Recensione Tuttaposto
Dal piccolo al grande schermo,
Roberto è un giovane studente universitario siciliano.La sua storia potrebbe essere quella di un ragazzo come tanti. Anzi: la sua storia potrebbe non svolgersi nella sua Sicilia, ma in qualsiasi altra parte del mondo.Mafia, scacciapensieri e molti atri stereotipi non c'entrano nulla.Il problema di base però è che Roberto non è proprio uno studente come tanti: ma il figlio del rettore. Nell'ateneo siciliano più nepotistico e corrotto d'Italia. Professori che prendono soldi per un buon voto, favori e clientele la fanno da padrone.
E Roberto vive in questo contesto apparentemente felice.Fino a quando la conoscenza della ragazza russa in Erasmus Irina lo porterà dalla parte dei ribelli: con un'app chiamata proprio "Tuttapposto" darà vita (sul modello di TripAdvisor) alla possibilità di poter valutare l'operato dei docenti.Portando i media nazionali e lo stesso governo ad occuparsi delle sorti dell'ateneo.La comicità di Lipari si basa sui buoni sentimenti di "un ragazzo come tanti". Capace di portare ad un processo di empatia nei suoi confronti, in modo da rappresentare lo studente universitario "medio" o "tipico" di questi tempi.Gioca tutto sul marcato accento siciliano, sui suoi vezzi, sull'etimologia del termine "minchiata" (che può voler dire tutto, da "ho fatto la carne per cena stasera" a "scusa cara, ma ti ho fatto le corna"). Ed il film è conseguentemente incentrato tutto sulla verve comica, con molti co-protagonista che devono necessariamente lasciare spazio a battute, gag, o giochi di parole ad uso e consumo del pubblico.
Il cast di contorno è ricco e comprende oltre a Luca Zingaretti, Monica Guerritore, Ninni Bruschetta, Paolo Sassanelli e Sergio Friscia un'ottima schiera (perlopiù il corpo docenti) di attori di teatro siciliani.Ma è la resa scenica (assieme all'esilità della trama) a rendere questo film ancora debole o acerbo per un pubblico potenzialmente immenso come quello degli studenti universitari italiani.Quanto è effettivamente una star nazionale Lipari? Quanto l'università di un luogo immaginario (come nel zingarettiano Montalbano) come la Sicilia di questo film si presta ad un pubblico di ogni latitudine?Quanto dunque si sentiva la necessità di questo film, diretto da un regista (Gianni Costantino) sì esperto in film incentrati sulla preponderanza di una star comica ("Ravanello Pallido", con Luciana Littizzetto) ma che al tempo stesso da oltre 15 anni non dirigeva un lungometraggio?
L'unico percorso logico che si vede in quest'opera (comunque con gag carine ma mai irresistibili e non scontate) è nel vederlo (sulla falsariga di certa filmografia legata alla figura di Massimiliano Bruno) come un'opera contigua o comunque collegata alla più ampia e di maggior successo filmografia di Ficarra e Picone (anche loro distribuiti dalla Medusa, anche loro collaboratori di Costantino e anche loro presto al cinema). In modo da tastare il pubblico verso un tipo di comicità forse utile per il futuro o in grado di preparare il terreno verso quello che aspira ad essere (assieme a Zalone) uno dei fenomeni di maggior incasso della stagione cinematografica 2019-2020.