Spiderman: Un nuovo universo
La Sony ci prova ancora: un nuovo Spiderman, un nuovo universo. In sala, il 25 dicembre, arriva il primo ufficiale film di animazione sul supereroe più conosciuto di sempre. Peter Parker è morto per mano del mastodontico Kingpin, ma, niente paura, lo studente Miles Morales ne raccoglie immediatamente la maschera!
Nonostante la sua giovane età e la sua inesperienza, comprende la responsabilità che grava sulle sue spalle e si dimostra pronto a far proprio il motto più conosciuto di sempre “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”. Fortunatamente Miles avrà un sostegno di tutto rispetto. Non un solo Spiderman (Peter Parker), ma ben 5 uomini-ragno provenienti da altre dimensioni che saranno pronti a sostenerlo in questa delicatissima fase di crescita. Per colpa di Kingpin e del suo tentativo di piegare lo spazio-tempo, infatti, arriveranno Spider-Gwen, Spider-Man Noir, Spider-man Ham e Peni Parker.
In tutta la pellicola viene ricalcato il grande messaggio che Stan Lee ha sempre voluto trasmettere al suo pubblico: chiunque può essere un supereroe. Per dirla alla Gandhi “sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”; perché nonostante le minime potenzialità umane non esiste fallimento, delusione o caduta che possa impedirti di alzarti ancora e ancora. Comprendendo quanto questo sia un atto di fede, il piccolo eroe diventa grande, crederà nelle proprie capacità, e riuscirà a diventare l’eroe di cui New York necessita.
Stilisticamente parlando, il ragnoverso viene portato in sala in tutto il suo splendore fumettistico tanto che, sembra quasi di “leggere” il film. Le nuvolette animate in grado di mostrare i pensieri o le parole dei personaggi, il taglio della scena in vignette, il disegno e la sua colorazione “a puntini” sembrano far provenire le scene direttamente dalla storyboard di una strip anni ‘60. I colori pop e la profondità di campo sono le principali caratteristiche che permettono al pubblico di illudersi di avere tra le mani qualcosa di cartaceo e satinato, o di star giocando a nuovo videogioco. Un perfetto mix tra analogico e digitale, tra stampato e animato.
Ironia e mitologia, ancora una volta, fanno comprendere quanto un film di animazione possa essere rivolto ai grandi più che ai piccini. Lo script risulta accattivante e le battute non sono banali o scontate. Citazioni e riferimenti sono mirati a far sorridere il fan cinematografico più accanito. Il tributo alla scomparsa del padre di questo mondo è in grado di commuovere nonostante sia “solo un’animazione”. La costruzione dei personaggi è così ironicamente curata da permettere a chiunque in sala di conoscere la storia degli “alternative universe”; mostrando che, nonostante alcune variabili cambino, il risultato possa essere sempre il medesimo. Kingpin è il classico cattivo Marvel incentrato sul suo utopistico obiettivo, a scapito di tutti e tutto. Eppure, anche in questo caso, vi è un background meno superficiale del solito dietro le sue azioni. Non siamo davanti alla ricerca del potere assoluto, ma al tentativo di mettere a tacere la malinconia del perduto. Quasi banalmente, infatti, è l’amore il fine ultimo che buoni e cattivi puntano a raggiungere in questo film, cercando un modo di preservare quello che si ha di più caro.