Il Settimo Figlio
di
Roberto Vicario
Da diversi anni il fantasy é tornato ad essere un genere particolarmente apprezzato dal cinema e dalla televisione. Dopo un discreto periodo passato quasi in sordina, grazie all'abilità di un regista come Peter Jackson, e un soggetto forte come quello de Il Signore degli Anelli/ Lo Hobbit di Tolkien, il genere é tornato di moda, con le major che scavano nei meandri di questa fitta letteratura per scovare nuovi potenziali prodotti commerciali.
In questa casistica rientra sicuramente questo film, Il Settimo Figlio, che si ispira ad una serie molto famosa in Inghilterra, chiamata The Wardstone Chronicles, ma conosciuta anche con il nome di The Last Apprentice. La saga scritta da Joseph Harny Delaney (quasi totalmente inedita in Italia, ad eccezione del primo libro!) può contare la bellezza di 13 libri e diversi spin off.
Un film super rimandato come questo, nasconde sempre dei segreti che troppo spesso la storia ci ha insegnato trasformasi in problemi. Il film di Sergej Bodrov, purtroppo non esula da questa triste casistica.
La storia ci racconterà dell'antichissima lotta tra maghi - facenti parte di un ordine cavalleresco - e streghe. Dopo essere stata rinchiusa in un luogo segreto e inaccessibile da Maestro Gregory (Jeff Bridges) la Regina di tutte le streghe, Madre Malkin (Julianne Moore), riesce a liberarsi grazie all'arrivo della luna rossa, un evento che si verifica ogni cento anni.
Maestro Gregory si trova così costretto a imbracciare nuovamente la spada per sconfiggere una volta per tutte la strega che durante la notte di Luna piena sferrerà un attacco devastante agli umani. Purtroppo durante il primo scontro con essa il mago perderà il suoi fidato aiutante, trovandosi così costretto a reclutarne uno nuovo. Sarà così la volta di Tom Ward (Ben Barnes) il “settimo figlio di un settimo figlio” che verrà reclutato dal mago, e a fronte di un addestramento che dovrebbe durare dieci anni, dovrà imparare in poco meno di una settimana tutto quello che serve per affrontare la strega ed il suo esercito.
Il film di Bodrov, come facilmente intuibile, ci mette davanti ad un prodotto che a differenza di altri film inquadra sin da subito il bene il male, delineando in maniera netta fazioni e personaggi lasciando perdere tutte quelle scale di grigi che ultimamente vanno tanto di moda.
Sebbene questo non possa essere visto come un limite della pellicola, purtroppo lo diventa nel momento in cui la sceneggiatura non riesce ad essere valorizzata nella maniera corretta. I personaggi che popolano l'universo di questo film non riescono ad emergere mai, e pur dimostrando in qualche modo di avere una psicologia e della profondità, questa non riesce ad emergere, continuamente soffocata dalla necessità da parte del regista di mostrare scene d'azione e virtuosismi di camera.
In questo contesto, si inseriscono anche delle scelte di adattamento che diventano quasi inspiegabili per coloro che hanno avuto modo di leggere l'opera letteraria. Il personaggio nel libro ha 12 anni, e segue un preciso percorso di formazione che, superata l'interruzione forzata dello scontro contro la strega, ha una sua precisa identità, e serve a formare il personaggio di Tom.
Una sezione quasi del tutto assente nelle versione cinematografica Qui tutta questa componente manca e viene risolta in maniera molto veloce, partendo con un ragazzetto già maturo e con un finale che si discosta molto da quello che é il proseguo della saga in forma cartacea. Anche in questo caso tutto é sacrificato sull'altare della spettacolarità visiva che, pur essendo ben fatta, rimane troppe volte fine a se stessa, non riuscendo ad essere giustifica fino in fondo dallo script.
Vista la presenza di attori di richiamo come Bridges e la Moore (fresca di Oscar!) si poteva fare decisamente di più, osando e raccontato invece di mostrare semplicemente immagini una dietro l'altra.
Tutte queste scelte operata dal regista di Mongol trasformano Il Settimo Figlio in un mero prodotto di intrattenimento utile a far passare un'ora e mezza di spensieratezza agli amanti del genere. Purtroppo, l'enorme potenziale dell'universo creato da Delaney, é stato letteralmente buttato via appiattendolo all'inverosimile con scelte al limite dell'insensato. Una situazione che difficilmente, anche un eventuale seguito (le porte aperte sono state ovviamente lasciate!), riuscirà a sollevare.
