Rosso, bianco e sangue blu non ha imparato la lezione di Barbie: la recensione del film Prime Video
Rosso, bianco e sangue blu poteva far risorgere il genere della commedia romantica, ma a differenza di Barbie non ha preso davvero in considerazione i desiderata del pubblico di riferimento.
Cosa c’entra Barbie con Rosso, bianco e sangue blu, la nuova commedia romantica firmata da Prime Video che arriva direttamente su piattaforma nei prossimi giorni? Un’amara constatazione: se il film più redditizio dell’estate ha provato che il pubblico femminile esiste, sa entusiasmarsi e ha un peso economico enorme, quasi nessuno sembra in grado di dargli quello che vuole.
La mia ferma convinzione è che sia solo questione di tempo prima che qualche produttore esecutivo capisca come far risorgere il genere cinematografico femminile per eccellenza: la commedia romantica. Dopo questa visione però la mia convinzione è più traballante. Infatti Rosso, bianco e sangue blu aveva tutte le carte in regola per centrare l’obiettivo, ma mi sento di prevedere che non andrà molto oltre il pubblico di appassionate del romanzo di Casey McQuiston da cui è tratto. Il potenziale per essere una hit invece l’aveva fin dalla storia che porta in scena, tratta da un romanzo popolarissimo tra le lettrici.
Da persona che ama il cinema e non disdegna le commedie romantiche e i loro buffi ma adorabili topoi, mi sono anzi irritata al vedere come una grande occasione di creare un ottimo prodotto commerciale, divertente, sentimentale “da sospironi” il giusto, sia stata buttata alle ortiche con un certo grado di stizza da chi questa produzione l’ha guidata.
Non ci giro attorno: Rosso, bianco e sangue blu viene ucciso dalla sua estrema povertà produttiva, che si estende in quasi ogni ambito e vanifica la possibilità di renderlo un film riuscito, figuriamoci uno di quello che viene visto ciclicamente dalle fan del genere. In una realtà Netflix, pur senza investire troppo, ha sfornato hit come la serie Heartstopper e la cugina svedese Young Royals (sotto molti aspetti simili a questo film), Prime non riesce a sfruttare adeguatamente i diritti che avrà pagato non poco per adattare il romanzo.
Perché succede questo? Ancora una volta l’impressione è che manchi il rispetto verso il pubblico femminile, a cui si propone una pellicola che sta a malapena assieme e che tecnicamente ha davvero tante, troppe pecche, con la malcelata convinzione che l’avvenenza dei due protagonisti sia sufficiente a soddisfare il pubblico.
Barbie invece ha dimostrato che il pubblico femminile va trattato come quello maschile, con una produzione puntuale, precisa, ambiziosa. Anche quando ci si muove nel genere commerciale, anche quando si punta alla leggerezza.
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La trama di Rosso, bianco e sangue blu
Immaginate una commedia romantica vecchio stampo, di quelle con protagoniste Meg Ryan o Julia Roberts. Ora metteteci una spruzzata di britannicità e la fascinazione infinita per le faccende private alla Casa Bianca, come avveniva in Presidente, una storia d’amore.
Solo che nel 2023 al centro dell’intrigo romantico che unisce Buckingham Palace e lo Studio Ovale ci sono due ragazzi innamorati. Le tematiche dunque sono queer, ma la relazione è così idealizzata e codificata per un pubblico femminile eterosessuale che siamo più vicini al mondo delle fanfiction che a quello di Nora Ephron, con più di un richiamo a classici del genere come i romanzi di Jane Austen e le vicissitudini ricche di ironia di Bridgerton.
Il protagonisti del film sono il figlio della presidente degli Stati Uniti, Alex Claremont-Diaz (Taylor Zakhar Perez) e il Principe Henry d’Inghilterra (Nicholas Galitzine), facente parte della casata nobiliare dei Windsor. I due si vedono di quando in quando ad eventi pubblici internazionali e sembrano nutrire un astio reciproco inspiegabile. Proprio durante il Royal wedding inglese Alex e Henry causano un incidente diplomatico con protagonista una gigantesca torta nuziale, che inasprisce i rapporti tra i due rispettivi paesi in un momento politico molto delicato per entrambi.
Alex viene così costretto a tornare a Londra e fare alcune apparizioni pubbliche con Henry, così da rimediare. I due cominciano dunque a vedere oltre le differenze culturali e caratteriali e a coltivare una sincera amicizia a distanza, fatta di web chat e scambi di mail. A poco a poco però la loro amicizia si trasforma in qualcosa di più. Le rispettive posizioni pubbliche però rendono complicato, se non impossibile, il futuro insieme dei due giovani carismatici e popolari a livello globale.
