Recensione Crucifixion

Tema interessante, svolgimento discutibile

Crucifixion è la prova lampante che la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni, e ci perdonerete un po' il gioco di parole. Si, perché l’ultimo lavoro di Xavier Gens (Hostile, Cold Skin), parte un po' con il piglio di chi vuole prendere le distanze dalla classica produzione di genere, salvo poi invece ricadere negli stessi errori e stereotipi per portare dritti ad un finale che lascia davvero un profondo senso di delusione. Certo, sempre di esorcismi parliamo, intendiamoci, e il film si apre proprio con l’evento clou, cioè l’esorcismo da parte di Padre Dimitru su una suora “posseduta”. Un rito durato ben tre giorni e che proprio sul momento più importante, viene interrotto dal vescovo. Lasciata a sé stessa, purtroppo, il fisico della giovane non regge e la povera Suor Marinescu, muore.


Ed è qui che inizia la parte più interessante del film, perché Crucifixion introduce un tema legale che, necessariamente, dovrebbe sposarsi con quello religioso. Chi è il responsabile del tragico evento? Chi ha deciso che la giovane non poteva essere curata in modo più tradizionale dalla scienza ufficiale? E’ la giovane giornalista Nicole Rawlins che, appassionatasi alla storia, parte in direzione della Romania per cercare fare ordine in una storia che sembra voler essere messa a tacere praticamente da tutti.

In primis proprio dalla chiesa che “scarica” il responsabile dell’accaduto e nega l’intromissione del Vescovo, mettendo Padre Dimitru nelle mani della legge, che lo condanna (assieme alle altre quattro suore che l’hanno supportato nel corso del rito) a ben quattro anni di reclusione. Le indagini della giovane giornalista fanno emergere le contraddizioni legate ad una cultura perennemente nel mezzo tra scienza e fede, ed è proprio la fase investigativa a risultare quella più convincente e ben girata.

Il problema arriva quando, inevitabilmente, il pozzo degli eventi reali si prosciuga e la palla passa a regista e sceneggiatore, che imbastiscono il più classico dei clichè per aumentare il minutaggio e portare a casa il film completo. La giovane giornalista, la cui fede vacilla a causa di un trauma personale, sarà essa stessa vittima delle forze demoniache, e qui ci fermiamo per non rovinarvi un finale comunque scontato e davvero molto poco in linea con una pellicola che invece, almeno nella prima parte, non sembra volersi fare molti scrupoli nel voler puntare il dito sull’ipocrisia del mondo ecclesiastico.

Il tutto non è certo aiutato dal reparto degli effetti speciali che in parte peccano in termini di realizzazione tecnica, ma soprattutto hanno il grosso difetto di appoggiarsi a canoni facilmente riconoscibili e ormai sfruttati fino alla noia. Capite bene che se ad un film horror togliete quasi interamente la parte horror, il castello di carte crolla miseramente, lasciandovi in mano solo una discreta prima parte del film e un successivo guazzabuglio di cose già viste e sentite e il vano tentativo di inserire un contesto amoroso/sessuale tra due persone che "lo so che non dovrei, ma almeno fammelo immaginare". Bah.