Ricordi?

Ricordi?

Quante volte lo chiediamo alla persona amata, e quante volte, messi a confronto, i ricordi sono diversi, hanno sfumature che non avevamo notato, e che l’altro ci trasferisce, o ci arrabbiamo, perché non corrisponde a ciò che noi ricordiamo di quel momento.

Valerio Mieli, alla sua opera seconda dopo Dieci Inverni, torna sul tema amore e coppia, ma lo fa con una storia che si racconta attraverso i ricordi dei due protagonisti, senza nome: Lui (Luca Marinelli) e Lei (Linda Caridi) , che si incontrano ad una festa su un’isola, e si innamorano, come nelle favole. Tra loro Marco (Giovanni Anzaldo) e la ragazza rossa (Camilla Diana), ed un cameo di Angelo Barbagallo (Produttore con Bibi Film insieme a Led Fiml d’Ici, Rai Cinema, Cattleya – distribuito da Bim)

Quella di Mieli, anche sceneggiatore, è però una favola senza tempo, universale, semplice nella sua complessità .

Si passa dal presente al passato come in una danza, fatta di colori, atmosfere, e ritmi cangianti. Un grande lavoro di sceneggiatura (iniziata nel 2016), di fotografia (firmata dalla bravissima Daria D’Antonio) e di montaggio (finissimo e preciso, di Desideria Rayner) durato mesi dopo il primo blocco di riprese, ed ancora mesi dopo il secondo ed ultimo (Mieli ha girato in stagioni differenti), dando vita ad un’opera fluida, in cui immergersi completamente.

Sebbene infatti possa dare in un primo momento, un certo smarrimento, il viaggio continuo tra i ricordi diventa così naturale da permettere allo spettatore di non chiedersi più “ma dove siamo? Perché ha un altro vestito?” preso dal viaggio interiore dei due personaggi innamorati, che sostanzialmente vivono il presente districandosi tra i ricordi del  passato – la loro infanzia ed adolescenza – e il timore (per Lui) e la curiosità e leggerezza (per Lei) verso il futuro. I ricordi diventano così un pentagramma, su cui i due compongono le loro musiche, a volte in armonia a volte profondamente diverse e lontane. Ma con il passare del tempo insieme, il loro modo di ricordare si mischia e si influenza, dando alle loro vite colori mai conosciuti prima.

Sebbene il film sia molto parlato, l’elemento della fisicità e dell’azione interiore che diventa esteriore è molto presente: i ricordi riaffiorano tra i fiori, la nebbia fitta, i fumi delle terme, la neve, le mura di casa, gli alberi, dagli odori, da una parola. A volte diventano vividi e poetici, altri si sbiadiscono fino a scomparire nel buio.

Mieli permette allo spettatore di empatizzare con entrambi, fluttuando tra nostalgia e allegria, dramma e commedia d’amore. Gli attori rendono credibile ogni passaggio dei loro personaggi e l’arco di trasformazione, mescolandosi pur mantenendo sempre la loro identità. Un film d’amore sull’amore, sulla fuggevolezza del tempo e sulla naturale attitudine umana di colorare o annerire le proprie esperienze.