Sotto le foglie prova che i gialli migliori spesso non hanno risposta: la recensione del thriller di François Ozon

François Ozon torna ai suoi massimi livelli con un thriller in cui c’è davvero tutto il meglio del suo cinema e a mancare sono solo facili risposte: la recensione di Sotto le foglie.

Sotto le foglie prova che i gialli migliori spesso non hanno risposta la recensione del thriller di Fran�ois Ozon

Nell’ultima annata il cinema francese ha trovato qualcosa di magico nei boschi e nella provincia lontano da Parigi. Vedendo Sotto le foglie non si possono che fare due immediate riflessioni: la prima è che François Ozon ha finalmente centrato una pellicola davvero, davvero riuscita dopo l’ultima evoluzione intimista e spirituale del suo cinema. La seconda è che tra questo film e lo strepitoso L’uomo nel bosco, c’è qualcosa nei paesotti francesi persi tra i boschi che ha davvero benedetto il cinema francese più recente.

È impressionante come due registi abbastanza distanti per toni e carriere nel 2024 siano finiti per fare lo stesso film, girando entrambi titoli che si distinguono per qualità nelle loro già notevoli carriere. Alain Guiraudie e François Ozon scrivono nei fatti entrambi un thriller in cui c’è una morte sospetta ma il punto non è chi sia stato o perché, quanto piuttosto una riflessione sulla colpa e sul perdono, che si avvicina a tematiche religiose o quantomeno spirituali, pur riguardando persone per vissuto lontane dalla fede e che si portano addosso una certa qual dose di stigma sociale.

Sotto le foglie prova che i gialli migliori spesso non hanno risposta: la recensione del thriller di François Ozon

Così come il collega Guiraudie, Ozon ha alle spalle una carriera caratterizzata da una notevole verve in fase di scrittura e regia. È uno dei registi attualmente in attività con la produzione più variegata, specialmente considerando che scrive buona parte dei suoi soggetti: commedia, musical, giallo, thriller, film drammatico, biografico, sentimentale, coming of age, e tutte le sfumature del melodroamma, senza contare le incursioni nel cinema in lingua inglese. 

Sotto le foglie è il film con cui Ozon ha trovato una nuova quadra per il suo cinema

Nell’ultimo periodo però si è allontanato dall’usuale cifra stilistica del suo cinema, ovvero la voglia di osare, trasgredire, scandalizzare, o quantomeno lo fa in modo meno esplicito, meno legato all’intimità. Il vero spartiacque in questo senso è stato il titolo drammatico Grazie a Dio, in cui esplorava le ricadute sulla psiche e le vite di un gruppo di maschi ormai adulti che subirono abusi sessuali da prelati in tenera età. Le successive quattro pellicole, tutte abbastanza riuscite, mancavano però sempre di un qualcosa. Sorrette dalla sua lunga esperienza, erano anche un tentativo di far funzionare i punti forti del suo cinema in questa nuova cornice più intimista, più pacata.

Sotto le foglie quella quadra l’ha trovata, riuscendo a coniugare questa riflessione sul senso dell’esistenza umana ma anche la verve e, quando necessario, la cattiveria di un tempo. Gli spettatori affezionati di Ozon andranno in sala aspettandosi un mistero da risolvere, pensando sia l’omicidio. In realtà l’arcano da svelare poco a poco è la protagonista stessa, una tranquilla pensionata di nome Michelle Giraud (Hélène Vincent), che vive in una graziosa casetta in un paesino della Borgogna.

Sotto le foglie prova che i gialli migliori spesso non hanno risposta: la recensione del thriller di François Ozon

Legatissima a un’amica di vecchia data Marie-Claude (Josiane Balasko), con cui va spesso per funghi, Michelle ha una vita stimolante e ben organizzata e un grande amore per il suo nipotino. La relazione con la figlia Valérie (Ludivine Sagnier) è invece ben più burrascosa e caratterizzata dall'enorme astio della figlia nei confronti dell'anziana genitrice, astio che pare per buona parte gratuito e  immotivato. Ostilità che aumenta quando, parrebbe per errore, la donna finisce intossicata dai funghi preparati dalla madre. C’è una morte misteriosa al centro di Sotto le foglie, che però è collegata al mistero centrale di Michelle, che sin da subito appare forgiata da un passato tutt’altro che banale. È per esempio una fiera sostenitrice del figlio dell’amica Vincent (Pierre Lottin), appena uscito di prigione e alla ricerca di una possibilità di riscatto.