Perché Rosso, bianco e sangue blu fa flop
Rosso, bianco e sangue blu sfrutta una dinamica relazionale tra le più amate tra le consumatrici di prodotti - film, serie, libri o fan fiction che siano - di questo tipo: quella della formula from enemies to lovers, da nemici ad amanti. L’iniziale antipatia crea una tensione narrativa che consente sbocchi comici, mentre l’intesa tra i protagonisti diventa sempre più palpabile e innegabile. Il pubblico viene “cucinato” a fuoco lento. Niente di nuovo sotto il sole: anche Mr. Darcy ed Elizabeth Bennet erano inizialmente nemici, no?
Guardando questo film si percepisce come sia un prodotto culturale di un’epoca conclusasi con l’elezione di Donald Trump: l’epoca del sogno della presidenza di Hillary Clinton, prima del #MeeToo, prima del risorgere del nazionalismo a livello globale, prima della pandemia e dell’inasprirsi di crisi diplomatiche in mezzo mondo.
La trama già poco plausibile diventa ancor più idealizzata perché, vissuta oggi nel 2023, appare ancora di più come un bel sogno da cui si siamo svegliati da tempo. La presidentessa statunitense di Uma Thurman è concentrata sul non diventare la prima donna a non centrare il secondo mandato. Nella realtà siamo ancora in attesa del primo a conduzione femminile.
All’interno dei suoi confini deliziosamente implausibili, stereotipati e qua e là teneramente stucchevoli, la storia di Perché Rosso, bianco e sangue blu avrebbe eccome le carte in regola per funzionare. Prime Video però si è mossa al risparmio, facendo sembrare la dimessa produzione di Heartstopper una serie faraonica a confronto.
È evidente come le narrazioni sentimentali omosessuali che sono più vicine al pubblico femminile che al cinema queer tradizionale abbiano un potenziale pubblico enorme, esattamente come Barbie. Intorno a voi è pieno d’insospettabili ragazze, donne, madri e nonne che consumano centinaia di migliaia di parole ogni mese su siti specializzati in fan fiction, scrivendole o leggendole. Il primo che arriverà con un prodotto davvero di livello e intercetterà questo pubblico, proverà l’esistenza stessa di questo bacino sterminato ma per lo più ancora “sotterraneo”, underground.
Rosso, bianco e sangue blu è fatto invece con il minimo del minimo, sin dalla locandina che photoshoppa (male) i due protagonisti abbracciati l’uno all’altro. Pensavo fosse uno scivolone del grafico di turno, invece è un buon compendio visivo di quello che ci attende: due ore di sfondi appiccicati in qualche modo al green screen, di fotografia che cambia toni facendo sembrare il film ora una telenovela, ora una serie teen, un montaggio che spezzetta ogni scena in clip di pochi secondi. Tutto ciò che il film fa appare senza una visione, senza una ricerca estetica o narrativa.
A parte due interpreti molto famosi (una è Uma Thurman, l’altro è un cameo che appare a fine film) siamo di fronte al solito accroccio di dilettanti avvenenti allo sbaraglio. Alex Claremont-Diaz (The Kissing Booth) è un giovane piacente che Prime tenta disperatamente di far succedere ma che tra le sue doti non annovera certo la recitazione. Il suo compare inglese Nicholas Galitzine se la cava un po’ meglio, ma c’è una scena in cui deve esprimere solo con gli occhi stupore, emozione, forse anche un po’ di dolore…ci ritroviamo invece di fronte a svariati secondi di un primo piano così vuoto di sentimenti da generare imbarazzo.
A proposito d’imbarazzo. Se c’è un genere che può scampare facilmente gli intercorsi sessuali è proprio la commedia romantica, che per tradizione decide spesso di glissare cosa avviene tra le lenzuola con sfumate scure o limitarsi a castissimi baci. Una buona parte del pubblico dei romance e delle fanfiction in realtà non disdegna atmosfere più pepatequando non scene molto esplicite.
Rosso, bianco e sangue blu commette il grande errore di tentare di accontentare l’intero spettro di spettatrici con visioni diametralmente oppostetra loro e due interpreti incapaci di naturalezza nella gestualità. Le scene amorose sono un supplizio, uno stillicidio di “vorrei ma non posso e non so come glissare bene con la cinepresa”.
D’altronde dietro la cinepresa c’è Matthew López, premiatissimo drammaturgo dichiaratamente omosessuale, vincitore di un Tony Award e solitamente al lavoro a teatro. C’è chi ha fatto il salto tra teatro e cinema con risultati strepitosi: diciamo pure che Matthew López non è nel novero e si vede parecchio che si tratta della sua prima regia cinematografica.