Recensione Modalità Aereo
La schiavitù digitale secondo Fausto Brizzi
Quando ci si alza dalla poltrona dopo i titoli di coda di Modalità Aereo si ha quasi l’impressione di aver visto una decina di film in uno. Tanta, forse troppa, roba nel nuovo film di Fausto Brizzi. Nato da un’idea di Paolo Ruffini (protagonista della pellicola), Modalità Aereo vorrebbe essere un monito sui rischi di una tecnologia che ha ormai preso il sopravvento sulla normale vita quotidiana, scandendone tempi e abitudini. Ancora di più: ormai la nostra vita, digitale e non, è custodita all’interno del nostro smartphone. E se lo perdessimo? E, peggio, se venisse ritrovato da due inservienti (vestiti come la Banda Bassotti) che abbiamo appena fatto licenziare? Disastro.
Soprattutto se il proprietario di questo scrigno (tutt’altro che impenetrabile) è prigioniero in un aereo diretto a Sidney e può fare davvero poco o niente per bloccare sul nascere il piano di vendetta dei due cyber-criminali improvvisati. Protagonisti, nell’ordine, Paolo Ruffini nei panni di Diego Gardini, manager di successo ma dallo spessore umano ridotto ai mini termini e la coppia Lillo e Dino Abbrescia, i due ex inservienti dell’aeroporto di Fiumicino che una volta violata la sicurezza dello smartphone di Gardini gliene combineranno davvero di tutti i colori.
Modalità Aereo vuole essere senza dubbio una commedia brillante, che riesce anche a strappare qualche risata sincera ma ha forse il grosso difetto di voler concentrare troppi temi all’interno dei novanta minuti di pellicola. Dal rapporto quasi inesistente con il figlio, al tradimento del suo braccio destro, al tentativo di riconquista di un’azienda ormai andata a rotoli, fino alla conquista amorosa di una Violante Placido in versione Hostess di volo. In mezzo a tutto questo c’è anche un Lillo che deve riconquistare la moglie dopo il quasi tradimento con il suo sogno erotico Sabrina Salerno e un piano articolato e strampalato per aiutare Ruffini a riprendersi l’azienda da famiglia.
Collante di tutto, lui, lo smartphone, custode di vizi e segreti e ormai in grado di segnare il confine tra una vita di successi e una di disperata normalità. C’è sicuramente qualcosa di biografico nella pellicola di Brizzi, che proprio recentemente ha dichiarato come la sua lista contatti sia sceda da oltre mille persone a meno di duecento, richiamando molto da vicino alcune scene del film dove Gardini scorre una lista infinita di nomi e numeri telefonici a cui però non può chiedere aiuto, perché non ha mai avuto legami di amicizia con nessuno.
Da rimandare al mittente, invece, il tentativo di far apparire Gardini come uomo solo perché schiavo della tecnologia. No, Gardini è solo per due motivi fondamentali: è un uomo interamente votato al suo lavoro e, soprattutto, è geneticamente stronzo. La tecnologia è solo una lente d’ingrandimento su questi due enormi problemi, ma sicuramente non è la causa.