Ricomincio da me
Avete presente quando vi sedete in sala con la sensazione di stare per assistere ad un vera boiata ma dopo qualche minuto vi accorgete che è anche peggio? Ecco. Che poi, a voler essere seri, il tema principale di “Ricomincio da me”, potrebbe non essere nemmeno dei più banali. Anzi, è tristemente attuale e concreto, perché vede una non più giovane Jennifer Lopez cercare di migliorare la propria posizione lavorativa scontrandosi con la classica mancanza del “pezzo di carta” che possa spalancarle le porte di un futuro più roseo. Però Maya (questo il nome del personaggio interpretato da J.Lo) è abile e brava, ha frequentato la classica “università della strada” e con la forza delle idee e del duro lavoro è riuscita a portare a casa risultati importanti, ma quando si tratta di fare l’ultimo passo, la sua azienda le preferisce il classico pluri laureato che parla come Montemagno e che, di fatto, non capisce la classica beneamata.
Aiutata da un nipote, che falsifica sfacciatamente curriculum e social media della donna, Maya riesce ad avere un appuntamento con il più importante produttore di cosmetici nel settore, che decide di mettere subito alla prova le capacità manageriali della donna con una prova decisamente sfidante. Partiranno da qui tutta una serie di equivoci e gag che inizialmente riescono anche a strappare un sorriso ma che puntano poi dritti ad un colpo di scena abbastanza scontato e ad un mood da “volemose bene” che porterà la glicemia oltre i livelli di guardia. A questo unite anche una sceneggiatura scritta con il pilota automatico, una prova attoriale della Lopez ampiamente trascurabile e un Peter Segal che sembra essersi dimenticato come riuscire a far ridere (non sorridere) il pubblico. Come direbbe il nostro Livio: Ambulanza.