Recensione Border

Una favola nera e ipnotica

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Border - Creature di confine, in sala dal 28 marzo, è un film di Ali Abbasi, regista iraniano-svedese, alla sua opera seconda dopo Shelley (2016). Vincitore del Noir in Festival 2018 e del premio Un Certain Regard al Festival di Cannes 2018, è tratto dal racconto Grans di John Ajvide Lindqvist, definito lo “Stephen King scandinavo”. Considerato già un film cult negli Sati Uniti, Border è indefinibile nel suo genere: romantico, noir, fantasy, con dentro denuncia sociale, e molti spunti di riflessione.


Tina (Eva Melander), impiegata alla dogana, è dotata di un olfatto eccezionale: fiuta il senso di colpa, la paura, la vergogna. Scova così anche la cosa più nascosta, ed è infallibile fino al giorno in cui Vore (Eero Milonoff), un uomo piuttosto inquietante, le passa davanti e le sue abilità per la prima volta sono messe alla prova. L’incontro con Vore, in cui lei riconosce molti dei propri “tratti” fisici ed emotivi, la porterà ad una scoperta sconvolgente.


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Tina  e Vore sono fuori dai canoni estetici, corpulenti, inquietanti, ma la sceneggiatura, la regia e la bravura degli interpreti, riesce a far dimenticare la loro “bruttezza”. Il loro stare vicini, seppur animalesco, fa sognare come il più romantico degli amori, il loro lasciarsi andare alla primordialità, li rende unici. Ed è così che i numerosi colpi di scena diventano ancora più spiazzanti ed inaspettati. Ali Abbassi riesce davvero a mischiare i generi, forse esagerando, e disorientando lo spettatore, specie nella seconda parte.

Tanti i temi: l’amore, l’accettazione del diverso, le apparenze, i rapporti familiari, la verità, ma su tutto, l’identità, in questo caso, gender fluid.

«Per me il film non parla della contrapposizione "Noi / Loro" ma di una persona che può ed è in grado di scegliere la propria identità. Voglio credere che tutti siamo in grado di scegliere chi essere. Vedo gli esseri umani come degli animali particolarmente evoluti e mi interessano tutte quelle situazioni in cui i nostri istinti bestiali cozzano contro la struttura della società» spiega il regista.

Border, vietato ai minori di 14 anni, è quindi una “favola nera”, che tra boschi e indagini sulla pedofilia, animali notturni e solitudini, racconta il desiderio di essere amati, qualunque sia la forma esteriore.


Recensione Border
4

Voto

Redazione

Recensione Border

Border travalica i confini di genere e del gender, ipnotizzando lo spettatore e suggerendo molti temi su cui riflettere.

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