Spider-Man: Across the Spider-Verse, recensione: una strepitosa anomalia
Spider-Man: Across the Spider-Verse ci consegna il miglior film finora visto sul multiverso supereroistico, alzando l’asticella rispetto al primo, già notevole capitolo. Con un unico limite. La recensione.
Spider-Man: Across the Spider-Verse è davvero una splendida, strepitosa anomalia. In un momento di stanca dei cinecomics, in cui Marvel stessa fatica a tirar fuori un film dignitoso, in cui i blockbuster vengono spesso realizzati di malavoglia, è un assoluto colpaccio: un filmone, senza se e senza ma. La prova che pur partendo da elementi più che familiari, è ancora possibile e auspicabile fare un film importante, riuscito, esaltante sull’Uomo Ragno.
Non solo: Spider-Man: Across the Spider-Verse è un film incredibilmente contemporaneo a partire dai suoi due concetti cardine. Il primo è il multiverso, esplorato a partire dagli eventi del primo film con una coerenza narrativa granitica e con parecchi colpi di scena davvero sorprendenti, perfettamente riusciti. A parere di chi scrive, è un multiverso ancora più creativo e memorabile di quello del film premio Oscar Everything Everywhere All at Once.
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Il secondo è la meta-narrazione, vera cifra stilistica, vero approccio simbolo di questo periodo storico, al cinema come in letteratura. Il soggetto diventa anche l’oggetto dell’analisi, il film parla allo spettatore di sé stesso e s’interroga sulla sua natura, rompendo la narrazione classica a mo’ di guscio d’uovo e mostrando l’interno, assaggiandolo, mostrandolo.
L’espediente è così frequentemente usato e abusato che può diventare indigesto, specie se poi si maschera una mancanza di cose rilevanti da dire con una serie infinita di gag a tema. Non è questo il caso. Con gran classe Across the Spider-Verse si muove attraverso il multiverso, ma alla fine ciò che esplora è la natura dell’Uomo Ragno, cosa significhi essere Peter Parker, Miles Morales, Gwen Stacy.
Essere Spider-Man è un sacrificio, dice uno dei personaggi quando il film stesso riflette su ciò che rende l’Uomo Ragno tale: la perdita, il rimpianto, la solitudine. Può Miles Morales sfuggire agli eventi canonici che rendono Spider-Man tale, o il suo destino è ineluttabile?
Noi dovremmo essere i buoni, rimarca un altro personaggio, sottolineando come la dimensione del sacrificio disinteressato della propria vita per aiutare gli altri spinga il personaggio in un loop filosofico che diventa facilmente una spirale distruttiva. Può Spider-Man essere la genesi di un villain, distrutto e depauperato nei propri sentimenti proprio dalle tante cose a cui deve rinunciare per rimanere fedele alla sua maschera?
Continua a leggere la recensione di Spider-Man: Across the Spider-Verse:
- Di cosa parla Spider-Man: Across the Spider-Verse
- Cosa funziona e cosa no in Spider-Man: Across the Spider-Verse
Di cosa parla Spider-Man: Across the Spider-Verse
In avvio di film è Gwen Stacy / Spider-Woman a occupare la scena. In una lunga introduzione ci viene presentato il suo conflitto interiore, le difficoltà che la rendono simile agli altri Spider-Man. Un concerto di “non è l’unico” di rimorsi di situazioni tremende “ma è così”: batterista in un band ma con tanta voglia di fare un assolo, Gwen sente la mancanza di Miles, l’unica persona che capisca le difficoltà di celarsi dietro la maschera.
È un fortissimo cappello introduttivo, che ritarda il titolo di testa a 15 minuti circa dall’inizio del film, quando Across the Spider-Verse torna a essere la storia di Miles Morales, fino a diventarne la origin story. Un villain in apparenza innocuo come la Macchia e le piccole preoccupazioni del quotidiano e familiare impediscono a Miles di vedere con chiarezza le difficoltà davanti a sé: il suo grande sacrificio sta forse per arrivare.
Ai margini però opera un gruppo di Uomini e Donne Ragno che sembrano in grado di viaggiare nel Multiverso senza glitchare. Il loro capo è Miguel O’Hara, uno Spider-Man schiacciato e plasmato dal senso del dovere e dalla memoria di ciò che ha perso, armato di lame, possente e con tratti vampireschi.
Miguel è convinto che Miles ponga una minaccia per le stesse basi della Spider Society che ha creato e di cui Gwen è entrata a far parte. Un’anomalia a un canone fatto di sacrifici inevitabili, che rendono gli Spider-Man tali.
