Recensione IO Last on Earth
...e se fossimo gli ultimi individui rimasti sulla terra?
A causa dell’avvelenamento dell’atmosfera la terra è diventata inabitabile, buona parte delle specie viventi sono state sterminate e i sopravvissuti sono costretti a rifugiarsi su uno dei satelliti di Giove – l’IO del titolo – per fondare una nuova colonia umana. Nel frattempo, sul pianeta semi-deserto, una giovane ricercatrice, figlia di un eminente scienziato, cerca un modo per rendere l’aria nuovamente respirabile prima che tutto l’ossigeno del pianeta venga inquinato. Le cose cambiano quando, un giorno, un misterioso viaggiatore si presenta all’avamposto di ricerca...
Ennesimo prodotto appartenente al filone di Interstellar e (perché no) WALL- E – a causa di inquinamento e cambiamenti climatici la terra non è più adatta alla vita umana e dobbiamo cercare ‘un’altra casa’ fra le stelle – IO è un prodotto originale Netflix che arriva sul piccolo schermo più o meno un anno dopo il suo epigono ‘horror’ The Cloverfield Paradox, dal quale, però, se ne discosta per l’atmosfera e gli intenti drammaturgici.
L’intenzione del film di Jonathan Helpert, nobile e ambiziosa, è infatti quella di raccontare la ricerca del senso dell’esistenza attraverso la parabola di una protagonista che non rinuncia a all’idea di (ri)trovare (e ricreare) la vita in un contesto dove essa è stata spazzata via quasi del tutto. Una ricerca che è inizialmente scientifica, ma che finisce col diventare inevitabilmente metafisica e spirituale, (Chi o che cosa crea la vita? La possibilità di vita umana è l’unico parametro per definire la ‘salute’ del nostro pianeta?) fino a sublimarsi in un finale dove le premesse iniziali vengono portate a compimento e tradite al tempo stesso (finale che non vi sveliamo, ovviamente).
Fantascienza ‘adulta’, dunque, che strizza l’occhio a Nolan, Villeneuve, e al semisconosciuto Another earth di Mike Cahill, ma che troppo spesso attinge – per idee e ambientazioni - a prodotti più commerciali come The Martian e Io sono leggenda. Il risultato è un ibrido discontinuo: visivamente affascinante ma zoppicante sul fronte della sceneggiatura, con dialoghi che troppo spesso appaiono già sentiti o poco credibili e personaggi che potrebbero essere caratterizzati meglio.
Apprezzabile, nonostante tutto, l’impegno dei due (pressoché unici) protagonisti: la bella e brava Margaret Qualley (una dei protagonisti di The Leftovers) e Anthony Mackie, il Falcon dell’universo cinematografico Marvel. Menzione d’onore per le belle musiche di Alex Belcher, al suo debutto come compositore dopo una lunga gavetta sul set di numerosi blockbuster.
Voto
Redazione