Recensione City of Lies
Il caso Tupac/Notorius B.I.G. diventa un film
Dopo tanti rimandi e tanta attesa arriva finalmente nelle sale italiane il film City of Lies - L’Ora della Verità, diretto da Brad Furman. Uno spaccato, in salsa poliziesca, della scena rap a cavallo tra gli anni ’80 e ’90.
OLTRE LA RELIGIONE DELLA STRADA
Il rap negli Stati Uniti è sempre stato un fenomeno che travalica il concetto stesso di musica. In particolare, a cavallo di quegli anni, il rap era un sussulto, una disperata voce di rivalsa che cercava di urlare al mondo le difficoltà e la frustrazione di chi è cresciuto nella difficile vita della “strada”.
Ed è da qui che partono le grandi rivalità, sfociate poi in tragedia, tra la scuola dell’east coast e quella della west coast, con quei due capi unici e carismatici di nome Notorius B.I.G. e Tupac. Entrambi, purtroppo, sono stati le più illustri vittime di una faida, spesso e volentieri resa più mass mediatica di quello che realmente era, ma che si dimostrò, a conti fatti, più che mai reale e tangibile.
Furman indaga in tutto questo mescolando con relativa bravura la realtà dei fatti ad una storia dalle tinte poliziesche; lo fa unendo degli spaccati di realtà come filmati di repertorio a scena di pura recitazione, aiutato da un Johnny Depp forse realmente ritrovato (dopo Grimdelwalt, anche qui un’ottima performance) e un Forest Whitaker forse un po’ troppo “sopra le righe” per il tono della pellicola, ma comunque sempre molto bravo nel portare “a casa" la scena.
Quello che ne esce è un film che ci ha ricordato con piacere quel filone poliziesco che tanto funzionò negli anni ’90. La storia si sviluppa su due piani temporali differenti e segue da vicino le vicende del poliziotto dell’LAPD Russell Poole (Depp) che nel 1997 si trova ad indagare sugli omicidi dei due rapper, ancora oggi irrisolti; dopo una carriera finita male, sarà il giornalista Jackson (Whitaker) a cercare di fare squadra con Poole, per fare luce su questi omicidi.
Sebbene piacevole e coinvolgente dall’inizio alla fine, City of Lies richiede un fortissimo sforzo di concentrazione. Scegliendo un approccio quasi giornalistico al film, il regista, nel corso di oltre 100 minuti, snocciola e menziona un gran numero di nomi e situazioni che, per comprendere tutta la rete di coperture e torbide operazioni, è necessario tenere bene a mente.
Tolto questo però, quello che rimane è un poliziesco appassionato e appassionante. Un lungometraggio in cui il regista, aiutato dall’ottima fotografia di Monika Lenczewska, riesce a far trasmettere la passione e la sua voglia di raccontare un argomento ancora oggi fortemente dibattuto. In aiuto c’è anche la buonissima sceneggiatura di Christian Contreras, che è riuscito a condensare sotto forma di film un libro ricco e complesso come quel Labyrinth di Randall Sullivan da cui il film trae ispirazione.
In sostanza City of Lies - L’ora della Verità è un thriller estremamente piacevole e in grado di raccontare una serie di vicende che ancora oggi affascinano e non trovano risposta. Il piglio quasi documentaristico di alcuni passaggi potrebbero non essere gradito da qualche spettatore, ma nel complesso Furman, aiutato lo ribadiamo da buone performance attoriali, riesce a farci sentire parte di quella indagine.