Una fitta ragnatela di eventi tiene insieme al storia di Miles e di altri Spider-Man che conosciamo, lasciandoci un’importante domanda: l’Uomo Ragno è quello che è perché plasmato dai lutti e dalle rinunce che deve affrontare o è uno dei buoni nonostante quello che può succedergli?
Cosa funziona e cosa no in Spider-Man: Across the Spider-Verse
Across the Spider-Verse è un film strepitoso. Viene istintivo indicarlo e, guardando in direzione di Marvel Studios, dire: “ecco, No Way Home doveva essere questo”.
È la storia di Miles Morales, un racconto di adolescenza fatto di legami familiari importanti ma anche di prese di consapevolezza che non abbattono il protagonista, ma lo rendono più forte e capace di pensare fuori dagli schemi. Lo stesso discorso vale per Gwen Stacy, che è coprotagonista del film ed entra ed esce di scena facendo molto più dell’interesse amoroso e della spalla di Miles.
È un racconto incentrato su un Multiverso di possibilità in cui non si sente mai la coerenza interna traballare. Chi ha scritto questo film aveva le idee chiarissime in mente, oltre che a essere un grande, grandissimo appassionato del personaggio. È evidente infatti come il film sia una riflessione profonda su cosa renda iconico e amabile Spider-Man, ma anche sul lato tragico di questo personaggio.
Tutti i fan dell’eroe newyorkese se o sono chiesto, prima o poi: perché Peter e Miles sono così sfortunati? È una domanda filosofica, che riguarda il determinismo, il fato, il libero arbitrio. È ciò che rende questo personaggio grande: un ragazzo proletario e geniale che ispira grandi domande come i principi di Shakespeare.
Come fanno a non perdersi d’animo quando il loro essere Spider-Man cannibalizza il loro essere Peter Parker e Miles Morales, scavando un solco con le persone che vorrebbero tenere vicino a sé, quando non costringendoli a scegliere tra salvare una persona cara e salvare tutto un mondo?
Spider-Man è proprio questo: è una figura dalla battuta pronta con l’essenza di un martire. Across the Spiderverse presenta una notevole gamma di variazioni sul tema. Da Miles, deciso a non cedere al suo destino, a Miguel, indurito proprio dal peso enorme che porta sulle spalle.
Merita una lode per l’enorme cura con cui è animato e girato. Le soluzioni visive di questa pellicola sono semplicemente strepitose: non ne anticipo nessuna per non guastare nemmeno una sorpresa, ma è davvero uno dei film meglio diretti dell’anno, in toto. Non solo: pur portando con sé una mole assolutamente esorbitante di easter egg e citazioni, dimostra sempre una grande coerenza di fondo: prima si costruisce una storia degna di essere raccontata, la si rende innovativa, la si fa funzionare al meglio. Poi la si abbellisce con occhiolini vari.
Una nota al merito va al doppiaggio italiano, davvero curato: non fa davvero rimpiangere la versione in originale e tra l’altro il cast dei doppiatori contiene nomi di spicco e storici anche del mondo dell’animazione (e si sente). Sony sapeva di avere un grande film per le mani e ha curato fin nei minimi dettagli l’edizione italiana.
La pellicola ha solo b, risibili. Il primo è di farci sentire presi in giro. Non c’è modo di giustificare la pochezza dei film live action made in Sony dell’universo Marvel quando poi si tirano fuori titoli come Spider-Man: Across the Spider-Verse. Lì ritroviamo tutta l’odiosa pigrizia con cui si fanno certi film alla carlona, tanto poi il pubblico va in sala comunque. Come puoi presentare un Morbius e un Across the Spider-Verse senza far sentire il pubblico preso in giro?
Il secondo è che il finale non è improvviso, non è aperto: è tronco, in maniera così netta da diventare brutale. La sensazione d’immersione e coinvolgimento è tale che è davvero difficile mandar giù che il film finisca così, non solo senza un finale, ma proprio in medias res.
Rating: Tutti
Durata: 140'
Nazione: Stati Uniti d'America
Voto
Redazione
Spider-Man: Across the Spider-Verse
Un grande film, uomo dei migliori mai realizzati sull’Uomo Ragno, con un coefficiente creativo altissimo e un grandissima cura nella realizzazione di ogni passaggio: dalla scrittura (brillante, coesa, complessa) fino al doppiaggio italiano. Al momento è uno dei migliori film dell’anno e non solo nel comparto dell’animazione.