Tornare a vincere: La rivincita di Ben Affleck

Il riscatto attraverso lo sport

Tornare a vincere, è l’ennesimo film che in Italia ha subito gli effetti dell’emergenza in corso. Dal 23 aprile è, infatti, disponibile per l'acquisto e il noleggio in digitale (anche in 4K UHD) su Apple Tv, Youtube, Google Play, TIMvision, Chili, Rakuten TV, PlayStation Store, Microsoft Film & TV, e per il noleggio su Sky Primafila, Infinity e VVVVID.

Diretto da Gavin O'Connor con protagonista il premio Oscar Ben Affleck, questa pellicola ha permesso all’attore di indossare i panni di un ruolo molto intimo e fragile mostrando così quelle che sono le sue capacità attoriali.

Affleck è Jack Cunningham un uomo di mezz’età che appare fin dalle prime scene bloccato nella sua stessa vita; sembrerebbe quasi un tutt’uno con lo sfondo della metropoli se non fosse per il giubbino catarifrangente che indossa. Ex stella del basket ha perso tutto. Le uniche cose che ha tra le mani sono solo i cocci dei suoi ormai deteriorati rapporti, ricordi di una vita che lo vive e che lo spingono a trovare passivamente conforto in quelle lattine di birra che tiene impilate l’una sull’altra in frigo. Lattina dopo lattina si nasconde, quasi come se esse fossero la sua coperta dell’invisibilità; nessuna responsabilità può trovarlo e il rifiuto per il mondo diviene via via decisamente più facile da digerire. Non lascia quella birra neanche quando è sotto la doccia talmente è narcotizzato e cullato dalla certezza che riesce a trovare sul suo fondo.

Ma la pellicola di O’Connor narra una storia di redenzione e così, come la manna dal cielo, ecco che tra le sua mani gli capita l’occasione giusta per poter cercare di trovare uno stimolo, uno scopo. Gli viene offerta la possibilità di allenare la squadra di basket del suo vecchio liceo, offerta che accetta sorprendendo persino se stesso. Questa opportunità sembra dargli lo stimolo giusto per potersi alzare la mattina e per poter rompere il circuito di autodistruzione nella quale era entrato. Man mano che i primi risultati diventano tangibili, lui si risolleva, ma la vita, come la più letale delle montagne russe lo risbatte a terra con i ricordi di ciò che lo hanno distrutto. La perdita del figlio, il rapporto violento con il padre, il rapporto con la moglie: demoni che la birra a tenuto sepolti, ma che tornano a tormentarlo perché non adeguatamente esorcizzati. 

Quello che si riesce a cogliere in questa pellicola, come evidenziato precedentemente, è la grande intimità che il personaggio di Jack mette a nudo in scena. Vi è la fragilità di un uomo che stride fortemente con la sua massiccia presenza scenica, le larghe spalle di Affleck visivamente potrebbero reggere il mondo, ma emotivamente cedono il passo al dolore e a quella sofferenza che il personaggio non riesce ad affrontare. I rapporti che sviluppa nel corso della sua redenzione, sia che essi siano con i ragazzi della squadra o con i familiari che aveva praticamente perduto, lo mettono davanti alla dura verità: non si può cambiare il passato, ma si può decidere come vivere il presente.

Cunningham sa che deve comprendere che non può lasciarsi vivere dalla vita, perché questo porta all’autodistruzione. E si nota come l’accento del regista voglia essere posto proprio su questo aspetto perché la musica extradiegetica conferisce un punto di appiglio all’emotività dello spettatore. La colonna sonora, per lo pianoforte e violini, come in una grande orchestra, enfatizza gli attimi in cui l’emotività di Jack si spezza e qualcosa dentro di lui si spezza ulteriormente. 

Nonostante la forte emotività della pellicola il film rischia di non coinvolgere a pieno lo spettatore, ma anzi di cullarlo verso la banalità. La trama non ha grandi risvolti, fin dai primi momenti in cui si preme play si sa cosa c’è da aspettarsi da un film simile. Non c’è neanche il rischio di far troppi spoiler parlandone perché già il titolo appaga tutte le aspettative del pubblico.