Recensione Il ragazzo che diventerà re
L'epica per ragazzi nell'era della Brexit
È davvero un peccato aver dovuto aspettare qualcosa come 8 anni per vedere di nuovo Joe Cornish all’opera nei panni del regista. Attore, produttore e sceneggiatore, il talentuoso inglese ispira già questo pensiero dopo poche scene della sua nuova fatica, che ha anche scritto di sana pianta.
La sua maestria da regista sopravvive anche alle tante limitazioni di Il ragazzo che diventerà re, un film che a più riprese appare televisivo per l'approccio derivante da un budget non esattamente grandioso. Eppure il lungometraggio è costellato di piccoli tocchi, movimenti di camera inaspettati e brillanti, oltre a tante soluzioni proprie dei veri registi; quelli che raccontano soprattutto e innanzitutto per immagini, senza bisogno di troppi giri di parole.
Un regista come Joe Cornish è un pezzo raro e pregiato anche per la sua voglia di dialogare con il pubblico più giovane. Se Attack the Block (la sua precedente fatica) era rivolta a una platea di adolescenti, qui il target è ancora più giovane: Il ragazzo che diventerà re è un film che si rivolge a bambini e a ragazzini, raccontando loro l’epica inglese per eccellenza: quella di Re Artù.
Alex (Louis Ashbourne Serkis, figlio di Andy) è infatti un ragazzino delle medie che vive con la madre e soffre la mancanza di un padre assente. Dopo aver aiutato l’amico Bedders preso di mira dai bulletti della scuola, finirà in un cantiere abbandonato, dopo essere stato inseguito dai prepotenti Lance e Kaye. Qui estrarrà una strana spada conficcata in una maceria.
La spada non può essere che Excalibur, tornata a rivelarsi per salvare Albione dalla resurrezione di Morgana (Rebecca Ferguson), la malvagia incantatrice sorellastra di Artù, decisa a prendere il potere sull’arcipelago inglese e a ridurne la popolazione in schiavitù. Ovviamente di lì a poco farà capolino anche un giovanissimo Merlin (Angus Imrie, un nome da tenere d’occhio) e amici e nemici di un tempo verranno riuniti in un’epica avventura per salvare il paese e il mondo.
Quella di Joe Cornish è una riscrittura del mito talmente matura da postulare sin da subito che salvare il mondo non significa risolvere magicamente tutti i problemi, bensì affrontare i più gravosi uno alla volta, puntando sulle giovani generazioni e sulla solidarietà che le persone possono imparare a dimostrarsi.
Siamo nel territorio del sovversivo se pensiamo che nell’Inghilterra tanto terrorizzata dal perdere le sue radici da approvare la Brexit Cornish postula anche che l’epica arturiana che conosciamo è stata scritta dai vincitori, ma la vera storia è molto più democratica. Alex non è stato scelto da Excalibur perché ha dei legami di sangue con la stirpe di Artù, perché la spada non rinforza il classismo dettato dalla stirpe, bensì la meritocrazia figlia delle azioni e delle intenzioni.
Il ragazzo che diventerà re è un film terribilmente affascinante per la sua estrema purezza, che ora risulta ingenua (il pubblico degli adulti un po’ potrebbe annoiarsi) ma ora diventa quasi rivoluzionaria. Non so da quanti anni non vedevo un film per ragazzi così concentrato a instaurare con loro un dialogo e del tutto disinteressato a vendergli un prodotto, un merchandise o un qualche tipo di consumo.
Se per certi messaggi è ben più radicale di Attack the Block, purtroppo manca proprio un protagonista carismatico come John Boyega a far fare un salto di qualità al film. La presenza degli adulti Patrick Stewart e Rebecca Ferguson è largamente sottoutilizzata e solo alcuni giovani convincono davvero