesso in superficie molti argomenti che meriterebbero invece di essere approfonditi, soprattutto se si sceglie di puntare su questo personaggio.
La sensazione che abbiamo avuto durante tutta la visione, è che si viaggi sempre un po’ con il freno a mano tirato. Sembra che ci si spinga sulla insensata violenza (plausibile e accettabile visto il tenore dei personaggi all’interno della pellicola), ma non si va mai fino in fondo, come fatto ad esempio in un Kick Ass. C’è l’idea di raccontare la genesi di un super gruppo di donne, alcune anche decisamente affascinanti per il loro background, ma la storia è purtroppo declinata per lo più su Harley. Stessa sorte anche sul versante maschile, dove il personaggio di Black Mask (Ewan McGregor), se si eccettua una scena particolarmente "forte" viene lasciata anch’esso in superficie.
La Robbie convince nella sua prova attoriale ma, esattamente come per tutto il resto della pellicola, non riesce mai a spingersi oltre l’accenno di alcuni argomenti che vengono poi lasciati cadere, offrendo una visione della storia un po’ confusionaria. Confuso, ma qui con un’idea precisa alle spalle, è anche il montaggio, che attraverso la voce narrante di Harley, rispecchia la sua totale follia, con salti temporali a volte un po’ forzati, ma piacevoli nell’intento.
Quello che ne esce è un film che rispecchia, se vogliamo, il carattere e la personalità della sua protagonista principale: imprevedibile e spiazzante. Non ci siamo realmente annoiati durante la visione di Birds of Prey ma quello che abbiamo provato a visione ultimata è un reale senso di incompletezza, come se mancasse qualcosa a quello che abbiamo visto.
In sostanza ci troviamo davanti ad un film per certi versi irriverente quanto superficiale in moltissimi passaggi. Se cercate della semplice e pura azione, potrebbe anche funzionare (anche se alcune scene di combattimento fanno percepire un po’ troppo il senso di coreografia), se invece siete alla ricerca di un film con la giusta dose di black humor e trasgressività, potreste restare delusi.
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Redazione