Suite Francese

Ritrovato in una valigia trasportata dalle figlie bambine in fuga dai nazisti nella Francia occupata, "Suite Francese" é il capolavoro incompiuto della scrittrice francese Iréne Némirovsky. La storia del manoscritto é un romanzo nel romanzo, con una figlia che ritrova dopo decenni gli scritti nella valigia salvata durante le numerose fughe, senza la consapevolezza che celasse il tesoro della madre: pubblicati postumi, i romanzi contenuti nel bagaglio l'hanno resa un'autrice best seller e osannata dalla critica nel mondo.


Il suo capolavoro però é costituito dalle due parti di un'opera nei suoi piani mastodontica, che avrebbe dovuto coprire l'intera occupazione nazista della Francia e raccontarne l'impatto sulla popolazione. Le sue origini ebree e russe però non le hanno lasciato scampo: la scrittrice Iréne Némirovsky venne arrestata e deportata in un campo di concentramento e morì poco dopo.

L'imponente produzione eurocanadese tenta una difficile traduzione cinematografica di un'opera incompiuta - ancora traboccante dei ripensamenti della prima stesura - una storia d'amore e di guerra che coinvolge tutti i protagonisti, a cui lo sguardo sferzante e acutissimo della creatrice non risparmia nulla: né le miserie della guerra, né il conflitto tra classi benestanti e servitori del volgo, né le bassezze proprie del loro essere umani. Lo fa concentrandosi sulla difficile storia d'amore tra Lucile, moglie di un soldato francese di cui non si hanno notizie attrattata da Bruno, ufficiale tedesco ospite della sua casa durante la prima fase dell'occupazione. Una scelta tutto sommato semplicistica, che pone l'accento sul dramma amoroso riassumento l'emozione di quei giorni in ogni strato della popolazione francese nella toccante scena d'apertura.


Spesso ci si ritrova a rimproverare agli adattamenti più recenti una mancanza d'iniziativa, un seguire pedissequamente il tracciato della fonte scritta, anche quando un intervento sarebbe auspicabile per il mezzo cinematografico, pur di evitare le ire degli appassionati. Matt Charman e Saul Dibb sono forzati a compiere sostanziali modifiche, ma non sembrano impensieriti e anzi, intervengono massicciamente sulla storia, trasformando la Lucile interpretata da Michelle Williams in una creatura fragile e sucube della suocera (una sempre stepitosa Kristin Scott Thomas), almeno finché l'intensa relazione con l'ufficiale tedesco ospite nella loro casa ne scuote l'esistenza dalle fondamenta.

Non é solo un problea di occhi azzurrissimi e capelli biondissimi in pieno stereotipo anglosassone sui francesi e non é nemmeno tragica la vena melò che il film molte volte cerca di percorrere. Il grande limite di Suite Francese é di apparire svuotato di quella visione d'insieme critica, di quel micidiale calare sulle debolezze dei personaggi che rende il libro un'esperienza memorabile. Il film finisce invece per apportare modifiche che lo rendono simile a tante, troppe altre pellicole ambientate nel medesimo contesto. La regia scialba e incolore di Saul Dibb di certo non aiuta i personaggi a brillare e il film rimane sempre vicinissimo a un crescendo narrativo, che però non si palesa mai.



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