Recensione POKÈMON Detective Pikachu
Pokémon formato bambini!
Se siete tra quelli che amano informarsi anche dai siti di cinema a stelle strisce, avrete sicuramente notato che le recensioni di Pokémon Detective sono uscite già da qualche giorno. E non sono mancati i titoloni ad effetto: “La maledizione è stata rotta”, “il miglior film tratto da un videogioco” e così via. In effetti la qualità delle produzioni cinematografiche che si ispirano a famose serie videoludiche, non è mai stata particolarmente brillante. Ripercorrendo la storia di questo genere di film, bastano davvero meno delle dita presenti su una mano per annotare quelli più o meno riusciti.
Pokémon Detective Pikachu, in realtà, non lo vediamo come il salvatore di questo genere, ma non fraintendeteci: il film di Rob Letterman, regista che si è messo in luce per l’ottima trasposizione di Piccoli Brividi, è un prodotto genuinamente divertente, in grado di offrire una visione piacevole, a tratti emozionante ma soprattutto incredibilmente vera, dei mostriciattoli di Nintendo. Il tutto all’interno di un film forse un po' sbilanciato a favore di una platea kids, ma che riesce anche ad essere onesto con il pubblico adulto. In questo marasma di positività, i difetti però ci sono, e alcuni sono abbastanza visibili.
La storia ci racconta le vicende di Tim Goodman (Justice Smith) che dopo aver abbandonato il sogno di fare l’allenatore di Pokémon, vive una vita piuttosto noiosa nei panni di un assicuratore. Lo scossone arriva quando scopre che l'improvvisa morte del padre detective non è stata probabilmente causata da un incidente, ma potrebbe essere collegata ad una multinazionale e ad un Pokémon piuttosto raro.
La sua voglia di verità lo porterà ad indagare a Ryme City, una città visionaria costruita dall’eccentrico miliardario Howard Clifford (Bill Nighy), che vede pokémon e umani convivere pacificamente tra loro, senza lotte e senza pokéball. Qui entrerà in contatto con alcuni personaggi chiave all’interno della storia come il tenente Yoshida (Ken Watanabe) ed il suo Snubbull, e la giornalista Lucy Stevens (Kathryn Newton) accompagnata dal simpaticissimo Psyduck.
Il compagno di viaggio per Tim sarà però il pokémon del padre defunto, un Pikachu (Ryan Reynolds) piuttosto particolare. Chiacchierone, caffeinomane e dalla memoria tutt’altro che brillante; tra i due si instaurerà una vera amicizia e insieme andranno alla ricerca della verità.
Dall’incontro e per tutta la sua prima parte, Pokémon Detective Pikachu è un film in grado di sorprendere e ammaliare lo spettatore. La trama persegue gli archetipi dei buddy e crime movie. I colori scuri, alternati ai fluo delle insegne di Ryme City, portano lo spettatore più adulto ad immaginare film come Blade Runner o Chi Ha Incastrato Roger Rabbit, offrendo un world building estremamente appagante per qualsiasi fan: ricco di riferimenti ai titoli della serie e a film (compresa una citazione ad Alien).
Ciò che ci ha maggiormente convinto è l’ottima coesione tra umani e pokémon. Un mondo non solo credibile e divertente, ma che tratta lo spettatore nel modo corretto, non mettendolo mai nella condizione di dover conoscere obbligatoriamente qualcosa o qualcuno per poter godere appieno di battute e dialoghi. In questo senso, e senza dimenticare anche la qualità visiva dei mostriciattoli, Pokémon Detective Pikachu è un film davvero ben riuscito e appagante.
Quando invece si vira sull’azione e su un contesto decisamente più “luminoso”, il film perde un po’ di mordente. Scene d’azione piuttosto standard e in qualche modo quasi superflue per l'evoluzione della vicenda narrata e mai realmente sorprendenti, a cui si aggiunge un altrettanto telefonato momento strappalacrime. Man mano che il mistero viene dipanato (piuttosto velocemente, a dire la verità), la natura assolutamente young del prodotto viene a galla, lasciando un po’ di amaro in bocca a chi si aspettava qualcosa di un po’ più articolato. Invece, ci troviamo un plot semplice, diretto, con personaggi non particolarmente profondi, facilmente assimilabili a concetti spesso centrali all'interno dei kids movie: l'amore, l'amicizia, il rapporto con i genitori e così via.
Al netto di questo, sono diversi gli elementi positivi che rimangono nella mente dello spettatore a proiezione conclusa, a partire all’ottimo rapporto che il film mette in scena tra Justice Smith e Ryan Reynolds, così come una serie di elementi citazionisti (come una musichetta in 8bit che richiama quella originale per Game Boy) che faranno la gioia di qualsiasi fan della saga. La cura che è stata riposta attorno al personaggio di Pikachu è promossa; Reynolds ha fatto davvero sua l'icona dei Pokémon, proponendo a tratti una versione politicamente corretta del suo Deadpool, all’interno di un corpicino giallo, peloso e in grado di sparare fulmini e saette. Inoltre, abbiamo particolarmente apprezzato la scelta di offrire una storia in grado di concludersi senza dare l’intenzione (quantomeno palese) allo spettatore di essere solamente l’inizio di qualcosa di più grande.
La forza del film, in fondo, è proprio questa: pur portando il nome Pokémon nel titolo, si tratta di un lungometraggio che può essere davvero goduto in maniera trasversale da fan e non, dei mostriciattoli di Nintendo. Un bel successo, no?
Ah, una piccola nota a margine: Psyduck è l’MVP indiscusso di questo film.