RoboCop

di Valerio De Vittorio
Vi aspettate un disastro? Anche io e invece il nuovo Robocop é un film che quando finisce lascia stupito lo spettatore per quanto in realtà funzioni bene. Sia chiaro, non é un film perfetto e non prenderà il posto del classico di Verhoeven, anche per l'epoca profondamente diversa in cui vede la luce, eppure il rinnovamento dell'icona di fine anni '80 ha qualcosa da dire.

La storia prende spunto dall'originale ma se ne discosta sotto molti aspetti. L'obiettivo che potremmo dedurne é la voglia di attualizzare temi oggi meno di impatto. Il futuro dipinto é molto vicino al nostro presente. Non é distopico e anzi, al contrario, é spaventosamente credibile. Un anchorman d'assalto, interpretato dal sempre carismatico Samuel L. Jackson, ci introduce ai nuovi Stati Uniti, una potenza coloniale che diffonde nel mondo la pace grazie alla propria potenza militare, ormai quasi completamente composta da robot soldati. Niente più vite umane sacrificate per la pace, ma macchine che non devono pensare ma solo agire. E allora perché non possiamo avere lo stesso sul suolo americano?



Il lungo monologo iniziale di Jackson ci spiega infatti che una legge proibisce l'utilizzo di robot entro i confini degli Stati Uniti, cosa che non permette alla OmniCorp, leader mondiale del settore, di lavorare in patria. Conosciamo così Raymond Sellars, il CEO della compagnia interpretato da un Michael Keaton in grande spolvero. Durante un brain storming con i suoi assistenti gli viene l'idea del secolo, dare agli americani un robot che possano amare, un ibrido umano, un poliziotto riportato in servizio grazie ad impianti cibernetici. Entra in gioco il dottor Dennett Norton (un Gary Oldman ormai abbonato a ruoli positivi dopo una carriera da "cattivo"), esperto della OmniCorp nel campo delle protesi. Dopo un iniziale rifiuto, d'altronde il suo lavoro non era mai stato dedicato ad applicazioni militari, accetta con qualche riserva.

Comincia la ricerca del soggetto ideale, un ex-poliziotto mutilato o con gravi problemi di salute da riportare sulle strade di Detroit. In parallelo il film ci introduce il vero protagonista della storia, Alex Murphy (Joel Kinnaman), un detective che accompagnato dal suo partner Jack Lewis (Michael Kenneth Williams) é sulle tracce dello spacciatore di armi Antoine Vallon. Le cose però non vanno come previsto e il nostro protagonista si ritrova vittima di un attentato. La sua auto gli esplode in faccia, proprio nel giardino fuori casa, sotto gli occhi della moglie e del figlio. Alex Murphy diventa così il candidato ideale per l'esperimento della OmniCorp, che in tre mesi lo trasforma in Robocop.



Per quanto a livello di trama l'ispirazione sia del tutto simile al materiale originale, le differenze sono molte, alcune poco importanti come il partner che nel film dell'87 era una donna e qui é invece un uomo di colore. Altre sono invece sostanziali, su tutti i temi che vengono trattati dal film di José Padilha. La satira contro i media c'é e viene rappresentata dalla figura di Samuel L. Jackson che adempie perfettamente al ruolo di stampa totalmente di parte e faziosa. Ma il futuro che troviamo in questo nuovo Robocop, così come l'intero svolgimento della trama, non ha tinte caricaturali e anzi, é molto credibile, se si é disposti ad accettare che tra qualche anno saremo in grado di tenere in vita una persona montandone testa, polmoni e cuore in un involucro meccanico ovviamente. Altro focus di questo reboot é la storia personale di Alex Murphy, che nel film conserva la propria coscienza, e vediamo combattere contro quello che é diventato e cercare addirittura di tornare nella propria casa, incontrando moglie e figlio.

In particolare mi é piaciuto come il film descrive l'intera fase di trasformazione, con dei momenti anche toccanti con solo Joel Kinnaman e Gary Oldman ad occupare lo schermo. Il regista brasiliano, che si é fatto notare grazie ad Elite Squad, Orso d'Oro come miglior film al festival di Berlino nel 2008, maneggia il materiale a disposizione con una certa disinvoltura, anche se i momenti più riusciti sono proprio le fasi narrative e di esplorazione dei personaggi. Non si va particolarmente a fondo, stiamo sempre parlando di un film d'azione, ma a partire dal protagonista, la costruzione dei protagonisti é decisamente efficace. Persino la moglie che compare a schermo più come strumento perché la sceneggiatura abbia scuse per svolgere determinati eventi e contrastare l'operato losco della OmniCorp, acquisisce un ruolo centrale.




Le manca purtroppo un'evoluzione credibile, ma recupera una parte totalmente trascurata nell'opera originale, contribuendo a rendere questo Robocop più plausibile. E' questa la parola chiave del film, che stupisce per una sequenza di eventi sorprendentemente funzionante, con poche lacune dal punto di vista della scrittura. Mi é piaciuta molto anche la scelta di mantenere profondamente umano il protagonista, che al suo risveglio conserva la propria coscienza e ricordi. Sarà solo in una seconda fase che la OmniCorp si spingerà oltre cercando di renderlo più macchina, attraversando diverse fasi. Un dettaglio, che però durante la visione della pellicola funziona e contribuisce al coinvolgimento e alla credibilità delle vicende.

Dove Robocop un po' delude é paradossalmente nelle scene d'azione, piuttosto centellinate nel corso delle due ore scarse di visione, e prive di guizzi registici o scenografici degni di nota. Funzionano, ma semplicemente non rimangono impresse e non aggiungono nulla allo sterminato panorama di genere. Una sparatoria in notturna grazie alla resa della tuta del protagonista mi ha regalato un paio di minuti di grande soddisfazione, così come l'intelligente scontro tra Robocop e due robot mi ha abbastanza soddisfatto, ma sotto questo aspetto in un potenziale seguito speriamo si possa proporre qualcosa di più. Si fa notare un dosaggio ridotto all'osso degli effetti speciali, molto ben realizzati tra l'altro, che contribuisce al realismo della pellicola. La tuta indossata da Joel Kinnaman é realizzata in maniera eccellente, per nulla plasticosa ed artificiale e anzi, al contrario di quanto fatto ad esempio in Iron Man, affidarsi così poco a materiale realizzato in computer grafica, contribuisce a rendere ancora più credibile quanto proposto sul grande schermo. Per i fan dell'originale, preoccupati dal nuovo deisgn del protagonista, il film riserva una sorpresa che però preferisco non "spoilerare". Un ultima nota positiva la merita il doppiaggio italiano, fortunatamente curato e preciso anche nel riprodurre le diverse voci del protagonista che durante la sua evoluzione cambierà personalità e con questa anche il tono vocale.