Recensione Io, Leonardo
Un viaggio guidato all'interno delle menti più geniali dell'umanità
Quello che Jesus Garces Lambert, regista del film, ci propone in sala dal 2 ottobre è un viaggio onirico nella mente di Leonardo da Vinci. Un genio che è stato in grado di intrappolare, nei suoi scritti, il divino e la scienza, l’arte e la sperimentazione. Delineando un modo nuovo per poter guardare quella personalità che tutti conoscono, ma che in pochi approfondiscono.
“Io, Leonardo” è un docu-film che ripercorre, con una grande teatralità, i punti salienti della vita di questo grande artista partendo proprio dalle sue stesse parole. Le parole che Luca Argentero recita durante tutto il film sono tratte dal “Trattato della pittura” che lo steso Leonardo scrisse; una sorta di diario contenente le sue opere, i suoi esperimenti, e in un certo qual modo la sua personalità. Proprio quest’ultima da anima all’intera narrazione, riuscendo a creare un film che ha un unico ambiente quello della “camera mentale” del genio. Un’intera stanza, quindi, sarà la scenografia portante del tutto il film. Imperturbabile nei momenti più sereni della vita dell’artista, decadente e inospitale nei tratti più ostili della sua biografia; seguendo quello stesso processo creativo che è rintracciabile nelle sue stesse opere. Una stanza che si adatta al cambiare del tempo, o dei mecenati, ma che continua a serbare l’immutabile aspetto di Leonardo rendendo palese come il flusso della sua coscienza restasse fedele a se stesso, nonostante tutti intorno a lui mutano con il passare del tempo.
Quello che si assapora sullo schermo non sono altro che le esperienze che si celano, storicamente, dietro le più grandi opere di tutti i tempi. Viene così mostrata la sua innata curiosità, la sua voglia di sapere o di sperimentare, la cultura che nasce dal duro e sapiente lavoro celato nella ricerca del dettaglio. Il tutto viene sapientemente narrato da Francesco Pannofino che non racconta semplicemente la scena o descrive i quadri, al contrario essa diventa la coscienza di Leonardo e muovendosi nella sua mente lo “accusa”, lo “interroga”, rivolgendosi direttamente a lui come solo un grillo parlante potrebbe fare.
L’organicità della pellicola viene data da un’ibridazione presente nella tecnica e nelle riprese: l’arte rinascimentale, così, si unisce a quella digitale; le riprese di un mondo onirico, si intrecciano a quelle tangibili dei luoghi da Leonardo vissuti, ma mostrati ai giorni nostri. Se, infatti, da una parte abbiamo il disegno, la pittura, il carboncino, gli oli e la sanguigna; dall’altra quella camera mentale si apre grazie all’utilizzo delle più moderne tecnologie riuscendo così a integrare proiezioni digitali al ricordo dei dipinti che tutti conosciamo. La carta e la pittura prendono vita anche grazie alla scelta del cast davvero somigliante ai soggetti immortalati in eterno. La fotografia, con i suoi colori e i suoi contrasti tra luce e ombre, riesce a trasportare lo spettatore all’interno di questo viaggio; lo stesso Lambert ha affermato che nella creazione dei toni e dei colori delle scene hanno cercato di seguire le stesse direttive che Leonardo aveva tralasciato sia nei suoi scritti che nelle sue stesse opere.
Unica nota dolente è la recitazione degli attori in scena. Forse per le battute o per il modo con cui vengono posti gli accenti nel pronunciarle, fanno in modo che essi appaiano fuori contesto non rendendosi credibili nelle vesti che portano. Plauso va, però, fatto alla sartoria in quanto sono riusciti a ricavare dai quadri dell'artista dei costumi che sono visivamente evocativi e potenti.
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Redazione