Recensione Compromessi sposi
Salemme e Abatantuono nell'ennesima commedia nord vs. Sud
Ilenia, fashion blogger metà romana metà campana, e Riccardo, aspirante cantautore di Milano, si giurano eterno amore dopo un colpo di fulmine estivo. Il loro progetto di sposarsi si scontrerà, però, con le resistenze dei rispettivi padri: Diego (Diego Abatatuono) imprenditore edile e Gaetano (Vincenzo Salemme), integerrimo neosindaco di Gaeta, i quali complotteranno per far fallire le imminenti nozze, generando una lunga serie di equivoci. Fino all’inevitabile lieto fine.
‘Film di attori’, si dice solitamente di quelle pellicole prive di particolari meriti, ma che si reggono unicamente sulle prove degli interpreti principali: è esattamente il caso di Compromessi sposi, opera terza di Francesco Micciché, e tuttavia questo non è necessariamente un male. Va detto, infatti, che, a partire dal soggetto, fino alla messa in scena, la pellicola del regista di Loro chi? e Ricchi di fantasia non brilla certo per originalità o inventiva: su un impianto classico da commedia ‘matrimoniale’ del tipo Totò, Fabrizi e i giovani d'oggi o Ti presento i miei si innesta infatti la classica farsa alla Benvenuti al sud, con settentrionali e meridionali alle prese con i rispettivi sfottò, tic e nevrosi. Il tutto saccheggiando un repertorio – polentoni vs. terroni - già visto e sentito in opere precedenti, anche recentissime – come ad esempio tutto il filone dei cinepanettoni ‘minori’ con Massimo Boldi.
Che cosa salva, però, questo film dalla mediocrità a cui – sulla carta – sarebbe inevitabilmente condannato? Un gruppo di attori in gran forma, su tutti un incontenibile Vincenzo Salemme, sindaco inflessibile e padre preoccupato (quasi una replica del suo personaggio di Ma tu di che segno 6?) in grado di reggere la scena dall’inizio alla fine e infondere una grande carica comica anche a battute non particolarmente brillanti. A fargli da contraltare, un Diego Abatantuono parimenti efficace, forse un po’ troppo trattenuto, ma in grado di supportare e ‘contenere’ la verve dell’attore-regista partenopeo.
Anche sul fronte dei comprimari le scelte di Dino Abbrescia, Elda Alvigini, Fabrizio Nardi (del duo comico Pablo & Pedro) e di una insospettabile Rosita Celentano, conferiscono alla pellicola di Micciché quell’equilibrio comico che permette di passare tranquillamente sopra a una sceneggiatura quasi inesistente e piena di illogicità.
Si ride, dunque, in particolare nella prima metà, e pazienza se la storia quasi non c’è: l’intesa fra i due attori protagonisti tiene in piedi il film e porta a casa il risultato. Cosa non scontata per un film che di originale ha ben poco.