Recensione Copperman
In ognuno di noi c'è un super eroe
Anselmo è un bambino “speciale” che ha due punti fermi nella sua giovanissima vita: ama i cerchi e odia il giallo. Due dogmi che segue ciecamente e che affianca all’amicizia con Titti, compagna di scuola che intende sposare di lì a breve, e alla ferma convinzione che il padre sia un supereroe. Una realtà parallela, ovviamente, inventata dalla madre per nascondere quella ben più triste che lo vede fuggire via per non avere la responsabilità di un figlio come Anselmo. L’amicizia con Titti è però osteggiata dal padre della bambina, che arriva addirittura a sparare (a sale) al povero bambino per allontanare “il ritardato”, come lo chiama lui, dalla giovane figlia. E’ la goccia che fa traboccare il vaso, perché la madre di Anselmo denuncia quello che è conosciuto come un noto criminale (presta i soldi a strozzo all’intero paese), facendolo arrestare. La diretta conseguenza è che Titti viene data in affido ai servizi sociali, sparendo di fatto dal paese.
Perso l’unico punto di riferimento, la mente di Anselmo si dissocia ulteriormente, portandolo nel corso della sua crescita a convincerlo di essere lui stesso un super eroe. Aiutato dal fabbro del paese (Tommaso Ragno), Anselmo inizierà la sua carriera sotto le false vesti di Copperman (vista la sua armatura in rame). L’unico super potere di Anselmo è quello di volere aiutare la gente, sempre e comunque. Non sa volare, non ha una super forza e riesce a malapena a pattinare per spostarsi velocemente tra le strette strade del paese, ma è mosso da un cuore enorme e da una profonda incoscienza.
Il messaggio di Eros Puglielli è proprio questo: non servono armature e mantelli per essere degni di essere considerati super eroi. In una società dove la normalità è considerata quasi “fuori moda”, a volte basta anche semplicemente allungare una mano verso il prossimo per compiere un gesto degno del miglior Tony Stark. E lo svolgimento di Copperman segue alla perfezione questo canovaccio, incentrando l'attenzione più lo sviluppo emotivo e psicologico di Anselmo che non le sue evoluzioni sotto la pesante armatura di Copperman. Si ride meno di quanto ci si potrebbe aspettare, anzi non mancheranno i momenti drammatici ma l’interpretazione di un ottimo cast che oltre ad Argentero vede anche Galatea Ranzi (la madre) e Antonia Truppo (Titti Adulta), rendono la pellicola capace di scorrere via fluida per quasi tutti i 90 minuti di durata. Copperman si “inceppa” forse verso la parte conclusiva del film, pur non compromettendo la qualità complessiva della pellicola.
E’ comunque opportuno specificare che Copperman non è un film sui super eroi e non vuole in alcun modo innestarsi nel filone di lavori come “Lo chiamavano Jeeg Robot”, quanto piuttosto un film che, così come Anselmo, utilizza la corazza da per veicolare altri messaggi, come la cultura del “diverso” e la necessità di trovare umanità laddove pare si stia perdendo ogni giorno di più. Un buon lavoro, quello di Puglielli, che probabilmente avrebbe meritato una maggiore cassa di risonanza e visibilità.