Sulla base di queste premesse François Ozon tesse il bellissimo racconto di una vita il cui autunno (da titolo francese) ha normalizzato un passato complesso e inaspettato, plasmando una persona straordinaria e ricchissima di chiaroscuri come Michelle. Sotto le foglie è in grado du affrontare i sentimenti più delicati e le zone d’ombra morali della sua protagonista dandocene un grande ritratto. Quasi abbaglia per il modo in cui descrive sentimenti universali e comuni (l’amore per il nipotino, la sorellanza con l’amica del cuore, il dolore che le parole taglienti ma non ingiuste della figlia suscitano nel cuore dell’anziana madre) in maniera così incisiva, così preziosa, sapendo commuovere ma senza sentimentalismi.

Ozon racconta la provincia senza sentimentalismi

In questo affresco la provincia cittadina viene a trovarsi alla giusta distanza dalla cornice cittadina, da quella Parigi dove si sono consumati i trascorsi di Michelle e dove è ambientato buona parte del cinema d’Oltralpe. Il paesino di Borgogna e i boschi dove Michelle va per funghi sono luoghi bellissimi, ma mai ritratti come idilliaci o resi fiabeschi. Sono il meritato ritiro di una donna che oggi vediamo soddisfatta, realizzata, capace di godersi un certo livello di agio, ma che è arrivata a questo risultato compiendo delle scelte davvero non facili di cui ancor affronta le conseguenze. Quando scopriamo l’affresco ecco che il rapporto con il figlio dell’amica o la tenacia con cui la nonna cerca di costruire una vita più stabile al nipotino, garantendogli un futuro, assumono un significato ancor più forte.

Sotto le foglie prova che i gialli migliori spesso non hanno risposta: la recensione del thriller di François Ozon

Hélène Vincent è un volto abbastanza ricorrente nel cinema di Ozon, che da sempre si dimostra abilissimo nel scovare facce nuove da lanciare nel firmamento francese, ma anche piuttosto efficace nel dare a interpreti maturi ruoli che ne sfruttino appieno il potenziale o ce li facciano riscoprire sotto una luce diversa. Sotto le foglie ha un cast indovinatissimo, dal giovane ragazzino che Michelle tenta di proteggere dalle disattenzioni della madre al turbolento figlio dell’amica.

È però Hélène Vincent il cuore del film ed è la sua performance, prevedibilmente, a portare il film a toccare i suoi picchi migliori, specie quando lavora di concerto con Josiane Balaskor e Ludivine Sagnier. C’è in particolare una scena che dura appena un paio di secondi, apparentemente senza peso, che però cambia completamente la prospettiva sul personaggio ed è una cifra dell’intensità che l'attrice riesce a trasmettere senza forzare mai la mano sul tono. Michelle è dal medico e gli sta raccontando di qualche vuoto di memoria recente. A un certo punto, in merito a una svista importante avuta di recente, dice al dottore che è incerta su quali fossero le sue intenzioni originarie. In quel “non lo so più”, in come la memoria, il tempo e il dolore cambiano le nostre stesse percezioni sulle motivazioni dietro ciò che abbiano fatto o detto c’è tutta la forza di Sotto le foglie.

Sotto le foglie

Durata: 104'

Nazione: Francia

8

Voto

Redazione

TISCALItestatapng

Sotto le foglie

Dopo L’uomo nel bosco, Sotto le foglie è un altro splendido film autunnale, silvestre ed esistenziale che ci ha regalato il cinema francese del 2024 . Quello che vede finalmente un regista di grande maturità e talento come François Ozon trovare la giusta quadra per far funzionare il cambiamento tematico ma soprattutto tonale delle sue ultime pellicole. Un giallo, un thriller che delizierà gli amanti del genere, ma che nasconde un vissuto e un valore umano e riflessivo enorme sotto la superficie.

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