In questa casistica rientra sicuramente questo film, Il Settimo Figlio, che si ispira ad una serie molto famosa in Inghilterra, chiamata The Wardstone Chronicles, ma conosciuta anche con il nome di The Last Apprentice. La saga scritta da Joseph Harny Delaney (quasi totalmente inedita in Italia, ad eccezione del primo libro!) può contare la bellezza di 13 libri e diversi spin off.
Un fantasy fin troppo piatto e canonico
Un film super rimandato come questo, nasconde sempre dei segreti che troppo spesso la storia ci ha insegnato trasformasi in problemi. Il film di Sergej Bodrov, purtroppo non esula da questa triste casistica.
La storia ci racconterà dell'antichissima lotta tra maghi - facenti parte di un ordine cavalleresco - e streghe. Dopo essere stata rinchiusa in un luogo segreto e inaccessibile da Maestro Gregory (Jeff Bridges) la Regina di tutte le streghe, Madre Malkin (Julianne Moore), riesce a liberarsi grazie all'arrivo della luna rossa, un evento che si verifica ogni cento anni.
Maestro Gregory si trova così costretto a imbracciare nuovamente la spada per sconfiggere una volta per tutte la strega che durante la notte di Luna piena sferrerà un attacco devastante agli umani. Purtroppo durante il primo scontro con essa il mago perderà il suoi fidato aiutante, trovandosi così costretto a reclutarne uno nuovo. Sarà così la volta di Tom Ward (Ben Barnes) il “settimo figlio di un settimo figlio” che verrà reclutato dal mago, e a fronte di un addestramento che dovrebbe durare dieci anni, dovrà imparare in poco meno di una settimana tutto quello che serve per affrontare la strega ed il suo esercito.
Il film di Bodrov, come facilmente intuibile, ci mette davanti ad un prodotto che a differenza di altri film inquadra sin da subito il bene il male, delineando in maniera netta fazioni e personaggi lasciando perdere tutte quelle scale di grigi che ultimamente vanno tanto di moda.
Sebbene questo non possa essere visto come un limite della pellicola, purtroppo lo diventa nel momento in cui la sceneggiatura non riesce ad essere valorizzata nella maniera corretta. I personaggi che popolano l'universo di questo film non riescono ad emergere mai, e pur dimostrando in qualche modo di avere una psicologia e della profondità, questa non riesce ad emergere, continuamente soffocata dalla necessità da parte del regista di mostrare scene d'azione e virtuosismi di camera.
In questo contesto, si inseriscono anche delle scelte di adattamento che diventano quasi inspiegabili per coloro che hanno avuto modo di leggere l'opera letteraria. Il personaggio nel libro ha 12 anni, e segue un preciso percorso di formazione che, superata l'interruzione forzata dello scontro contro la strega, ha una sua precisa identità, e serve a formare il personaggio di Tom.
Una sezione quasi del tutto assente nelle versione cinematografica Qui tutta questa componente manca e viene risolta in maniera molto veloce, partendo con un ragazzetto già maturo e con un finale che si discosta molto da quello che é il proseguo della saga in forma cartacea. Anche in questo caso tutto é sacrificato sull'altare della spettacolarità visiva che, pur essendo ben fatta, rimane troppe volte fine a se stessa, non riuscendo ad essere giustifica fino in fondo dallo script.
Vista la presenza di attori di richiamo come Bridges e la Moore (fresca di Oscar!) si poteva fare decisamente di più, osando e raccontato invece di mostrare semplicemente immagini una dietro l'altra.
Tutte queste scelte operata dal regista di Mongol trasformano Il Settimo Figlio in un mero prodotto di intrattenimento utile a far passare un'ora e mezza di spensieratezza agli amanti del genere. Purtroppo, l'enorme potenziale dell'universo creato da Delaney, é stato letteralmente buttato via appiattendolo all'inverosimile con scelte al limite dell'insensato. Una situazione che difficilmente, anche un eventuale seguito (le porte aperte sono state ovviamente lasciate!), riuscirà a sollevare.