Senza sangue, lo stranissimo film italiano di Angelina Jolie è una creatura che sfugge ogni etichetta
Il film italiano di Angelina Jolie lascia con molte più domande che risposte, ma a ben vedere è una pellicola poco riuscita ma comunque coerente col suo cinema.

Sarà perché arriva al cinema anticipato da una campagna promozionale praticamente inesistente, sarà perché è una pellicola che nasce nel punto d’incontro d’insiemi che solitamente nemmeno s’intersecano (star hollywoodiane, produzione italiana, letteratura nostrana), rimane il fatto che Senza sangue è davvero una pellicola molto spiazzante per lo spettatore. Chi ha una certa familiarità con la cinematografia di Angelina Jolie nelle vesti di regista però - film come Unbroken, Per primo hanno ucciso mio padre, By the Sea - non tarderà a riconoscere i temi che le sono cari come autrice.
Senza sangue è infatti il suo sesto lungometraggio dietro la cinepresa ed è, curiosamente, una produzione italo-belga. Per questo motivo il film è già nelle sale italiane, mentre negli Stati Uniti dovranno ancora attende un po’ per vederlo su grande schermo. L’italianità del progetto è legata alla sua fonte letteraria: Jolie infatti adatta da sceneggiatrice l’omonimo romanzo di Alessandro Baricco, pubblicato nel 2002.
In Baricco Jolie trova tutti i temi che le stanno a cuore
Quella di Senza sangue è una storia che riflette da vicino su temi come la violenza legata alla guerra e alle dittature, che da sempre innervano il cinema di Jolie. Dai prigionieri di Unbroken al regime dittatoriale di Per primo hanno ucciso mio padre, Jolie fa da sempre cinema impegnato, con una netta prevalenza di scenari bellici a fare da sfondo alle storie che racconta.
C’è la storia nella sua veste più violenta ed oppressiva a fare da cornice alle cause che le stanno a cuore, al suo cinema di denuncia mitigato da sentimenti quali il perdono, la misericordia, il sacrificio come forma più pura di altruismo. Il protagonista tipo di Jolie è una persona che tende verso il ciò che è moralmente giusto e finisce spesso per dover pagare questa sua inclinazione perché si ritrova prendere scelte moralmente irreprensibili in un contesto che chiama violenza e sopruso.
A differenza dei film precedenti però, spesso legati a storie autentiche, Senza sangue non ha una precisa collocazione storica o geografica. Come in molti dei romanzi di Baricco, la cornice spazio-temporale è volutamente indefinita e ambigua, tutta da riempire per lo spettatore. La protagonista del film Nina (Salma Hayek Pinault) è una donna adulta forgiata da un traumatico momento vissuto da bambina, una vendetta post bellica con cui si apre la pellicola. In un lungo stallo che ricorda da vicino il genere western, il papà e il fratello maggiore della piccola vengono uccisi senza che lei possa fare nulla in merito. Nina è testimone dei due omicidi, pur non vedendoli direttamente: sente delle voci, il sangue del fratello le cola sulla caviglia mentre rimane zitta zitta nel suo nascondiglio.
La ritroviamo poi adulta, composta e affascinante signora danarosa che compra un biglietto della lotteria presso una piccola edicola in piazza. L’edicolante Tito (Demián Bichir) è uno dei tre uomini che prese parte a quell’uccisione. Il resto della pellicola è intrappolato in un bar, dove i due si confrontano. Entrambi infatti conoscono stralci della storia dell’altro, si sono tenuti d’occhio per anni insomma, ma come nella scena d’apertura, sono testimoni solo parziali della vicenda e nel tempo la loro versione dei fatti è andata progressivamente allontanandosi. Nina è passata di mano in mano, come un oggetto, finendo sotto la protezione di un personaggio ambiguo. Tito ha tentato di nascondersi quando la guerra che in teoria la sua fazione ha vinto ha comunque presentato il conto.
Più che ambiguo, Senza sangue senza non avere una direzione
La pellicola è tutta basata sulla tensione legata alle vere intenzioni di Nina. Tito le ha rubato l’infanzia uccidendole padre e fratello, ma le ha anche salvato la vita, non rilevando ai complici dove fosse nascosta. Quali sono dunque le vere intenzioni di lei nei suoi confronti: ucciderlo o perdonarlo? Inoltre sul piatto ci sono le accuse, che non si possono confermare né negare essendo passato troppo tempo, circa l’attività del padre di Nina: per la fazione di Tito un boia che faceva orribili esperimenti sui soldati nemici prigionieri e feriti, da sue ultime parole un innocente che si trovava al post sbagliato al momento sbagliato.
È l’ambiguità morale insomma a farla da padrona in Senza sangue, con due o più versioni della stessa storia - che poi è l’intera vita di Nina, che ha subito quel giorno una brusca deviazione - che precludono a una possibilità di vendetta e alla certezza che la vendetta non è mai vera giustizia, perché presuppone la conoscenza di una verità che rimane sfuggente. La tensione del film è tutta costruita sulla discrepanza tra la storia di Nina e le correzioni che Tito ne fa e viceversa. Il titolo dunque è abbastanza statico: due persone adulte, vicine alla terza età, che si raccontano una storia ormai dimenticata da un paese che è corto tanto avanti, lasciando loro e i sopravvissuti di quella guerra indietro, prigionieri dei ricordi.
I problemi principali di Senza sangue sono sostanzialmente due: la dimensione così indefinita della storia e la sua ambiguità di fondo finiscono per sfociare più nella confusione che in un affresco intrigante della zona grigia a cui conduce ogni desiderio di vendetta. Non aiuta poi il fatto che Angelina Jolie scelga di fotografare la pellicola utilizzando una sorta filtro giallognolo che richiama immediatamente certe stereotipate caratterizzazioni del Messico e che fanno venire il dubbio di essersi persi qualcosa per strada.
Inoltre il finale sibillino lascia dietro di sé l’impressione di aver mancato il punto dell’intera operazione. Ad aver commesso questo sbaglio invece forse è proprio Jolie, soprattutto nelle vesti di sceneggiatrice, non riuscendo a fornire risposte o comunque impressioni tali da far emergere dalla visione con qualcosa di tangibile per le mani se non certo qual senso di spaesamento.