Sin City: Una donna per cui uccidere

Nove lunghissimi anni lontano da Sin City, eppure la città del peccato mostrata nel nuovo “A Dame to Kill For” non é invecchiata di un solo momento, come se fosse rimasta avvolta da una campana di vetro immaginaria atta a contenerne ogni misero discernimento, o peccato capitale.

La penna di Frank Miller prende ancora una volta vita grazie all'abilità di Robert Rodriguez, ed il nuovo lungometraggio pronto ad uscire nelle sale italiane, quest'ottobre, tira fuori dal cilindro una serie di storie che i più, appassionati dell'opera fumettistica, avranno già avuto modo di leggere negli anni passati. Quanto la città del peccato é in grado di farsi amare in questo inedito film?

Tutta colpa delle donne..



Non é un caso che il titolo del secondo film sia “A Dame to Kill For”, questo non solo perché l'albo a fumetti da cui é tratto é uno dei più amati dai fans, ma anche perché tale storia ha permesso ad un personaggio come Ava Lord (Eva nella versione italiana) di prendere vita con una magistrale, ed estremamente azzeccata, interpretazione della bellissima Eva Green.

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La “femme fatale” secondo Miller e Rodriguez ha la forza necessaria per catturare ogni uomo nella sua fitta rete fatta di inganni, grazie alla sua abilità trasformista di scovare ogni possibile debolezza all'interno del cuore delle povere prede, che vengono attratte nella sua infida trappola. Ava Lord decide il ritmo delle scene, disegna la trama degli eventi e ci regala intense emozioni con le sue pose statuarie di una bellezza di altri tempi, una Venere di Milo che sembra “disegnata” apposta per incantare chiunque, donne comprese.

In questa rete finirà il povero Dwight, interpretato questa volta da Josh Brolin, che scoprirà solo alla fine (ed a caro prezzo) di cosa é capace la pericolosa ed avvenente Ava.

La stessa forza femminile viene riscattata dalla fragile Nancy, la ragazzina salvata da Hartigan in “Quel Bastardo Giallo” ed interpretata nuovamente dall'incantevole Jessica Alba. In questa storia inedita per il cinema, titolata ad hoc “L'Ultimo Ballo di Nancy”, i registi hanno voluto regalarci un'altra donna che cerca di affrontare la vita al meglio delle sue capacità, viaggiando purtroppo in bilico tra ragionevolezza e pazzia.

Lo spettro del suo salvatore la tormenta giorno e notte, tanto quanto l'ombra incombente del Senatore Roark, ed in questo rocambolesco susseguirsi di visioni la povera Nancy é costretta a fare un ultimo gesto disperato, coinvolgendo il forzuto Marv nel suo piano perverso, al fine di ottenere la tanto agognata vendetta, e riscattare così l'ultimo briciolo di umanità rimasta in lei.

In questo nuovo Sin City si avverte una forte componente femminile, molto più accentuata del precedente lavoro non tanto per la mole di scene ad esse dedicate, quanto per l'effettivo peso che alcune delle medesime hanno su tutto il proseguo dell'intera storia. Non a caso la terza narrazione, ovvero “Quella Lunga, Brutta Notte”, vede come protagonista Joseph Gorgon-Levitt nel ruolo di un giovane e superbo giocatore d'azzardo che sfida, e sconfigge più volte, il Senatore Roark suscitandole la malevola vendetta. Tale vicenda, però, funge semplicemente da contorno ad un amalgama di storie che poteva benissimo funzionare da sola.

(Certo, ci sarebbe dispiaciuto però non vedere lo splendido cameo di Christopher Llyoyd nei panni dell'eccentrico Dott. Kroenig).

Quando lo stile conta



Questa volta Robert Rodriguez é riuscito a sfruttare al meglio la tecnologia dietro alla macchina da presa, girando interamente il film in 3D nativo piuttosto che convertirlo, in un secondo momento, in fase di post-produzione.

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La fedeltà proposta di ogni scena di questo nuovo capolavoro digitale, permette allo spettatore di sentirsi “parte integrante” della città del peccato, grazie ad una serie di effetti visivi pienamente azzeccati che rendono l'esperienza in sala cinematografica totalmente immersiva.

Difficile esprimervi, allo stesso tempo, quanto sapiente e meticoloso sia stato il lavoro combinato dei due registi poiché ogni scena sembra sovrapposta alle tavole dell'opera fumettistica con una spaventosa precisione, in alcuni casi quasi come fosse ricalcata. L'utilizzo del bianco e nero, inoltre, ricrea perfettamente lo stile noir tipico di Miller, ed il colore dosato con il contagocce non fa altro che regalare un'esperienza visiva in più allo spettatore in sala.

In che modo, però, il titolo non raggiunge la perfezione? Principalmente per un problema legato alla trama, soprattutto se prendiamo in considerazione la storia con Gordon-Levitt che ci é sembrata piuttosto sottotono e molto poco pregna dello stile caratteristico di Sin City. Personalmente anche alcune scelte sul doppiaggio nostrano, vedi la voce di Dwight, sono sembrate decisamente poco azzeccate per l'occasione (e sulla cresta di quest'onda é vivamente consigliata la visione in lingua originale).

Questa volta é vivamente suggerita la visione al cinema della versione 3D, così da godere appieno dello spettacolo proposto dall'accoppiata Miller / Rodriguez.

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