Recensione Shazam!
La potenza di un supereroe con il cervello di un ragazzino. Cosa mai potrà andare storto?
I fratelli Warner portano in sala, a partire dal prossimo 3 Aprile, la giusta magia per potervi conferire la saggezza di Salomone, la forza di Hercules, la resistenza di Atlante, il potere di Zeus, le abilità di combattimento di Achille e la velocità di Mercurio: SHAZAM!
Billy Batson (Asher Angel) è un quattordicenne fin troppo abituato a scappare dalle famiglie a cui è dato in affido, perchè crede di poter essere in grado di badare a sé stesso, ma tutto sta per cambiare. Dopo un bizzarro incontro ha acquisito la capacità di diventare un adulto (Zachary Levi) dagli strabilianti poteri che deve imparare a padroneggiare in fretta, perché una nuova minaccia, il Dottor Thaddeus Sivana (Mark Strong), sta per abbattersi sulla sua città. Per fortuna, al suo fianco, vi è Freddy (Jack Dylan Grazer); un ragazzino esperto sull'universo dei supereroi, che spingerà Billy a testare le sue nuove capacità.
L’atmosfera dell’intero film è l’elemento che più lo contraddistingue dalla già conosciuta “cupezza” dell’universo DC. L’ilarità che permea la totalità dei dialoghi o i punti di picco dell’azione ha un carattere molto teen, il che mostra quando tutto ruoti intorno alla giovane età dei protagonisti. L’adolescenza, così, ci viene mostrata tra i suoi alti e bassi; concentrandosi soprattutto su quelli che sono i rapporti che contribuiscono alla formazione del carattere di un individuo, soprattutto quando al mondo si è rimasti soli. Tra Villains e Heroes, infatti, si nota come il file rouge è sicuramente la famiglia e il modo con cui ci si lega ad essa. Il rapporto tra genitori e figli è quello più complicato sotto ogni sfera emotiva perché duale nelle sue caratteristiche: esso può costituire la forza dell’individuo, ma allo stesso tempo la sua debolezza. L’amore delle persone che ci circondano e l’affetto che riponiamo in essi rappresentano un punto fondamentale nelle motivazioni che muovo i personaggi.
Riportando la magia alla sua più archetipa forma, quella del bene contro il male, in scena vengono designate le classiche visioni dell’eroe e del cattivo, permettendo però di entrare in empatia con entrambi al medesimo modo. David Sandberg, il regista, disegna così dei personaggi che posseggono evidenti punti di contatto, ma che il fato ha destinato a due percorsi opposti.
Visivamente lo spettatore non può fare a meno di sbalordirsi davanti gli effetti speciali che la pellicola offre, che accompagnati a canzoni iconiche come quelle dei Queen, intrattengono e divertono. Lo slow motion scandisce il tempo dei combattimenti, permettendo di godere della supervelocità che l’eroe possiede, senza però disturbare lo sguardo. Fulmini e fumo si alternano ai calci e ai pugni mettendo da parte la “crudezza” che ci sarebbe aspettati, ma il tutto viene recuperato dalla bontà dello script. La narrazione rispetta il taglio adolescenziale e in modo chiaro mostra la nascita e la crescita non solo di un eroe, ma del suo alter ego. Ciò lo si deve sicuramente alla bravura del cast perché sia componente adulta che quella più piccola sembra avere il ruolo perfettamente cucito sulla pelle. Zachary Levi, in particolare, ha le giuste espressioni per apparire assolutamente credibile come ragazzino nel corpo di un adulto.
Lo spettatore esce dalla sala con la consapevolezza di essersi divertito e di aver visto un solido blockbuster, migliore dei suoi precessori.
Voto
Redazione