Sweet Bobby: la storia vera di un incredibile caso di catfish
Un'incredibile storia vera, da vedere per imparare
Tutte le vittime di truffe sentimentali online hanno una cosa in comune: si chiedono tutte come sia stato possibile farsi ingannare in quel modo. Non si capacitano della propria ingenuità. Come la cronaca ci ha purtroppo dimostrato più volte, può capitare a tutti.
Ma questa, la truffa sentimentale online raccontata dal documentario Sweet Bobby: il mio incubo di Netflix, non è affatto una truffa come le altre.
Non crederete ai vostri occhi e alle vostre orecchie.
Sweet Bobby: il mio incubo di catfish
Si intitola così, nella versione originale, il documentario di Netflix: Sweet Bobby - My Catfish Nightmare.
Il termine “catfish” si usa per indicare i casi in cui una persona crea una falsa identità online, solitamente sui social media o su vari siti di incontri, per ingannare altri utenti e instaurare relazioni virtuali.
La cronaca italiana ci ha raccontato tanti drammatici casi di catfish, un espediente tramite il quale dei criminali hanno estorto ingenti cifre di denaro e ignari uomini e donne.
La truffa economica è quasi sempre lo scopo ultimo del catfish. Quasi sempre. Perché il caso che ci racconta Netflix fa eccezione ed è davvero unico. Nasce da un podcast che racconta l’incredibile storia di Kirat ed è al centro di un docufilm che ha impressionato l’opinione pubblica di tutto il mondo.
Kirat Assi è una bella donna londinese di 32 anni. Ha una relazione con il suo storico fidanzato, con un tira e molla che va avanti da quando entrambi avevano 18 anni. Ha un lavoro che ama, in radio, e lavora anche nel marketing.
Ha tanti amici, una bella famiglia e una vita sociale intensa. Quando conosce online Bobby Jandu, che le chiede l’amicizia su Facebook, scopre che l’uomo è originario del Kenya e appartenente alla comunità sikh londinese, si scambiano innocui messaggi d’amicizia.
Circa 4 mesi dopo il loro primo incontro online, Kirat e Bobby s’incrociano dal vivo in un locale a Londra.
Ma continuano a parlare online, diventando sempre più amici. Bobby è felicemente sposato, ma dopo un tradimento della moglie crolla nella disperazione e avvia le pratiche per il divorzio.
Kirat gli sta vicina come qualsiasi altro amico farebbe, tramite messaggi di conforto, offrendo all’uomo una valvola di sfogo.
Lui condivide la sua vita, che inizia a rinascere qualche tempo, fra viaggi e sorrisi.
Il tempo passa. Oltre un anno dopo il divorzio, Bobby incontra una donna, Sanj, di cui s’innamora. Quando decide di sposarla, invita Kirat al matrimonio e la mette in contatto con Sanj perché vuole che la sua fidanzata e la sua amica si conoscano.
La cugina di Kirat, Samran, conosce Bobby e la sua famiglia da molto tempo: usciva con il fratello minore di Bobby, J.J., e ha conosciuto tutti dal vivo.
Grazie a Samran, Kirat apprende tutto sulla famiglia e la vita di Bobby.
L’incidente
Kirat continua a vivere la sua vita, fra amici e lavoro. Il tempo passa. Quando l’amicizia online con Bobby va avanti da oltre 4 anni, l’uomo torna in Kenya dalla famiglia d’origine e finisce in un grave incidente. Le circostanze non sono chiare, ma Bobby si ritrova in fin di vita.
Samran, che si trova in Kenya, aggiorna Kirat sulle sue condizioni.
Ma dopo quell’incidente, nella vita di Bobby tutto cambia. Il matrimonio con Sanj finisce: Bobby se la cava per il rotto della cuffia ma deve cambiare Paese e affrontare una riabilitazione lunga e dolorosa.
Non c’è alcuna garanzia che si riprenda del tutto.
Kirat continua a stargli vicino tramite messaggi di testo e vocali (che manda lei, perché lui non è in grado di parlare) ed entra in contatto, sempre tramite Facebook, con un cugino di Bobby e con uno dei medici che lo seguono all’estero.
I tre diventano amici. Bobby continua a lottare e gli anni passano. La relazione di Kirat finisce male, e lei si ritrova sola. A questo punto, dopo anni di conoscenza online e di contatto con gli amici di Bobby, Kirat viene a sapere che Bobby si è innamorato di lei.
Kirat è stranita. Non se l’aspettava. Ma quando Bobby sta per morire a seguito di un ictus che lo colpisce durante la riabilitazione, Kirat si rende conto di amarlo.
Il fidanzamento
Kirat e Bobby gradualmente diventano una coppia. Tempo dopo, lui le chiede di sposarla e annuncia che tornerà a Londra per chiedere al padre di Kirat la sua mano.
Il cugino di Bobby la introduce a tutta la famiglia di Bobby che ha profili su Facebook, e la donna entra in un gruppo di circa 30 persone che iniziano a fare amicizia con lei, a conoscerla e a farsi conoscere.
È a questo punto che il vero incubo comincia.
Per scoprire come proseguirà la storia di Kirat e Bobby dovrete guardare Sweet Bobby su Netflix.
Ma quanto vi ho raccontato finora è sufficiente a sottolineare l’importanza di documentarsi su casi come questo.
Perché quando i presunti innamorati online iniziano a chiedere soldi, inizialmente piccole cifre che crescono sempre più, i campanelli d’allarme suonano. Se non per la vittima della truffa, almeno per i suoi cari.
Ma quando di mezzo non c’è nemmeno un euro - o in questo caso una sterlina - allora le cose cambiano.
Sweet Bobby racconta una storia lunga e complessa, che ci cattura fin dal principio illudendoci di poter indovinare come andrà a finire. Ma non potremmo mai indovinare. Mai ci verrebbe in mente cosa si nasconde dietro a tutta questa storia. Mai.
Mentre sentiamo Kirat parlare, conosciamo i suoi genitori e la famiglia di Bobby, entriamo in una spirale di eventi che si stringono sempre più attorno a Kirat. Fino a tenerla in qualche modo ferma, impossibilitata a fare qualsiasi cosa.
La morale di Sweet Bobby
Il caso di Sweet Bobby andrebbe studiato e diffuso, perché quando i campanelli d’allarme arrivano, succede troppo tardi. Succede dopo anni. Anni di fiducia e amicizia ormai impossibili da dimenticare.
La morale è una sola: se qualcuno entra nella tua vita, non può farlo solo in modo virtuale.
Non ci possono essere scuse su questo: tutti noi abbiamo tanti “amici online”, ma la nostra vicinanza con queste persone diventa reale solo se e quando le incontriamo.
Personalmente, ho due amiche che vivono vicino a me e che ho conosciuto su Facebook. Ma poi abbiamo iniziato a frequentarci dal vivo, e solo allora sono diventate “vere” amiche.
La lezione da imparare è che non c’è necessariamente una ragione economica dietro il catfish. Non solo. E la sconvolgente rivelazione alla fine di Sweet Bobby dovrebbe insegnarci a fare molta, molta attenzione. Sempre. In ogni situazione.