Recensione Sarah & Saleem

Da un amore clandestino al cuore della Gerusalemme divisa

Premio del pubblico e Premio Speciale della Giuria Miglior Sceneggiatura al Festival di Rotterdam,  esce nelle sale italiane dal 24 aprile grazie alla distribuzione Satine Film e alla determinazione di Claudia Bedogni di portare in Italia film di spessore spesso ignorati dai circuiti commerciali, Sarah e Saleem, Là dove nulla è possibile  di Muayad Alayan. Regista, direttore della fotografia e produttore palestinese, Alayan è al suo secondo lungometraggio: “Ambientando la storia di due coppie nella città divisa di Gerusalemme, ho potuto descrivere come, la vita nella Città Santa, arrivi a dettare pericolose soluzioni a situazioni sociali drammatiche piuttosto comuni, che possono accadere in qualsiasi parte del mondo”, racconta.


Ispirato a diverse storie vere, simili tra loro, prodotto e girato affrontando e superando diverse difficoltà (in un periodo difficile, quando sono scoppiati gli scontri attorno alla Moschea di Aqsa e il livello di tensione nella città era altissimo) il film si sviluppa nel ventre molle di Gerusalemme, dove il monitoraggio da parte dello Stato è più forte e profondo di quello individuale.  Il regista (con il fratello Rami, sceneggiatore) ha scelto quindi la struttura di una storia clandestina per raccontare la storia  della città  e i grovigli di Palestina e Israele. Ed è proprio questo che colpisce: il film ha la capacità di coinvolgere lo spettatore in una storia emotiva e privata che diventa un modo originale, vero e quindi molto più efficace, di mostrare come e quanto la politica entri nelle vita e nelle viscere delle persone, loro malgrado.

Sarah (Sivane Kretcher) è una donna israeliana che gestisce un bar a Gerusalemme, ha una figlia piccola e un marito che lavora nell'esercito. Saleem (Adeeb Safadi) è palestinese e nella vita fa il fattorino, ha una moglie incinta (Maisa Abd Elhadi) e tanti problemi economici. Sarah e Salem si incontrano casualmente, si piacciono e intraprendono una relazione clandestina che si consuma con cadenza settimanale nel furgone di lui. Quando i due, per romanticismo o leggerezza, o semplicemente più per umano desiderio, “escono” dal furgone, l’ “affaire” dapprima appannaggio delle loro coscienze, diventa politico e sociale, facendo emergere razzismi inaspettati, pregiudizi, complotti inesistenti e strumentalizzazioni infime. Sarah e Saleem diventano quindi il pretesto per entrare nelle dinamiche di una terra martoriata, con elementi di thriller politico sociale e con grande abilità di attori e regia di tenere alta la tensione emotiva e mentale.

Meravigliosa presenza e forza delle donne nel film, che di fronte al pericolo e alla paura lasciano fuori odio e vendetta per superare con autenticità le difficoltà.


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