Searching

Potete chiederlo a qualsiasi genitore: la sensazione di aver smarrito il proprio figlio, anche se solo per qualche minuto, è una di quelle esperienze che nessuno vorrebbe mai vivere. Ed è quello che purtroppo sperimenta David Kim (John Cho) con sua figlia Margot, che scompare misteriosamente. Di lei rimangono solo alcune chiamate nel cuore della notte e a David non rimane altro che andare a ritroso nella vita della figlia, indagando nei meandri dei social network che, giocoforza, invade le nostre vite, soprattutto quelle dei più giovani. Ad affiancarlo nelle indagini ci sono ovviamente le forze di polizia locali e un detective (interpretata da Debra Messing), che si offre volontaria per risolvere una situazione che si complica con il passare dell ore.

Searching è un buon thriller, girato con la tecnica del screencasting. Non ci saranno, infatti, scene riprese con le normali tecniche di regia, ma tutte le scene saranno girate tramite webcam, telecamere di sicurezza e stralci dei TG locali che aggiornano il pubblico sullo stato delle indagini. Una tecnica forse un pò difficile e “fredda”, ma superato il primo impatto, prevale la narrazione, semplice e lineare, che si concede qualche colpo di scena ma che è sempre capace di creare un filo conduttore solido e coerente, che guida lo spettatore fino al fine.

Pur non essendo un film “di denuncia”, Searching mette in guardia lo spettatore dai pericoli della Grande Rete, dove l’inganno è praticamente dietro l’angolo. Soprattutto è un monito verso quei genitori che alzano le mani davanti alla prima difficoltà di natura informatica, celandosi dietro la propria inadeguatezza verso l’argomento. Purtroppo le vite di tutti noi, e soprattutto quelle dei più giovani, sono legate a doppia mandata a Internet, e sarebbe un grave errore non approfondire a dovere un aspetto così importante dell’essere cittadini 2.0. Il film si incentra infatti sulle indagini “su monitor” di David, che minuto dopo minuto scopre un’esistenza parallela della propria figlia del tutto inaspettata. E anche se David non è a digiuno in materia informatica, si trova davanti a nuove sfide, nuovi social network mai sentiti prima (“Cos’è Tumblr ?”) e a cui deve comunque far fronte per arrivare a scoprire la verità.

Aneesh Chaganty, regista alla sua prima produzione importante, riesce a mettere su schermo una storyline che si compone pezzo dopo pezzo sullo schermo di un computer, dall’iniziale malattia della moglie di David e madre di Margot, fino alla soluzione delle indagine, portando su schermo anche le nuove tecnologie informatiche. Il film parte infatti da un vetusto Windows XP e uno Youtube alle prime armi, fino ad arrivare ai più moderni iPhone e Mac. Una scelta intelligente, che aiuta lo spettatore a comprendere il delinearsi della trama nei 90 minuti di proiezione. Un plauso anche all’ottimo cast, a iniziare al sottovalutato John Cho, fino alla bravissima Debra Messing e a Michelle La, che interpreta Margot adolescente.